“Anora” trionfa nella notte degli Oscar 2025
Nella notte degli Oscar 2025 l'Academy Award subissa di premi "Anora" di Sean Baker, che si aggiudica ben cinque statuette
È stata una notte degli Oscar (la 97esima edizione) ricca di tributi e di celebrazioni (da David Lynch a Gene Hackman, entrambi da poco scomparsi), di pronostici mancati e di sorprese, quella appena vissuta al Dolby Theater di Los Angeles non solo dai suoi protagonisti ma anche da una platea mondiale.
Con un pizzico di “italianità”: Isabella Rossellini – figlia di Roberto Rossellini e Ingrid Bergman, oltre che musa di Lynch nel 1986 in “Velluto blu” – era candidata come miglior attrice protagonista per “Conclave” di Edward Berger, mentre Alba Rohwachwer – che ha lavorato insieme a Pierfrancesco Favino in “Maria” di Pablo Larraín – è stata incaricata di consegnare l’Oscar per la categoria Miglior Fotografia.
Alba Rohrwacher sul red carpet della cerimonia degli Oscar 2025
L’omaggio a David Lynch e a Gene Hackman
Gli omaggi principali della serata si sono rivolti a due grandissime personalità, massime espressioni del cinema internazionale, entrambi venuti a mancare di recente: David Lynch e Gene Hackman. Isabella Rossellini, candidata all’Oscar come miglior attrice non protagonista per il ruolo dell’enigmatica suora Agnes, che assiste gli alti prelati in Vaticano durante la contrastata elezione di un nuovo Papa in “Conclave” di Edward Berger (ma l’Academy le ha preferito Zoe Saldaña in “Emilia Pérez” di Jacques Audiard), si è presentata alla cerimonia vestita di un lungo e sontuoso abito in velluto blu di Dolce&Gabbana, come tributo al “Blue Velvet” di Lynch che le donò grande popolarità e successo per mezzo di un ruolo divenuto, con il tempo, iconico.
«Racconto la mia storia con abito e gioielli – ha raccontato la Rossellini ai giornalisti che le rivolgevano domande sul suo originale look – Sto indossando gli orecchini che mia madre Ingrid Bergman aveva messo nel 1975 per l’Oscar di “Assassinio sull’Orient Express”. Il mio abito, invece, è in velluto blu come l’omonimo film, ed è un omaggio a David Lynch».
Nel corso della cerimonia, inoltre, c’è stato un omaggio commosso e affettuoso di Morgan Freeman all’amico e collega Gene Hackman, scomparso all’età di 95 anni in circostanze ancora da chiarire: «Questa settimana la nostra comunità ha perso una leggenda ed io un amico: Gene Hackman. Ho avuro il piacere di lavorare con lui in due film, “Gli spietati” e “Under Suspicion”. Era un attore generoso, capace di migliorare il lavoro di tutti. Lui ha vinto dei premi Oscar, ma soprattutto il cuore dei cinefili del mondo intero. Lui sarà ricordato per sempre», ha concluso emozionato Freeman.
Isabella Rossellini avvolta dall’elegante abito blu notte ispirato a “Blue Velvet” di David Lynch
I cinque Oscar di “Anora”
Già vincitore della Palma d’oro a Cannes 77, “Anora” di Sean Baker – surreale e iperbolica commedia sull’impossibile relazione amorosa tra una giovane spogliarellista neyorkese e il giovane rampollo di un oligarca russo – sbaraglia tutti gli altri, temibili concorrenti (da “The Brutalist” a “A Complete Unknown” sino a “Conclave”), aggiudicandosi cinque statuette nelle categorie principali: miglior film, regia, sceneggiatura originale, montaggio e attrice protagonista.
«Ringrazio tutta la comunità dei e delle sex worker per aver condiviso la loro storia con me. Questo premio lo condivido con voi», ha commentato il regista Baker subito dopo il trionfo, mentre la venticinquenne Mikey Madison (che ha battuto la favorita Demi Moore) ha aggiunto: «Sono cresciuta a Los Angeles, ma Hollywood mi è sempre sembrata lontana. Grazie alla meravigliosa comunità che ci ha sostenuto e alle donne che ho avuto il privilegio di conoscere tra le sex worker. Questo è un sogno che si realizza».
