La logica è morta
Tra dazi e paradossi: la viticoltura italiana nel mirino della guerra commerciale con gli USA. L’appello degli importatori americani, le reazioni europee e le riflessioni sul futuro di un settore strategico. Una voce critica tra pragmatismo e orgoglio continentale.
Da giorni ormai si susseguono analisi e notizie sui dazi e sulla guerra commerciale con gli USA, minacce che sembrano essere ben più che una boutade del presidente Trump.
Leggo con un certo sgomento una lettera di un importatore americano rivolta a suoi clienti italiani affinché facciano pressione sul governo e sulle autorità Europee per non attuare risposte commerciali (cioè dazi in risposta) per non peggiorare la situazione.
Riporto di seguito la lettera, girata alla stampa da Felice Di Biase della Cantina Frentana di Chieti, per meglio chiarire:
Cari amici,
Come sapete, il governo degli Stati Uniti sta minacciando di imporre tariffe fino al 200% sulle importazioni di vino e alcolici dall’Unione Europea, in risposta alla minaccia dell’UE di imporre una tariffa del 50% sul Whiskey/Bourbon americano. Inizialmente l’UE aveva detto che avrebbe imposto questa tariffa a partire dal 2 aprile e gli Stati Uniti avevano detto che avrebbero imposto la loro tariffa il giorno successivo. La scorsa settimana, l’UE ha cambiato la propria posizione e ha dichiarato di aver bisogno di più tempo per valutare la questione e di aver spostato la tempistica al 13 aprile, per cui attualmente è probabile che gli Stati Uniti rispondano con un’implementazione della tariffa il 14 aprile.
Abbiamo molte spedizioni in corso e molte di esse non arriveranno prima del 14 aprile. Se non arriveranno prima dell’entrata in vigore dei dazi dovremo rispedirli in Italia perché non avrebbe senso pagare i dazi, visto che il vino sarebbe impossibile da vendere. Dovremo pagare il costo per portarli qui e poi rispedirli in Italia e ci resterà solo l’attuale stock americano, che ci durerà 4 mesi. Questo avrà effetti devastanti sulla nostra attività. Dovremo ridurre il personale, aumentare i prezzi e acquistare solo i prodotti più economici.
La US Wine Trade Alliance ha annunciato questa settimana di aver consigliato a tutti gli importatori statunitensi di FERMARE tutte le spedizioni dall’UE, perché il rischio di imporre dazi tra il 50% e il 200% a partire dal 14 aprile è troppo alto. Il governo degli Stati Uniti sta pianificando di utilizzare un processo governativo accelerato per imporre immediatamente le tariffe che non ha mai usato prima. Di solito, si deve passare attraverso un lungo processo di ricerca e revisione (molti mesi) degli squilibri commerciali per diversi segmenti di beni e servizi importati, che avrebbero fatto iniziare le tariffe probabilmente nell’autunno di quest’anno; ma, ora il governo statunitense ha creato un modo per implementare immediatamente le tariffe di emergenza senza questo processo di revisione. La US Wine Trade Alliance ha appreso dal governo che intende applicare tariffe sul vino e sui superalcolici provenienti dall’UE a un tasso doppio rispetto a quello applicato dall’UE. Quindi, se l’UE aggiunge una tariffa del 50% sul whisky americano, gli Stati Uniti applicheranno una tariffa del 100%.
Vi preghiamo di aiutarci chiamando e scrivendo ai vostri funzionari governativi, invitandoli a chiedere ai decisori dell’UE di non imporre dazi sul whisky americano. E invitarli ad annunciare una linea temporale più lunga per le decisioni, in modo che gli importatori statunitensi che
hanno spedizioni in corso possano farle arrivare prima dell’applicazione dei dazi, perché in caso contrario tutte le spedizioni saranno rispedite nell’UE e i produttori perderanno le vendite. Spostando la tempistica delle decisioni ai primi di maggio, o meglio ancora a metà maggio, si consentirebbe a molte più spedizioni già in corso di arrivare prima dell’applicazione dei dazi.
Chiediamo, inoltre, a tutti coloro che conosciamo di scrivere ai nostri funzionari governativi qui negli Stati Uniti.
Grazie a tutti voi.
Ora, se ho ben capito, questo imprenditore ci chiede di essere teneri verso gli USA per non incorrere in maggiori problemi ma, sempre se ho ben interpretato, non è L’Unione Europea ad aver imposto o minacciato dazi, addirittura arrivando a dire che eventuali accordi tra altri paesi saranno causa di ulteriori aumenti di balzelli vari (vedasi dichiarazioni presidente USA).
La logica è morta, purtroppo da diverso tempo, ma in questo caso ci viene detto prendetevi le bastonate e porgete l’altra guancia. Considerando le mie origini friulane le parole che mi sovvengono non sono pubblicabili ma, qualche considerazione edulcorata può uscire.
Siamo talmente impauriti da questo individuo dalla difficile tricologia (permettetemi un po’ di body shaming) da piegarci a diktat imbarazzanti o possiamo pensare che forse, e dico forse, siamo abbastanza bravi da espanderci in altri mercati che abbiamo forse un po’ snobbato?
Possiamo variare le alleanze commerciali considerando chi, come noi, viene colpito in nome di motti populisti come america first? (non che da noi manchino, i populisti dico).
Certo, sarà un periodo difficile, forse drammatico, ma ricordiamoci che siamo L’EUROPA (maiuscolo), non la repubblica delle banane (minuscolo).
A giorni inizia la consueta kermesse del Vinitaly, vetrina principale della nostra vitivinicoltura, avremo modo di raccontarvi, se avrete la cortesia di seguirci, umori, considerazioni e strategie dei nostri viticoltori, cui saremo sempre vicini, ringraziandoli per il lavoro, la cura del territorio e il piacere che riescono a racchiudere dentro le loro bottiglie, piacere che se alcuni vogliono negarsi sapranno, certo con fatica e sacrificio, destinare ad altri forse più meritevoli.
Come sempre il bicchiere è mezzo pieno, mi permetto di esortare tutti ad un consumo, ancorché sempre consapevole, di vini europei, sostenendo in primis la viticoltura del nostro continente e del nostro Bel Paese.