Personaggi valenzani: Piero Genovese
Il ritratto a cura del professor Pier Giorgio Maggiora
VALENZA – Piero Genovese, nato a Valenza il 4 giugno 1936, ha incarnato una rara combinazione di virtù umane e impegno civico che, dai rapporti interpersonali alle relazioni pubbliche hanno espresso l’ascolto, il rispetto, la gentilezza accompagnate da un approccio fatto di responsabilità e impegno: un talento davvero raro.
Come molti giovani del dopoguerra, Piero incontrò all’oratorio di Valenza Don Pietro Battegazzorre, un giovane prete il cui messaggio aperto e caloroso, simbolo della ricostruzione, contagiò la gioventù valenzana dell’epoca, promuovendo l’importanza dell’aggregazione e dell’amicizia. Giova ricordare, a tale proposito, che Don Pietro diede speranza e sostegno a Piero in un momento cruciale per il suo futuro, alimentando i suoi desideri e i suoi sogni, esaltando la grandezza dell’ispirazione cristiana.
Figura di spicco del cattolicesimo democratico valenzano, provinciale e regionale. Il ragioniere Piero Genovese intraprese presto l’impegno politico nella DC, animato dall’aspirazione al «bene comune», obiettivo prioritario per lo sviluppo della società. Un giovane democristiano che, in modo contingente nel periodo di proverbiale insofferenza tra avversari politici, dentro un contesto di fideismo radicale, era abbastanza biasimato dagli spretati comunisti locali.
A metà degli anni Cinquanta, organizzò un gruppo giovanile per promuovere studio, ricerca e approfondimento, intrecciando contatti con figure significative del mondo cattolico progressista, come don Primo Mazzolari, don Lorenzo Milani, Ernesto Balducci. Sul piano politico i suoi principali riferimenti divennero Nicola Pistelli a Firenze, Luigi Granelli a Milano e Carlo Donat Cattin a Torino. Curò pure rapporti con alcune grandi figure, artefici della nostra Costituzione, sigillo della democrazia riconquistata.
L’impegno politico di Piero Genovese fu interamente dedicato alla salvaguardia della democrazia, che per lui si traduceva in dialogo, accettazione della diversità politica, tolleranza e rispetto, senza macerarsi nel solito risentimento.
Fin da giovane, si dedicò allo studio dell’urbanistica e della situazione cittadina, ricercando soluzioni condivise attraverso il dialogo. La sua integrità e la sua onestà erano inequivocabili: ogni azione era accuratamente documentata e motivata, al riparo da ogni sospetto di secondi fini. Fu chiamato da Giovanni Sisto, allora presidente della Provincia (1956-1967), quando si decise di creare il Cedres.
Dotato d’intelligenza e capacità politiche non comuni, seppe leggere sempre le caratteristiche e le necessità del tempo che viveva e, sulla base di queste, elaborare idee e proposte anche innovative. Militante nella sinistra democristiana fu segretario provinciale della Democrazia Cristiana (1976) e apprezzato Assessore regionale (all’Industria e Lavoro e poi all’urbanistica) del Piemonte nella IV legislatura 1985-1990 (in carica dal 17-6-1985 al 5-5-1990) e consigliere regionale nelle legislature II-III-IV. Ha dato un contributo determinante alla stesura della legge che ha disciplinato la programmazione urbanistica del Piemonte.
Una figura emblematica di uomo di dialogo e abile mediatore politico che, tra politici spesso incapaci di leggere la realtà senza paraocchi, si distinse per la sua lungimiranza e capacità di interpretare i cambiamenti sociali e politici in atto. Il suo impegno civico locale si manifestò appieno come protagonista attivo della Giunta comunale assembleare del 1967, una breve esperienza accanto ai precedenti antagonisti rossi che, per l’epoca caratterizzata da rigidi schemi ideologici, rappresentò un atto di audace innovazione alla mano, dopo una insidiosissima lotta politica.
Mercoledì 8 febbraio 1967
Questa esperienza pionieristica forgiò ulteriormente il suo spirito riformatore e la sua visione progressista. Successivamente, si rivelò un ispiratore cruciale dell’alleanza programmatica riproposta quasi con nonchalance in un contesto di fideismo radicale, impensabile prima viste le contrapposizioni politiche, che, il 3 luglio 1991, portò Mario Manenti, figura di spicco della Democrazia Cristiana, a divenire il primo sindaco democristiano della città di Valenza. L’amministrazione guidata da Manenti, una Giunta DC-PDS, fu allora considerata un’anomalia politica, una rottura rispetto ai consolidati equilibri di potere. Tuttavia, con il senno di poi, si comprende come quell’alleanza rappresentò un’anticipazione, una prefigurazione della stagione politica dell’Ulivo, una coalizione di centro-sinistra che avrebbe segnato la politica italiana degli anni successivi.
