Peste suina: 14 casi in Piemonte, nessuno nella zona cuscinetto
Coinvolta la provincia di Alessandria, in particolare le zone di Novi Ligure e Ovada; 11 le carcasse positive in Liguria
Oggi inizia la missione degli esperti europei di Euvet. Intanto salgono a 31 le carcasse infette: le ultime a Mignanego (Genova)
ALESSANDRIA — Prende il via oggi nelle province di Alessandria e di Genova la missione di Euvet, il team veterinario della Commissione Europea che interviene in situazioni di emergenza. Gli esperti dell’Ue forniranno supporto per fronteggiare la peste suina africana, che a fine dicembre 2021 ha fatto la propria comparsa nell’Appennino ligure-piemontese.
I casi di Psa intanto sono saliti a 31, divisi più o meno equamente tra il territorio alessandrino e quello genovese: l’Istituto zooprofilattico interregionale ha fatto sapere che in Piemonte ci sono stati 14 ritrovamenti di carcasse di cinghiali contaminate dalla peste suina; 17 in Liguria, gli ultimi dei quali a Mignanego.
Per arginare l’epidemia – la malattia non è pericolosa per l’uomo ma è letale per i suini – è stata istituita una “zona rossa” che comprende 114 Comuni e che va da Acqui Terme a Tortona, passando per Ovada, Novi Ligure e Alessandria. Nell’area infetta è stata sospesa la caccia e sono state interdette tutte le attività outdoor (comprese trekking e mountain bike); disposto anche l’abbattimento programmato di tutti i maiali da allevamento, con divieto di ripopolamento per 6 mesi.
Misure indispensabili, commenta l’associazione ecologista Legambiente, che però devono andare di pari passo con indennizzi per le attività economiche danneggiate e soprattutto con una gestione più oculata della caccia. Legambiente, con un appello diretto al ministro della Salute Roberto Speranza, ha chiesto che venga emessa «un’ordinanza che preveda il divieto per i prossimi 36 mesi della caccia nelle forme collettive al cinghiale (braccata, battuta e girata)»: «Risulta evidente che l’attività venatoria aumenta gli spostamenti dei cinghiali, aumentando la diffusione della Psa».
«La gravità della vicenda della peste suina rende palese che la gestione della fauna selvatica in Italia non può più essere lasciata nelle mani di soggetti privati, ma deve essere condotta da enti pubblici, per garantire l’equilibrio ecologico e sanitario», dice Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente.
Peste suina: 14 casi in Piemonte, nessuno nella zona cuscinetto
Coinvolta la provincia di Alessandria, in particolare le zone di Novi Ligure e Ovada; 11 le carcasse positive in Liguria
Un ulteriore aspetto riguarda la filiera suinicola, «basata prevalentemente sull’allevamento intensivo e fonte di forti impatti sanitari, ambientali e sociali». Secondo Legambiente, bisogna garantire un modello di allevamento «orientato al rispetto del benessere animale, alla riduzione delle emissioni e alla qualità della carne». In questo momento, a rischiare di più sono proprio «gli allevamenti semibradi e biologici, che privilegiano razze autoctone e rappresentano realtà e modelli di allevamento virtuosi». A tale riguardo, Legambiente lancia un monito alle istituzioni, chiedendo che tali allevamenti vengano sostenuti non solo in via emergenziale ma in maniera strutturale.
Un altro aspetto importante che la Psa fa emergere è legato al blocco delle attività outdoor. «Questo provvedimento moltiplica gli effetti negativi delle limitazioni determinate dal lockdown causato dal Covid, rappresentando un durissimo colpo a turismo sostenibile, mobilità dolce e attività all’aria aperta», dicono i rappresentanti di Legambiente per Piemonte e Liguria, Giorgio Prino e Santo Grammatico.
Peste suina, "dateci nuove regole"
ALESSANDRIA - Sono arrivati dal Tortonese e dal Novese. E hanno trovato una spalla nella maratoneta Valeria Straneo. Sono imprenditori…
«Chiediamo che per tutti i Comuni della “zona infetta” siano riconosciuti indennizzi rivolti ai soggetti colpiti dai provvedimenti adottati. In particolare, chiediamo al ministero del Turismo attivare un fondo per sostenere le attività economiche outdoor, anche con l’adozione di un “Piano strategico per le attività outdoor”, utilizzando i fondi del Pnrr. Speriamo che le stringenti misure sanitarie adottate possano portare al più presto al superamento dei limiti attualmente previsti».