I santi di oggi, 20 dicembre, sono San Vincenzo Romano e San Zefirino
La vita
Nasce a Torre del Greco (Napoli) il 3 giugno 1751, viene battezzato lo stesso giorno della nascita con i nomi di Domenico, Vincenzo e Michele. La sua era una famiglia numerosa: oltre a lui, l’ultimo nato, c’erano i fratelli Pietro Giuseppe, Felice, Gelsomina e Angela. Fu Gelsomina a occuparsi della sua educazione religiosa. Quattordicenne, Vincenzo manifestò ai genitori di voler diventare sacerdote. Il Seminario Diocesano di Napoli, riservato ai giovani della provincia però, aveva già molti seminaristi e non riuscì ad entrare. Provò tra i padri Gesuiti, ma i suoi si opposero. Alla fine un nobiluomo di Napoli fece presente il suo caso al cardinal Sersale, il quale però volle che i professori che dovevano esaminarlo, fossero molto severi. Vincenzo passò l’esame con ottime valutazioni. Il 27 settembre 1799 morì il parroco di Santa Croce. I governatori laici di Torre del Greco proposero don Vincenzo. Non contento, mandò un amico sacerdote per cercare di convincerli a ritirare il suo nome. Ma loro approvarono la nomina. La caratteristica principale di don Vincenzo fu l’umiltà.
La morte
Fu colpito da una grave polmonite e la mattina del 20 dicembre 1831, morì. Un mese prima, il 30 novembre, aveva scritto il suo testamento spirituale, nel quale raccomandava la carità fraterna a tutti i sacerdoti di Torre del Greco. Nel 1963 fu beatificato da Paolo VI durante il concilio Vaticano II e il 14 ottobre 2018 fu canonizzato. Per la fama di santità di cui godette in vita, fu da subito sepolto nella parrocchia di Santa Croce da lui riedificata, nella cappella di San Francesco di Sales.
San Zefirino
Nativo di Roma. Il suo papato iniziò sotto il terrore di Settimio Severo, il quale convinto assertore della religione politeistica, oltre che per pratici motivi attinenti il dominio delle provincie romane, aveva sposato Giulia Domna, di un antico casato sacerdotale dell’antica città siriana di Emesa dove veniva praticato il culto al “dio sole”.
A lui si deve la volontà di organizzare i cimiteri cristiani che furono spostati dalla via Salaria alla via Appia, dove già esistevano quelli di Pretestato e Domitilla.
Uno dei cimiteri fu chiamato “la cripta dei papi” dove il primo ad esservi tumulato fu proprio Zefirino.