Eternit, la Cassazione annulla di nuovo la condanna per il caso Cavagnolo
Bruno Pesce: “Amaramente sorpresi. Il mese prossimo scatterà la prescrizione: Schmidheiny così sarà scagionato”
TORINO – Nuova battuta d’arresto nei processi Eternit. Durante l’udienza di ieri, dopo una lunga Camera di Consiglio, la Corte di Cassazione ha annullato per la seconda volta la condanna per omicidio colposo inflitta a Stephan Schmidheiny nel cosiddetto filone Cavagnolo, che riguarda le vittime dell’amianto nello stabilimento torinese della Eternit di cui lo svizzero era a capo. Il caso, rinviato a un’altra sezione della Corte d’Appello di Torino, sembrerebbe ormai avviato verso la prescrizione.
La vicenda giudiziaria riguarda la morte per asbestosi di Giulio Testore, operaio dello stabilimento Saca Eternit di Cavagnolo, deceduto nel 2008 dopo 27 anni di esposizione all’amianto. Nel 2018, Schmidheiny era stato condannato in primo grado a quattro anni di reclusione, pena poi ridotta in appello a un anno e otto mesi con sospensione condizionale.
Un destino già segnato, secondo Bruno Pesce, coordinatore alla sanità di Afeva, che ha commentato con amarezza:
“Incredibile! Rinvio per la seconda volta! Mentre il mese prossimo scatta la prescrizione, naturalmente scagionando l’imputato. Siamo amaramente sorpresi: l’asbestosi è sinonimo di esposizione massiccia all’amianto e più è prolungata l’esposizione più si accelera l’insorgenza e l’aggravamento dell’asbestosi. Ciò è dimostrato dagli studi e dalla realtà in ogni parte del mondo. Dovrebbe dunque essere scontato che il periodo di lavoro gestito dallo svizzero ha concorso, con il periodo belga, a determinare ed aggravare mortalmente l’asbestosi per il povero Testore. Siamo molto amaramente sorpresi.”
Con questa nuova pronuncia della Cassazione, si allunga ulteriormente l’iter giudiziario intorno a filoni di Eternit Bis, mentre il tempo gioca a favore dell’imputato.