“Siamo mancati nei due momenti decisivi”
Squadra inconcludente, a tratti anche indisponente, che commette sempre errori banali
GORGONZOLA – Più brutti che a Lecco sarebbe stato difficile esserlo, ma l’Alessandria che, nella ripresa, rischia più della Giana e si riduce a spedire palloni lunghi in avanti, alla ‘viva il parroco’ (con tutto il rispetto per il parroco), non è, in questo momento, una squadra in grado di lasciare il segno in questo campionato in cui dovrebbe recitare un ruolo da protagonista.
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La Giana non ha rubato niente, perché i Grigi hanno permesso agli uomini di Albé prima di trovare il pareggio e poi di rischiare poco, quasi nulla, nella ripresa e, anzi, di andare spesso al raddoppio efficace sul portatore di palla. Se si doveva proseguire nel gioco espresso nel derby, si è fatto, invece, un passo indietro, con una prestazione molto simile a quella di Pistoia. “Siamo mancati nei due momenti essenziali della partita: anzitutto nel finale del primo tempo, in cui abbiamo preso di nuovo gol a difesa schierata – ammette Gregucci – sugli sviluppi di una rimessa laterale”. Tutta la difesa piazzata, interessata solo al pallone, dimenticando ben due uomini, uno dei quali, Palazzolo, pronto a calciare nell’angolino. “L‘errore è stato non tenere il vantaggio – aggiunge Gregucci – che avrebbe obbligato, nella ripresa, la Giana ad aprirsi. Invece le abbiamo permesso di raggiungerci, di ritrovare fiducia e di chiuderci gli spazi nella seconda frazione”. Perché, in sintesi, i padroni di casa hanno fatto la loro parte e i Grigi no e questa è l’amara realtà che fa artabbiare chi, crediamo anche il presidente, vede un gioco molto inferiore alle potenzialità degli interpreti, a tratti inesistente.
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Il secondo momento sbagliato, sempre per Gregucci, è la fase centrale della ripresa, “in cui si doveva alzare l’intensità e l’aggressività e far girare di più palla”. Ma intensità e aggressività appartengono a queta squadra, in questo momento? E, soprattutto, chi è in panchina riesce a trasmetterle? I dubbi aumentano, e di tanto, dopo questa partita brutta, figlia anche di confusione tattica. Tre moduli cambiati, l’idea, sbagliata, di spostare Chiarello largo a destra, nel 3-5-2 di parte della ripresa, togliendolo dal ruolo che gli riesce meglio, per piazzarlo in una posizione in cui scompare. “Serviva per allargare il gioco – la spiegazione di Gregucci – e per mettere più palloni per Eusepi. Poi, comunque, è entrato Parodi“. Per la cronaca: caso mai, nell’unica azione degna di nota della ripresa è stato Eusepi a fare l’assist per la conclusione di Parodi, e non viceversa. Ancora improduttivo l’ingresso di Di Quinzio, pochissimi palloni per Arrighini. “Alla fine, per la frenesia di andare in area, ci siamo rifugiati nei lanci lunghi”. Insomma, tutto quello che non andava fatto: colpa di chi? Della “troppa voglia di vincere” (che non si è vista) o di una distanza sempre più profonda tra chi dovrebbe avere la gestione della squadra (e non sta dimostrando di averla) e gli uomini che vagano, spesso a vuoto, nella confusione di chi dovrebbe indicare loro la strada. Risultato: due pareggi in fotocopia, due sconfitte e una vittoria con il fanalino del girone. I conti non tornano già.