L’8 aprile è la Giornata internazionale dei rom, sinti e camminanti
Oggi, 8 aprile, ricorre la Giornata internazionale dei rom, sinti e camminanti per riconoscere e celebrare la storia e la cultura rom, che ha arricchito tutti gli europei e non solo. Un evento per riconoscere e valorizzare questa comunità e il contributo che rom e sinti hanno apportato al mondo e il loro potere di preservare la loro identità e resistere a persecuzioni e tragedie storiche.
La giornata è stata ufficialmente dichiarata nel 1990 a Serock, in Polonia, sede del quarto Congresso mondiale dell’Unione Internazionale dei Rom (IRU), in onore del primo grande incontro internazionale di rappresentanti dei rom, dal 7 al 12 aprile 1971 a Chelsfield, vicino a Londra. In quella circostanza, per indicare la nazione romanì – che comprende i sottogruppi dei Kalderash, Lovari, Lăutari, Manouches e tanti altri – fu scelto il nome rom, che significa uomo.
La Commissione europea ha recentemente presentato un quadro strategico decennale 2020-2030 a favore della loro integrazione, dell’inclusione sociale, dell’accesso all’istruzione, all’occupazione, alla salute e ad un alloggio di qualità in tutta l’Unione. Negli anni ’30 e ’40, rom e nomadi furono condannati allo sterminio. Dal Baltico ai Balcani, le forze fasciste li hanno giustiziati a centinaia di migliaia. In Germania, solo poche migliaia di sinti e rom sono sopravvissuti all’Olocausto e ai campi di concentramento. Eppure la questione del massacro dei rom non è stata nemmeno sollevata durante i processi di Norimberga.
Nel mondo attualmente si contano 22 milioni di persone rom, di cui 12 milioni solo in Europa, dove costituiscono la minoranza etnica più diffusa. Questa giornata si pone l’obiettivo di ribadire i diritti di questo popolo, anticamente originario dell’India del nord, unito dalla lingua romanì.