Mark Ėjdel’štejn e Mikey Madison, gli attori protagonisti di “Anora” di Sean Baker
I discorsi di ringraziamento di Adrien Brody e Zoe Saldaña
Tra i discorsi di ringraziamento più toccanti abbiamo ascoltato quelli di Adrien Brody – al suo secondo Oscar come attore protagonista (per “The Brutalist” di Brady Corbet) dopo quello ottenuto nel 2003 con “Il pianista” di Roman Polanski – e di Zoe Saldaña, vincitrice in qualità di non protagonista per la sua performance in “Emilia Pérez”, pellicola parzialmente esclusa dalla corsa agli Oscar (era candidata a ben tredici statuette, ne ha vinte solo due, di cui una per la miglior canzone originale) dopo le polemiche insorte a seguito della scoperta dei tweet razzisti di Karla Sofia Gascón. Brody, che in “The Brutalist” veste i panni dell’architetto ebreo ungherese László Tóth ha affermato: «Mi trovo qui a rappresentare ancora i drammi e le ripercussioni della guerra e della repressione sistematica, del razzismo e dell’antisemitismo. Io prego per un mondo più felice e più inclusivo, possiamo sempre imparare dalle lezioni del passato. Il passato ci insegna a non lasciare che l’odio resti incontrollato».
Zoe Saldaña, invece, l’avvocatessa Rita di “Emilia Pérez”, ha dichiarato in lacrime e con grande forza: «Grazie a mia nonna che è arrivata in questo Paese nel 1961, io sono l’orgogliosa figlia di genitori immigrati che sono venuti qui con sogni, dignità, mani pronte a lavorare tanto. Sono la prima americana di origine dominicana a ricevere l’Oscar: sono la prima ma non sarò l’ultima». Traguardo importante raggiunto anche per Kieran Culkin, fratello minore del più conosciuto Macaulay (con il quale ha debuttato bambino nel lontano 1990 in “Mamma, ho perso l’aereo” di Chris Columbus), proclamato dall’Academy miglior attore non protagonista per “A Real Pain” di Jesse Eisenberg.
Zoe Saldaña con l’Oscar ricevuto per la sua interpretazione in “Emilia Pérez”
Tutti i film premiati
Tra le disillusioni di questa edizione, il mancato riconoscimento a Isabella Rossellini (“Conclave” ha vinto un solo Oscar, per la sceneggiatura non originale), a Timothee Chalamet per “A Complete Unknown”, sulla vita e l’arte di Bob Dylan (il film non ha ricevuto alcun premio) e a Demi Moore, assai efficace nel body horror di “Coralie Fargeat “The Substance” (premiato per il miglior trucco) nel ruolo della diva sul viale del tramonto che per inseguire l’eterna giovinezza finisce per trasformarsi in un mostro. Meritatissima, invece – nella categoria Miglior film d’animazione – la vittoria di “Flow- Un mondo da salvare” per la regia del lettone Gints Zilbalodis, storia di un gatto nero che deve imparare a sopravvivere insieme ad altri animali su di un’improvvisata Arca di Noè in un mondo futuribile sommerso dalle acque: un film di grande impatto visivo e dal potente messaggio ecologico. Di seguito, l’elenco di tutte le pellicole premiate.
Miglior film: Anora
Miglior regia: Sean Baker, Anora
Miglior attrice protagonista: Mikey Madison, Anora
Miglior attore protagonista: Adrien Brody, The Brutalist
Miglior attrice non protagonista: Zoe Saldaña, Emilia Pérez
Miglior attore non protagonista: Kieran Culkin, A Real Pain
Miglior sceneggiatura originale: Anora
Miglior sceneggiatura non originale: Conclave
Miglior film internazionale: Io sono ancora qui (I’m Still Here)
Miglior film animato: Flow: Un mondo da salvare
Miglior cortometraggio: I’m Not a Robot
Miglior corto animato: In the Shadow of Cypress
Miglior documentario: No Other Land
Miglior corto documentario: The Only Girl in the Orchestra
Miglior montaggio: Anora
Miglior scenografia: Wicked
Miglior fotografia: The Brutalist
Migliori costumi: Wicked
Miglior trucco: The Substance
Miglior suono: Dune: Parte Due
Migliori effetti speciali: Dune: Parte Due
Miglior colonna sonora: The Brutalist
Miglior canzone originale: “El Mal”, Emilia Pérez
Academy Honorary Awards: Quincy Jones, Juliet Taylor