Anno LX – N. 35 – Sabato 4 maggio 1985 – Il Piccolo
L’intuizione politica di Genovese e la sua capacità di costruire ponti tra diverse forze politiche si rivelarono, quindi, di fondamentale importanza per il futuro della città. Fu in quel periodo, giunto al termine della sua esperienza in giunta regionale e confrontandosi con i primi segnali di un declino fisico, che Piero Genovese prese la decisione di ritirarsi dai ruoli attivi nelle istituzioni. Tuttavia, il suo desiderio di contribuire al bene comune non si esaurì. Si dedicò, con rinnovato impegno, ad approfondire le complesse problematiche amministrative, mettendo a disposizione la sua vasta esperienza e competenza per formare le nuove generazioni che si affacciavano alla politica locale. Era mosso dalla convinzione che un’amministrazione pubblica efficiente e trasparente fosse fondamentale per il progresso e il benessere della comunità valenzana, sempre divisa in opinioni giuste a prescindere e opinioni proibite.
Sabato 20 aprile 1991 – Il Piccolo
Erano anni di profonda trasformazione politica e sociale in Italia, segnati dall’azione incisiva della magistratura che, attraverso inchieste e processi, contribuì a smantellare un sistema di potere consolidato. Sotto la spinta di questi eventi, gli equilibri politici e istituzionali subirono una profonda modificazione. Nel giro di breve tempo, il sistema dei partiti, pilastro su cui l’Italia si era retta e sviluppata dal dopoguerra fino ad allora, entrò in una crisi irreversibile, aprendo la strada a un cambiamento sostanziale superando le forti logiche correntizie che all’epoca permeavano anche la Democrazia Cristiana locale e successivi suoi derivati, con qualche personaggio che di democratico non aveva nemmeno le ambizioni.
Negli anni successivi, nonostante le comprensibili perplessità e incertezze derivanti dai profondi stravolgimenti che la situazione politica del Paese andava subendo, la straordinaria abilità di Genovese nell’interpretazione delle leggi e delle normative complesse lo trasformò in un punto di riferimento imprescindibile per coloro che ricoprivano ruoli di responsabilità amministrativa. La sua capacità di districarsi nel labirinto burocratico, fornendo interpretazioni precise e soluzioni concrete, lo rese un consulente prezioso e ricercato. La sua profonda conoscenza delle norme e la sua abilità nel maneggiarle si rivelarono, inoltre, assolutamente indispensabili nella fase di costruzione e nella successiva gestione della Fondazione Valenza Anziani. Egli fu un pilastro fondamentale di questa istituzione, dedicandosi con passione e competenza al benessere degli anziani: una forma di impegno dove non ha lesinato le forze.
Anche dopo le sue dimissioni ufficiali, forzate da problemi di salute sempre più gravi e invalidanti, continuò a offrire il suo prezioso contributo come collaboratore, mettendo a disposizione la sua esperienza e la sua saggezza per il bene della comunità, quasi rappresentando la coscienza critica cattodem del tempo dove, purtroppo, certi vecchi valori ormai facevano sovente solo sorridere.
Indietreggiato a fertile veterano esegeta, imprigionato negli anni e nei malanni all’evanescenza, Piero Genovese si spegneva nel gennaio del 2018, all’età di 81 anni, lasciando un vuoto incolmabile. Non scontata o d’occasione è stata l’omelia di mons. Gianni Merlano, che ha ricordato le tre cose che Piero portava all’incontro con il Signore: la sua fede, l’attività politica, la lunga sofferenza.
Pur avendo ricoperto incarichi di prestigio e responsabilità, Piero Genovese è sempre rimasto una persona umile e accessibile. Ha sempre dimostrato una visione lungimirante, anticipando i cambiamenti e adattandosi a essi in modo ragionato. Ha delineando con anticipo la decadente e agguerrita società odierna con francescani in calo e templari in rialzo. Questa sua capacità di guardare avanti, unita alla sua profonda umanità, lo ha reso una figura di spicco e un esempio da seguire per tutti coloro che hanno avuto la fortuna di conoscerlo e collaborare con lui.
Fondazione “Valenza anziani” Casa di riposo