I santi di oggi, 1 settembre, sono Sant’Egidio e San Giosuè
Sant’Egidio
Del Santo non si hanno notizie sicure, la leggenda narra che Egidio, veniva da Atene. Durante un viaggio verso la Gallia fece una sosta in Provenza dove si ritirò a vita eremitica in un luogo deserto della Settimania, in compagnia di una cerva che gli offriva il suo latte.
Durante una battuta di caccia Egidio fu colpito, al posto dell’animale, da una freccia scagliata dal re dei Goti rimanendo ferito ad una gamba. Il sovrano per scusarsi gli donò delle terre sulle quali egli costruì un monastero e divenne abate. Diffusasi ormai la sua fama di santità, Egidio fu invitato da Carlo Martello che lo supplicò di pregare per ottenere il perdono di una colpa che non aveva osato confessare a nessun sacerdote. Egidio, mentre celebrava la messa, vide un angelo deporre sull’altare un biglietto sul quale era scritto il peccato segreto del sovrano, così poté essere perdonato.
Si narra che Egidio si recò a Roma per porre il suo monastero sotto la protezione papale, ottenendo dal pontefice molti privilegi. Morì poco dopo il ritorno da Roma, nella notte del 1º settembre, giorno a lui dedicato.
Verso la fine del IX secolo, venne costruita una basilica nella regione di Nîmes, dove sarebbe conservato il suo corpo.
È venerato come patrono dei lebbrosi, degli storpi e dei tessitori.
San Giosuè
Come Abramo e Mosè, Giosuè è soprattutto un simbolo, l’eroe chiamato da Dio a conquistare la terra promessa.
In realtà la conquista d’Israele durò un paio di secoli e spesso fu solo una lenta infiltrazione tra le tribù cananee. Alla Bibbia come alla tradizione cristiana interessa l’elemento simbolico del personaggio.
Il giovane Giosuè fa il suo tirocinio al servizio di Mosè. Accumula esperienza e conoscenza, diventa un uomo pieno dello spirito di saggezza. Per questa sua sapienza e docilità merita di diventare il successore del legislatore. Sarà lui a guidare il popolo all’ingresso nella terra promessa.
Il passaggio del Giordano più che un’azione bellica è una processione liturgica da lui guidata. Al centro dell’evento vi è l’arca trasportata dai sacerdoti. Non appena essi toccano l’acqua, questa si divide per lasciar passare il popolo all’asciutto.
Anche la conquista di Gerico viene presentata come un’azione liturgica di cui sono protagonisti i sacerdoti. Per sei giorni aprono il corteo intorno alle mura della città. Il settimo giorno compiono il giro per ben sette volte e al termine dell’ultimo, al suono delle trombe, le mura crollano. I due episodi sono accomunati da una premessa teologica: la conquista della terra è un dono di Dio, Giosuè ne è lo strumento. Proprio questo elemento simbolico venne valorizzato dai padri della Chiesa. Giosuè è figura di Cristo di cui porta il nome.
Il passaggio del Giordano è anticipazione del battesimo di Gesù che introduce nella alleanza definitiva che ha per protagonista il Figlio, l’amato in cui Dio ha posto il suo compiacimento.