Si spegneranno i riflettori. Poi il bastardo silenzio
ALESSANDRIA – Verrà il momento in cui i fiori marciranno e i lumini si consumeranno. Verrà il momento in cui tutte le lucciole blu saranno spente e le sirene non suoneranno più per piangere la vite perdute di Marco, Matteo e Antonino.
Quel lungo filo spinato che in questi giorni ha catturato il Paese intero raggruppandolo attorno ai Vigili del Fuoco finirà per dissolversi e non resterà che il ricordo di quel dolore e di quella commozione collettiva che hanno fatto degli italiani, per una volta, l’Italia. Più del turbamento, oggi, dovrebbe preoccupare il silenzio.
Il silenzio che è già lì, ai margini delle manifestazioni di cordoglio e di vicinanza; lì sull’uscio delle vite delle famiglie piegate da questa incomprensibile e folle tragedia.
Quando sarà il momento, il silenzio bastardo, subdolo, meschino, entrerà nelle loro case e comincerà a rimestare nel calderone dei sentimenti. Renderà il dramma tragedia. E farà vedove delle mogli e orfani dei figli. Tutti sappiamo che sarà così, anche se oggi, nel giorno dei funerali di Stato, non vogliamo pensare che il rituale delle esequie sia solo – e purtroppo – un contenitore vuoto che non raccoglie altro che lacrime. Domani arriverà il silenzio. Spietato. E serviranno uomini e donne di intelligenza e di cuore. Capaci di difendere mogli e figli dalla sua irruenza.
Avranno il compito di assecondare il dolore, di lenire la sofferenza, di raccogliere i pezzi di vite che si sono scontrate con una violenza inaudita contro il destino. E poi di rimetterli insieme. Uno per volta. Raccontando alle mogli che i mariti hanno vestito con onore una delle divise più amate d’Italia e che hanno affrontato il pericolo con fede, coraggio e serenità; raccontando ai figli che i padri hanno semplicemente fatto il loro dovere e che non c’è alcuna razionalità nella follia ma che c’è, invece, un modo di onorare il sacrificio di chi con amore gli ha fatto il dono della vita.
E ancora, raccontando a chi pensa a loro solo nei momenti più drammatici – e che in questo momento ha già smesso di emozionarsi – che i Vigili del Fuoco troppo spesso vivono in condizioni lavorative precarie, con tutele limitate e prospettive misere. Quelle persone di cuore e intelligenza avranno il compito di continuare a ricordare a tutti noi che «nel terrore dei crolli, nel furore delle acque, nell’inferno dei roghi, la loro vita è fuoco». E continua a brillare. Anche nella notte più lunga. Anche nella notte più buia.