Negozi e coronavirus: tra serrande abbassate e nuovi servizi
C'è chi decide di chiudere (e dona l'incasso dell'ultima giornata) e chi si propone per le consegne a domicilio
NOVI LIGURE — Medici, infermieri e personale sanitario sono in prima linea nella lotta al coronavirus. Anche sui negozianti, sui bar e sulle attività di ristorazione grava però una responsabilità importante: evitare di diventare luoghi di diffusione del contagio. Che sia per senso civico, per senso pratico (mancanza di spazi adeguati) o per senso degli affari (inutile tenere aperto in un momento di crisi conclamata), sono diverse le attività commerciali che hanno deciso di tirare giù le serrande in attesa di tempi migliori.
I primi a chiudere – ancora prima del decreto di domenica – sono stati gli imprenditori cinesi, visto che gli italiani evitavano “come la peste” i loro negozi (non è servito a molto, ahinoi). A farne le spese ristoranti, bar come il Principe di viale Saffi e saloni da parrucchiere come l’Asia Hair Style di viale Rimembranza.
Ad Arquata Scrivia ha chiuso la Pizzeria Pietro e Vittoria, non prima però di avere messo in vendita a prezzi simbolici tutti gli alimenti deteriorabili: «Ci pareva davvero assurdo sprecare tutto quel cibo e i nostri clienti hanno risposto bene all’iniziativa – spiega la titolare Loredana Titone – Li abbiamo fatto venire scaglionati per evitare contatti. La cifra ottenuta sarà devoluta alla raccolta fondi “Rafforziamo la terapia intensiva” in favore dell’ospedale San Raffaele di Milano» [che in otto ore ha raccolto quasi 1,4 milioni di euro; ndr].
Anche molti esercizi che fanno parte dell’Associazione Albergatori e Ristoratori delle Valli Borbera e Spinti hanno deciso di chiudere. «Abbiamo recepito le misure di sicurezza, ma tanti clienti con i loro comportamenti irresponsabili dimostrano di non aver ancora compreso il grave momento che stiamo vivendo – dice il presidente Michele Negruzzo – Pertanto tanti di noi hanno deciso di chiudere, chi per il giorno di maggior affluenza e chi per qualche settimana».
A Voltaggio ha chiuso la gelateria Vultabia («Non c’è necessità del nostro buonissimo caffè, fatevelo a casa, al sicuro, con la moka – ha scritto il proprietario su Facebook – In questo momento è più importante preservare la salute di clienti e dipendenti che il nostro portafoglio»).
C’è poi chi ha deciso di offrire nuovi servizi. La libreria Aut di Gavi, ad esempio, ha avviato un servizio di recapito a domicilio di libri, riviste e quotidiani in città, a Parodi e a Carrosio (info 320 4845465). «Giornali e libri non rientrano tra i “motivi di vitale importanza”, ma siccome a lavorare noi ci dobbiamo venire comunque, cerchiamo nel nostro piccolo di aiutare le persone a stare in casa», dice il titolare Davide Ravan.
A San Cristoforo tutti gli esercizi commerciali del paese si sono messi a disposizione per le consegne a domicilio (Alimentari Ferrari, Alimentari Redi, Ristorante Borra e Tabaccheria Tancredi).