«Valenza la città del gioiello e dell’oro che non può ancora brillare»
L'analisi della situazione, a cura del dirigente scolastico Maurizio Primo Carandini
VALENZA – Abbiamo chiesto a Maurizio Primo Carandini, dirigente dell’istituto comprensivo Paolo e Rita Borsellino di Valenza un intervento sulla situazione del distretto orafo valenzano.
Di seguito, in forma integrale, l’analisi del preside, sempre attento a quanto accade in città.
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Essere stato un valenzano d’adozione (giunsi a Valenza nel 1961), averci vissuto sino al 1987 e ritornato come Dirigente scolastico nel 2004 mi pone come osservatore privilegiato.
Aggiungo poi, che i miei nonni e i miei genitori non si occuparono di gioielleria e oreficeria e ciò mi rende, credo, ancor più lucido.
Ma cosa sta succedendo ora a Valenza?
La città del gioiello nota in tutto il mondo “pare” in crisi (non è la prima e neppure sarà l’ultima). Eppure, tutti i cantanti di San Remo, per citare un’occasione recente, hanno sfoggiato gioielli di noti marchi operanti in Valenza.
Non posso fare a meno di riflettere su persone, aziende e luoghi dove le cose sono andate in modo diverso. Persone che con il loro agire hanno avuto molto e hanno restituito di più alla comunità dove hanno operato.
Adriano Olivetti, per esempio, prese le redini dell’azienda fondata dal padre nel 1908 con qualcosa di straordinario in mente: creare un nuovo modello di impresa dove la tecnologia si metteva al servizio dell’uomo, e non viceversa. Si trattò di un vero e proprio esperimento sociale: corsi di formazione professionale e culturale per TUTTI i dipendenti. Le future mamme godevano di dieci mesi di congedo di maternità retribuito quando la norma era di poche settimane. I dipendenti godevano di un sistema sanitario all’avanguardia, completamente gratuito, che includeva cure dentistiche e specialistiche. Era previsto anche un programma di prestiti agevolati per l’acquisto della casa. Vi era inoltre un forte impegno culturale: durante la pausa pranzo, la fabbrica si trasformava in un centro culturale: attori, musicisti e poeti si esibivano regolarmente per i dipendenti e la biblioteca aziendale era una delle più fornite di Italia con migliaia di volumi disponibili gratuitamente. L’azienda organizzava conferenze, dibattiti e proiezioni cinematografiche. L’ arte era parte integrante della vita aziendale e molti artisti venivano assunti per lavorare nel dipartimento di design, creando non solo prodotti ma anche materiale pubblicitario e pubblicazioni aziendali “La fabbrica non può guardare solo all’indice dei profitti. Deve distribuire ricchezza, cultura, servizi, democrazia” diceva Adriano Olivetti.
Il Centro Servizi Sociali era il cuore pulsante della comunità e l’edificio ospitava spazi che creavano un senso di grandiosità e unità.
La fabbrica era un luogo “Umano” per essere strumento di realizzazione e non fonte di sofferenza. Cortili con alberi nel giardino per offrire anche allo sguardo spazi di libertà.
Che dire poi dell’asilo nido Olivetti, nascosto da siepi di bosso e protetto dalla strada con un’architettura che incoraggiava l’apprendimento attraverso l’esplorazione.
Infine come non ricordare il complesso La Serra: enorme centro culturale che comprendeva un auditorium, un cinema, un hotel e un ristorante.
Questa era la visione di Olivetti per la sua azienda, per i suoi dipendenti e per Ivrea.
E poi, Ferrero ad Alba e Cuccinelli, per restare nel campo del lusso.
Come ha potuto una città come Valenza non pensare in grande come loro, come possono le aziende, anche le più prestigiose avere uffici sparsi per condomini anonimi?
Questi, a mio modesto avviso alcuni perché di una e di tante crisi annunciate a Valenza, una città che ricorda sempre più Diomira, la città di Calvino dove per prendere un caffè ai tempi dei miei 20 anni si prendeva la macchina e si andava a Genova, così…
La città che non ha un Hotel e la cui stazione dista due km dal centro ed anche la città senza un Ospedale…
Prodomi di una crisi a cui si aggiungono senza dubbio i temi geopolitici legati alle guerre in corso.
Valenza la città del gioiello e dell’oro che non può ancora brillare.
Credo che la scuola in quanto luogo dell’istruzione e formazione per eccellenza possa e debba essere parte in causa in questo momento di crisi ragion per cui siamo pronti a promuovere un tavolo di confronto permanente con tutte le rappresentanze sindacali, politiche e di categorie per progettare un nuovo futura in una nuova Valenza.