Ilva, revocato lo sciopero: lo stabilimento sarà sanificato
In 'telephone call' il nuovo direttore del sito cittadino
NOVI LIGURE – AGGIORNAMENTO ORE 19.30 – La direzione dello stabilimento ex Ilva di Novi Ligure ha acconsentito alle richieste dei lavoratori e convenuto con i sindacalisti di introdurre ulteriori iniziative in aggiunta a quelle già in corso, dirette a perseguire la prevenzione e la gestione dell’emergenza epidemiologica.
I sindacalisti hanno revocato lo sciopero di sette giorni iniziato alle ore 22 di ieri, venerdì. La decisione è stata assunta al termine di una riunione in telephone call protrattasi per l’intero pomeriggio nel corso della quale hanno concordato un’attività straordinaria ed una tantum di pulizia e sanificazione dello stabilimento affidata ad una ditta specializzata; l’ampliamento dei contratti di appalto finalizzati all’implementazione e rafforzamento delle attività di pulizia e sanificazione di spogliatoi, servizi igienici, mensa, uffici ed ambienti di lavoro anche più volte al giorno.
I componenti della rappresentanza sindacale unitaria – Federico Porrata della Fiom, Moreno Vacchina della Fim, Marco Ginanneschi della Uilm, con la consulenza dei segretari provinciali Anna Poggio (Fiom Cgil), Salvatore Pafundi (Fim Cisl) e Alberto Pastorello (Uilm Uil) – hanno richiesto all’azienda l’attivazione sin da subito della cassa integrazione ordinaria. Per verificare la possibilità di accedere a tale ammortizzatore sociale le parti proseguiranno la trattativa in videoconferenza nella giornata di lunedì. ArcelorMittal ha partecipato alla telephone call di oggi pomeriggio con il nuovo direttore dello stabilimento di Novi Ligure, Orlando Rotondi, che da ieri sera sostituisce Livio Grasso ed è tornato a ricoprire il ruolo che aveva sino al 2018.
Congelata la richiesta di cassa integrazione ordinaria per carenza di ordini che avrebbe dovuto iniziare il 30 marzo ed interessare 130 lavoratori dello stabilimento di Novi Ligure.
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La rappresentanza sindacale unitaria dello stabilimento Ilva di Novi Ligure, attualmente in gestione ad ArcelorMittal, ha dichiarato sette giorni di sciopero, ritenendo che in fabbrica non esistano i requisiti minimi di sicurezza contro il contagio da ‘Covid 19’.
“Abbiamo chiesto all’azienda di ricorrere agli ammortizzatori sociali – hanno informato i rappresentanti dei lavoratori – ma l’azienda è stata negativa”.
A giustificare la clamorosa forma di protesta è stato il ritardo nel far scattare le misure minime preventive, che erano state concordate dalla direzione dello stabilimento e dai sindacalisti nell’incontro di giovedì pomeriggio: “Non hanno fatto nemmeno pulizia negli spogliatoi – brontolavano poco fa i lavoratori all’uscita del turno giornaliero di lavoro – con la scusa che anche in fabbrica si è in piena emergenza. Qui non ci sono nemmeno le mascherine”.
I sindacati hanno confermato di aver dato disponibilità all’azienda di essere disposti a rientrare in fabbrica per valutare la revoca dello sciopero nel qual caso venissero ripristinate le condizioni minime di sicurezza a prevenzione del contagio dal ‘Covid 19’. Alle 19 è ventilata una riunione a Roma tra i vertici italiani di ArcelorMittal e i componenti delle segreterie nazionali di Fim Cisl, Fiom Cgil e Uilm Uil.
A Novi Ligure la dichiarazione di sciopero è unitaria, mentre l’astensione dal lavoro per una settimana dichiarata ieri a Taranto dalla Fim Cisl è stata revocata oggi. Se non interverranno iniziative atte a scongiurare lo sciopero più lungo che si ricordi in città, l’astensione dal lavoro scatterà dal primo turno di domani, sabato, e proseguirà sino al terzo turno (compreso) di venerdì 20 marzo.