Barosini (Azione): “Medici tra autonomia e assunzione nel Ssn. Nodo-riforma”
Il presidente regionale del partito calendiano analizza criticità e prospettive. Una riflessione sulla necessità di un cambiamento strutturale per garantire cure di prossimità ai cittadini
ALESSANDRIA – Il dibattito sulla riforma del ruolo dei medici di medicina generale (Mmg) in Italia è sempre più acceso. Giovanni Barosini, presidente regionale di Azione, offre un’analisi dettagliata delle proposte in campo e delle sfide attuali nel settore sanitario.
“Attualmente – le sue parole – i medici di base in Italia operano come liberi professionisti convenzionati con il Servizio Sanitario Nazionale (Ssn). Ricevono un compenso per ogni paziente iscritto al loro elenco, secondo tariffe stabilite a livello nazionale. Questa modalità garantisce loro autonomia gestionale, ma comporta anche un aumento delle responsabilità burocratiche e delle difficoltà nel gestire un numero crescente di pazienti”.
Tra le principali proposte di riforma, ricorda, “c’è la trasformazione dei medici di famiglia in dipendenti del Ssn. Questo cambiamento mira a garantire una maggiore disponibilità oraria dei medici. E, anche, una migliore integrazione con le strutture sanitarie territoriali, come le Case della Comunità. Tuttavia, questa proposta solleva interrogativi sulla possibile riduzione dell’autonomia professionale dei medici”.
Formazione e specializzazione dei medici di famiglia
Un’altra proposta riguarda “la trasformazione dei corsi regionali di formazione in medicina generale in scuole di specializzazione universitarie. Equiparando la formazione dei medici di famiglia a quella degli altri specialisti”. Tuttavia, questa proposta è stata recentemente respinta dalla commissione Bilancio del Senato per mancanza di coperture finanziarie.
Barosini ricorda anche che “la Federazione Italiana Medici di Medicina Generale (Fimmg) ha espresso perplessità riguardo alle proposte di riforma. Sostenendo che l’attuale sistema prevede già forme di aggregazione tra medici, come le Aggregazioni Funzionali Territoriali (Aft), composte da 20-25 medici organizzati in un ruolo unico. Secondo la Fimmg, queste strutture potrebbero essere potenziate senza necessità di trasformare i medici in dipendenti del Ssn”.
“L’Italia – conclude il numero uno di Azione Piemonte – sta affrontando una significativa carenza di medici di medicina generale, con oltre 5.500 posizioni vacanti. Questa situazione rende sempre più difficile per i cittadini trovare un medico di famiglia, soprattutto nelle regioni più popolose. E, mentre il dibattito sulla riforma prosegue, emergono posizioni contrastanti tra le istituzioni e le associazioni di categoria. La sfida principale rimane quella di garantire un’assistenza territoriale efficace e accessibile, affrontando al contempo la carenza di personale medico”.