Chi controlla i controllori?
Meta ha cambiato il suo metodo di moderazione dei post adottando le "Community Notes" di X.
Come è noto, Meta ha deciso di interrompere la collaborazione con i fact checker indipendenti per affidarsi nella moderazione dei contenuti pubblicati su Facebook e Instagram secondo lo stesso modello presente su X, quello delle annotazioni da parte degli altri utenti (“Community Notes”). Al di là delle interpretazioni politiciste, forse questa scelta è dovuto anche ad un fattore legato ai costi: un fact checker indipendente in una giornata riesce a verificare la veridicità di 10 contenuti. La ricerca delle informazioni, la consultazione delle fonti, l’argomentazione da addurre sono attività delicate e richiedono competenze e capacità di comunicazione.
Efficacia e limiti delle Community Notes
Twitter, ora X, si avvale dei contributi di controllo degli utenti dal 2021 quanto aveva introdotto Birdwatch, un nome coerente con la precedente immagine dei cinguettii: questa ormai lunga esperienza ha permesso di osservare come nel 80% dei casi un tweet viene cancellato dal proprio autore quando viene reso oggetto di una community note.
Un’affermazione controversa, soprattutto di fronte ad una contro argomentazione puntuale, ne scoraggia la diffusione. A questo dato ne va però aggiunto un altro: secondo un’analisi pubblicata dalla Cornell University, il 90% delle Community Notes non vengono messe online perché, proposte da un utente, non ricevono una sufficiente condivisione da parte degli altri. Il potenziale di controllo di questo modello presenta dunque dei limiti quando, come in questo caso, deve fare leva su un livello organizzativo consolidato. Wikipedia ha saputo affermarlo nel corso degli anni perché è l’obiettivo della sua fondazione, sui social network la strada è ancora lunga.
Quando si parla di free speech, si deve sempre ricordare che questo principio ha molto a che fare, online, non solo con gli utenti e con la loro libertà, ma anche con gli algoritmi e con le organizzazioni che sui social media conducono le loro campagne di informazione. O disinformazione.