Seguirà buffet
Il rischio che ogni nuova tecnologia implica è accrescere ulteriormente le disuguaglianze sociali: per questo occorrono interventi di carattere culturale ed economico
Nutro sempre un certo timore, quando mi invitano a fare un intervento al termine di un convegno, la circostanza in cui io debba parlare per ultimo, soprattutto quando è previsto, e quindi atteso con trepidazione, un buffet. L’attenzione potrebbe essere indirizzata poco alle mie parole, molto alle tartine.
L’innovazione, come si dice, non è un pranzo di gala, figurarsi un apericena. Agli albori della Rete, Bill Gates aveva ipotizzato che Internet, con la circolazione di idee che è nella sua natura, avrebbe senza alcun dubbio portato alla fine delle dittature. Oggi il suo uso è perfettamente consentito, e molto controllato, anche nei sistemi più autoritari che anzi se ne avvalgono come strumento di propaganda e individuazione delle opposizioni.
Una democratizzazione dell’Intelligenza Artificiale
In questi mesi, qualcuno ha sostenuto che ChatGPT avesse democratizzato l’Intelligenza Artificiale. Se intendiamo con tale termine che ne è più facile l’utilizzo, anche per le singole persone e per le aziende più allora, sicuramente sì. Se invece diamo alla parola “democratizzazione” un’accezione valoriale, non è avventuroso sollevare qualche dubbio. E non è cinico pensare che, come è sempre accaduto, un cambiamento tecnologico tenda a produrre effetti di polarizzazione della società: chi ha i mezzi, culturali ed educativi ancor prima che economici, ne trarrà beneficio. Per tutti gli aspetti la diffusione dell’Intelligenza Artificiale può presentare un grande rischio, e non solo sul piano del cambiamento nel mondo del lavoro.
Ecco perchè le normative della AI ed un suo uso regolato nei tanti ambiti, dalla scuola alla famiglia, non è un freno all’innovazione, ma il bisogno di coniugare lo sviluppo tecnologico alla protezione sociale di fronte ai suoi esiti.