Il futuro del vino piemontese? Passa da cambiamento climatico, export e innovazione
All’evento organizzato da Corriere della Sera, Corriere Torino e Il Piccolo, esperti e istituzioni a confronto sulle sfide del settore vitivinicolo
ASTI – Il settore vitivinicolo piemontese è di fronte a sfide epocali. Tra cambiamento climatico, sostenibilità, evoluzione dei consumi e possibili dazi Usa. Questi temi sono stati al centro del dibattito organizzato ieri nell’auditorium di Banca d’Asti ad Asti da Corriere della Sera, Corriere Torino e Il Piccolo.
Un parterre di esperti e istituzioni
All’evento hanno partecipato quasi 300 persone, interessate a un confronto tra esperti del settore e rappresentanti istituzionali. A moderare il dibattito sono stati i vicedirettori del Corriere Venanzio Postiglione e Luciano Ferraro, il caporedattore responsabile del Corriere Torino Carmine Festa e il direttore de Il Piccolo Alberto Marello.
Tra gli ospiti:
- Carlo Mario Demartini, Amministratore delegato Banca di Asti.
- Francesca Poggio, Il Poggio di Gavi e vicepresidente Donne del Vino.
- Marco Novarese, Università del Piemonte Orientale.
- Guido Saracco, Politecnico di Torino.
- Paolo Bongioanni, Assessore all’Agricoltura Regione Piemonte.
- Raffaella Bologna, cotitolare Braida di Giacomo Bologna.
- Stefano Ricagno, Presidente Consorzio Asti Docg.
- Mariagrazia Baravalle, Direttrice Asti Agricoltura.
- Donato Lanati, enologo e fondatore di Enosis Meraviglia.
- Vitaliano Maccario, Presidente Consorzio Barbera d’Asti.
- Alberto Cirio, Presidente Regione Piemonte.
Cambiamento climatico: una sfida inevitabile
Il cambiamento climatico è stato uno dei temi centrali del convegno. Francesca Poggio ha sottolineato che “le alte temperature stanno incidendo sulla produzione e sul turismo enogastronomico”. Secondo Marco Novarese, inoltre, “il settore deve adattarsi, creando strutture più accoglienti e destagionalizzando l’offerta turistica. E anticipando attività normalmente svolte in agosto a settembre”.
Anche Guido Saracco ha evidenziato “la necessità di investire in tecnologia e tecniche agricole avanzate. Così da contrastare l’aumento delle temperature e le sue ripercussioni sulla qualità delle uve. Non possiamo fermare il riscaldamento globale, ma possiamo adattare il nostro modo di produrre vino“.
Export e minaccia dei dazi Usa
Il vino piemontese è fortemente orientato all’export. Ma la possibile introduzione di dazi da parte degli Stati Uniti preoccupa il settore. Raffaella Bologna ha evidenziato come il prezzo di una bottiglia destinata agli Usa possa lievitare notevolmente rispetto a quello italiano. “Un’etichetta che vendiamo a 10,50 euro al ristoratore negli Stati Uniti rischierebbe di arrivare a costare 80 dollari”.
Anche il Presidente della Regione Piemonte, Alberto Cirio, ha espresso la sua preoccupazione. “Dobbiamo proteggere la reputazione del nostro vino e investire nella promozione internazionale. Come faremo con il lancio del Brand Piemonte il 24 marzo a Roma”.
L’importanza della qualità e della comunicazione
Il Consorzio Asti Docg sta già lavorando per adattare i disciplinari di produzione e rendere i vini più competitivi nei mercati globali. Stefano Ricagno ha sottolineato “la necessità di una corretta comunicazione anche sulle nuove normative, come il Codice della strada, che ha temporaneamente influenzato il consumo di alcol”.
Secondo Donato Lanati, poi, “è fondamentale puntare su una cultura del vino più solida. In modo da avvicinare i giovani e contrastare il calo dei consumi. Bisogna far fare esperienze ai ragazzi, spiegando perché un vigneto ha valore. Il vino è cultura”.
Vino dealcolato: opportunità o minaccia?
Un tema controverso è stato il vino dealcolato, che sta guadagnando popolarità a livello globale. Secondo Mariagrazia Baravalle, questo segmento “potrebbe raggiungere i 4 miliardi di dollari nei prossimi tre anni, ma quello complessivo del vino sarà di 413 miliardi. E il vino senza alcol non convince i produttori piemontesi“.
Donato Lanati è stato netto: “Non possiamo rompere la struttura naturale del vino e ricostruirla artificialmente. Il vino senza alcol non è vino”. Anche Cirio ha espresso forti dubbi: “L’alcol rende il vino vivo. Fatico a vedere un’equivalenza tra un vino tradizionale e un vino dealcolato”.
La formazione delle nuove generazioni
Per il futuro del settore, è cruciale formare nuovi professionisti. Vitaliano Maccario ha sottolineato la difficoltà di trovare giovani interessati a lavorare nei vigneti. “Dobbiamo far innamorare le nuove generazioni del nostro territorio e creare percorsi formativi ad hoc”.
Lo stesso Saracco ha peraltro ribadito “l’importanza della ricerca e dell’innovazione. Questo, affinché il Piemonte resti leader mondiale nella viticoltura, affrontando le nuove sfide con una mentalità aperta”.
Conclusioni: il futuro del vino piemontese passa da innovazione e promozione
L’evento ha messo in evidenza che il settore vitivinicolo piemontese ha davanti a sé sfide importanti, ma anche opportunità straordinarie. La chiave per il futuro sarà un mix di innovazione tecnologica, sostenibilità ambientale e promozione del Made in Italy nel mondo.
L’obiettivo? Adattarsi ai cambiamenti senza perdere la qualità e l’identità che hanno reso il vino piemontese un’eccellenza globale.