Semine primaverili tra incertezze e preoccupazioni
In provincia ci si prepara alla stagione primaverile tra difficoltà legate alla fauna selvatica, costi di produzione in crescita e incertezza sul mercato delle sementi
ALESSANDRIA – La campagna delle semine primaverili, prevista per metà marzo, si apre in un contesto di incertezza. A preoccupare gli agricoltori sono diversi fattori. Tra cui, ad esempio, l’aumento dei danni causati dai cinghiali, il costo dei fertilizzanti e la disponibilità limitata di sementi, in particolare per la soia.
Il clima, le rotazioni colturali obbligatorie, l’andamento dei mercati e le politiche internazionali impongono agli imprenditori di adottare strategie flessibili. Così da affrontare al meglio una stagione che si preannuncia dinamica e complessa.
Tendenze per la stagione 2025
- Aumento del 10% delle superfici coltivate a pomodoro e patata da industria.
- Incremento del mais dopo un’annata con rese elevate, nonostante alcune criticità qualitative.
- Diminuzione della coltivazione di girasole.
- Stabilità per grano tenero e orzo.
- Crescente interesse per colture alternative come leguminose, cereali minori (triticale, avena, segale, farro), colza e foraggere.
Secondo il numero uno di Coldiretti Alessandria, Mauro Bianco, «le scelte definitive verranno fatte nelle prossime settimane. Quando si avranno certezze sulle condizioni dei terreni e sulla disponibilità delle sementi. Le semine autunnali tardive, a causa del clima, non sono state completate. Comportando così perdite di prodotto e di reddito. Il mais, rispetto agli anni precedenti, tornerà ad avere un ruolo importante. Specie grazie alla possibilità di coltivare varietà ibride adatte sia alla produzione di granella che di biomassa».
Le incognite del 2025
A pesare sui bilanci degli agricoltori sono anche le nuove sanzioni sui fertilizzanti russi e bielorussi, che stanno causando un ulteriore rialzo dei prezzi.
«L’aumento dei costi di produzione – sostiene Roberto Bianco, direttore di Coldiretti Alessandria – sta mettendo in ginocchio il settore cerealicolo. Peraltro già provato dai danni causati dalla fauna selvatica e da prezzi di vendita inferiori ai costi di produzione. Con le concimazioni di copertura in corso, l’innalzamento dei prezzi coinvolge tutte le colture».
A complicare il quadro si aggiunge il rischio di una guerra commerciale tra Europa e Stati Uniti, con l’imposizione di dazi sulle esportazioni agroalimentari italiane. Il mercato Usa è strategico per il settore: nel 2024 l’export agroalimentare italiano è cresciuto del 17%, contro un calo generale del 3,6%.
«È fondamentale scongiurare un’escalation commerciale che penalizzerebbe il nostro comparto agricolo e l’economia italiana», conclude Bianco.