Arrighini opportunista. Cresce Casarini
Pisseri quasi inoperoso. Poche palle agli attaccanti
LIVORNO – Le partite belle, quelle giocate bene, con prove di forza, sono ben diverse da quelle di oggi al ‘Picchi’. Dove si sono affrontate due squadre distanti anni luce per individualità, solidità, progetti, ambizioni. Eppure tutto questo divario non si è visto in 95 minuti avari di giocate e di gioco, con una sola fiammata, decisiva, quando ormai stavano iniziando a scorrere i titoli di coda.
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PISSERI – Attento: anche quasi inoperoso, se si escludono un paio di interventi di ordinaria amministrazione e i pugni, sicuri, sulla conclusione di Mazzarani: 6
PRESTIA – Detereminato: non ha attaccanti particolarmente difficili da controllare, li sovrasta con autorità e sicurezza e ha spazi, e tempi, anche per aiutare a sviluppare la manovra a destra, spesso più ‘offensivo’ lui degli uomini che deve controllare: 6.5
COSENZA – Esperto: caricato anche dalle parole di stima del tecnico nei suoi confronti, mette la sua esperienza e la sua solidità al servizio della squadra. Anticipa di testa con sicurezza, spende anche bene un cartellino per fermare una ripartenza. L’esultanza con Longo sottolinea il suo ruolo di trascinatore: 6.5
DI GENNARO – (dal 34’st) Sicuro: parte dalla panchina anche perché colpito da un grave lutto, che lo ha obbligato a saltare un allenamento, se è un po’ emozionato, e ci può stare, proprio non si vede, deciso ed elegante in alcune chiusure: 6
SINI – Efficace: i meccanismi, in difesa, sono ben rodati e il mancino ha i tempi giustì negli anticipi e prova anche a tagliare il campo con alcuni diagonali, per dare un respiro diverso alla manovra: 6
GAZZI – (dal 34’st) Intenso: il suo quarto d’ora è la sintesi della determinazione e della capacità di lettura di un giocatore, che sa quando serve mettere il piede. Fa la diga davanti alla difesa: 6
PARODI – Impegnato: Questa volta deve più spingere che coprire, anche perché i tre dietro bastano e avanzano. Si propone, prova ad accelerare, va anche alla conclusione nel primo tempo, l’unica degna di nota. Ma quando c’è da saltare l’uomo fa sempre fatica, come nei cross: 6
CASARINI – Cresciuto: il migliore del centrocampo, perché sta imparando a seguire l’azione dopo aver impostato, vede di più il gioco e va anche anche alla conclusione. Longo lo sta cambiando, evidentemente perché ha fiducia in lui, e il giocatore la percepisce: 6.5
GIORNO – Frenato: vedere un play di movimento quale è lui giocare con il freno tirato e perdere duelli non impossibili stupisce. Perché, così facendo, è prevedibile e poco produttivo: 5.5
BRUCCINI (dal 21′ st) Duttile: prima playmaker centrale, poi Longo gli assegna anche altri compiti per aiutare la squadra ad arrivare più vicina all’area. Dimostra di avere ritrovato un passo discreto (e migliorabile): 6
CHIARELLO – Ricollocato: torna nel ruolo che preferisce, nella prima parte della gara prova qualche inserimento e crea anche la prima opportunità, non sfruttata. La volontà nel cercare spazi non corripsonde a pericolosità: 6
DI QUINZIO (dal 21’st) Ordinato: qualche idea per entrare nella difesa non invulnerabile del Livorno, taliando dentro, ce l’ha e ci prova, e vede il gioco, ma anche per lui servirebbe più concretezza (che è nelle sue corde): 6
CELIA – Migliorato: resta lontano da standard accettabili, ma dimostra di avere almeno più fiato per prodursi in qualche scatto sulla fascia e azionare la ripartenza. Dalla sua porta, però, deve anche badare a Parisi, specie nel primo tempo: 6
EUSEPI – Combattente: va a fare la guerra su tutti i palloni, non sempre con successo, ma apre qualche spazio che la squadra non sfrutta. Per la seconda volta in tre giorni trasforma un rigore spiazzando il portiere, con la freddezza ritrovata: 6.5
CORAZZA – Limitato: la volontà di essere pericoloso c’è, le opportunità per farlo, invece, latitano e dopo la verve iniziale, la pericolosità si abbassa. Perché gli arrivano pochi palloni e altrettanto pochi se ne procura: 5.5
ARRIGHINI – (dal 21’st) Opporrtunista: entra con il passo giusto, perché almeno prova ad attaccare la profondità e avvinarsi all’area. Quando riesce a entrare, quasi a tu per tu con Negri, Sosa lo atterra. E’ rigore, il secondo di fila conquistato: 6