Eternit-bis, la reazione del Sindaco Capra dopo la sentenza d’appello
Moderata soddisfazione per la conferma della condanna, ma forte dispiacere per l'aspetto risarcitorio. Attesa per il terzo grado
TORINO – All’indomani della sentenza di secondo grado relativa al processo Eternit-bis, il Sindaco di Casale Monferrato, Emanuele Capra, ha diffuso una nota ufficiale con la quale commenta l’esito del giudizio e ribadisce la posizione dell’Amministrazione comunale.
“Presente con il cuore, anche se non fisicamente”
Il primo cittadino ha anzitutto espresso rammarico per l’assenza alla lettura del dispositivo, tenutasi il 17 aprile 2025 presso la Corte d’Assise d’Appello di Torino: «L’emergenza meteorologica mi ha impedito di essere presente in aula, ma la nostra città era degnamente rappresentata – ha dichiarato Capra – e con il pensiero sono rimasto vicino a quel momento, così carico di valore simbolico per tutta Casale».
“Una sentenza che riconosce, seppur in parte, il diritto alla giustizia”
Il Sindaco ha parlato di moderata soddisfazione per l’esito del secondo grado, evidenziando come la conferma – anche se solo parziale – della condanna rappresenti «un segnale importante di giustizia per l’intera comunità casalese, ferita da decenni di sofferenze».
Il nodo del risarcimento: “Dispiacere per i 50 milioni persi”
Il passaggio più critico del commento è dedicato alla revoca del maxi-risarcimento da 50 milioni di euro, riconosciuto in primo grado: «Costituiva un ristoro ben più adeguato ai danni, materiali e morali, subiti dalla nostra comunità», ha sottolineato Capra, esprimendo amarezza per la riduzione dell’entità risarcitoria.
“Ora si guarda alla Cassazione, con cautela”
Il Sindaco ha confermato la volontà dell’Amministrazione di proseguire nel percorso giudiziario fino al terzo grado: «Siamo consapevoli – ha affermato – che il giudizio definitivo della Cassazione sarà decisivo, anche alla luce di quanto già avvenuto nella vicenda Eternit precedente. Per questo manteniamo la massima cautela, in attesa delle motivazioni della Corte».