Il Santo di oggi, 18 febbraio, è Santa Geltrude Comensoli
Oggi, 18 febbraio, la Chiesa celebra anche Sant'Angilberto, Beato Giovanni da Fiesole e San Francesco Régis Clet
Il Santo di oggi, 18 febbraio, è Santa Geltrude Comensoli ma vengono anche celebrati Sant’Angilberto, Beato Giovanni da Fiesole e San Francesco Régis Clet.
La vita di Santa Geltrude Comensoli
Geltrude nacque a Bienno in Val Camonica (Brescia) il 18 gennaio 1847 e nello stesso giorno fu battezzata con il nome di Caterina. Fin da piccola era trasportata dal bisogno di pregare e meditare al punto che una mattina molto presto andò nella vicina chiesa di Santa Maria e ricevette furtivamente la Prima Comunione.
Nel 1862 lasciò la famiglia ed entrò nell’Istituto delle Figlie di Carità. Intorno ai 20 anni a causa delle precarie condizioni finanziarie della famiglia, lasciò il paese e andò a fare la domestica per un anno. Senza trascurare i suoi doveri di lavoratrice, Caterina fece l’educatrice dei bambini di S. Gervasio (Bergamo) e li guidò sulla via dell’onestà. In seguito alla morte dei genitori, la giovane cercò il modo di concretizzare il suo ideale eucaristico.
Il 15 dicembre 1882, Caterina, insieme a due altre compagne, diede origine alla Congregazione delle Suore Sacramentine di Bergamo. Il 15 dicembre 1884, vestì l’abito religioso e prese il nome di Suor Geltrude. Viene accolta dal Vescovo di Lodi, Mons. Rota che le procura una casa che diventerà la Casa Madre dell’Istituto a Lavagna. In otto anni riorganizza la Congregazione delle Suore Sacramentine e la diffonde in altre diocesi.
Alla sua morte, il 18 febbraio 1903, lascia 16 comunità con 179 suore. Il 9 agosto 1926 la salma fu trasportata dal cimitero di Bergamo alla Casa Madre dell’Istituto da lei fondato. Il 26 febbraio 2009 è stata canonizzata da papa Benedetto XVI.
Il santo di oggi: il calendario giorno per giorno
La vita di Sant’Angilberto
Abate benedettino – Sant’Angilberto nacque verso il 750 da un ignoto signore della corte di Pipino il Breve. Qui entrò presto in relazione con il principe ereditario, il futuro Carlo Magno, del quale divenne amico, confidente, consigliere e, a quanto pare, anche segretario. Quando nel 781 il piccolo Pipino, nipote del precedente, di appena quattro anni, fu incoronato a Roma re d’Italia da Papa Adriano I, Angilberto divenne l’addetto al regale fanciullo.
La vita di Angilberto, benché egli avesse ricevuto la tonsura, non era molto dissimile da quella degli altri cortigiani quanto a vizi e mondanità. S innamorò della principessa Berta, figlia di Carlo Magno. Il sovrano non permise ai due amanti di sposarsi, ma in premio dei servizi che lo pseudo genero gli aveva reso nel campo amministrativo, gli concesse in commenda l’abbazia di Saint-Riquier. Con il tempo iniziò a nutrire una profonda venerazione verso San Richiero, dispensatore di potenti miracoli verso i devoti che accorrevano a venerarlo, e colpito da una grave malattia, pensò dunque di fare egli stesso un voto: se fosse guarito avrebbe intrapreso la vita religiosa nell’abbazia di cui egli stesso era già abate commendatario. La sua preghiera fu esaudita.
A Saint-Riquier-sur-Somme Angilberto divenne sacerdote ed edificò tutti i confratelli con la sua umiltà e l’esercizio della penitenza. Alla morte dell’abate Sinforiano, i monaci all’unanimità lo elessero abate, con la piena approvazione di Carlo Magno, anche se questi temendo che Angilberto potesse seppellire i suoi talenti nell’oscurità e nella solitudine del monastero, lo nominò suo arcicappellano e lo mandò tre volte a Roma dal papa in veste di suo ambasciatore.
Carlo morì il 28 gennaio 814, ma Angilberto non gli sopravvisse che ventidue giorni: consumato dai digiuni e dalle penitenze, spirò infatti a Saint-Riquier il 18 febbraio seguente e manifestò il desiderio di essere sepolto davanti alla porta principale della basilica conventuale, per essere calpestato da quanti si sarebbero recati nel tempio a pregare. La fama di santità che lo circondava spinse i monaci ad attivarsi per la sua canonizzazione, ma solo dopo tante peripezie nel 1100 papa Pasquale II poté esaudire la loro richiesta.
Saint-Riquier (Francia), 750 – Saint Requier 18/02/814
Sant’ Elladio di Toledo
La vita di Elladio è nota grazie al racconto lasciatoci da S. Ildefonso di Toledo, che egli avrebbe ordinato diacono, Ufficiale presso la corte visigota, la rappresentò al concilio di Toledo del 589 a motivo della sua particolare abilità cd erudizione.
Già allora, stando a ciò che narra Ildefonso, era attratto dalla vita religiosa cd era solito aiutare nei loro lavori manuali i monaci del monastero di Agalai sulla sponda del fiume Tagus. Entrato in questo monastero, fu eletto nel 605 abate; nonostante la nomina, secondo Baronio, continuò a svolgere tutti i servizi del monastero, tra cui anche quello di trasportare la legna per la stufa. Elladio era così generoso nei confronti dei poveri che «era come se il suo calore e la sua vitalità fluissero direttamente nelle loro membra e nelle loro anime».
Nel 615 con la morte dell’arcivescovo Aurasio si rese vacante la sede metropolitana della città di Toledo e nonostante la sua riluttanza a separarsi dal monastero, Elladio accettò di essere eletto nuovo arcivescovo. Si conosce poco dei suoi diciotto anni di episcopato, al di là della generosità nei confronti dei poveri.
Oggi si festeggiano anche:
Beato Giovanni da Fiesole
San Francesco Régis Clet