Un vino rosso tortonese fra i migliori del ‘New York Times’
Eric Asimov ha scelto il rosso di 'Oltretorrente', cantina di Paderna, fra le migliori bottiglie a livello mondiale sotto i 20 euro
PADERNA – La sorpresa è grossa, ma nemmeno troppo perché da tempo chi lavora per la promozione del territorio tortonese sottolinea la grandezza non solo del più celebre Timorasso ma anche dei vini rossi prodotti dalle uve nere locali.
Eric Asimov – nipote del ben più celebre Isaac – ha scelto le migliori bottiglie di vino rosso sotto i 20 euro e le ha pubblicate in un articolo sul New York Times: fra di loro c’è il ‘Rosso’ di Oltretorrente, cantina di Paderna gestita da Chiara Penati e Michele Conoscenti nata relativamente da poco ma che ha saputo affascinare con il sapore del suo prodotto il palato del critico statunitense.
Un vino specchio del territorio
“Il nostro lavoro in cantina – dicono da Oltretorrente – è quello di accompagnare rispettosamente il processo che porta le nostre preziose uve a diventare un vino che sia il più possibile specchio del territorio, della vigna e dell’annata da cui proviene. La complessità derivante dalle vigne vecchie e soprattutto dalle molte varietà in esse presenti non è incanalata verso espressioni più semplici e le macerazioni delle uve rosse sono molto lunghe, cercando però di non perdere la spontaneità dei vini. L’affinamento è sempre sulle fecce, per migliorare la complessità e la stabilità dei vini in modo naturale.
L’acidità naturalmente presente nelle principali varietà con cui lavoriamo non è mascherata, le fermentazioni malolattiche nei bianchi non sono bloccate ma neanche favorite. Mineralità e freschezza sono preservate gelosamente lavorando solo uva bianca intera non diraspata. Ci piace l’impronta che le vasche di cemento danno ai nostri vini. Le fermentazioni sono quasi sempre spontanee e l’unica aggiunta è quella di solforosa, in quantità modesta e ponderata”.
Un mix di sapori locali
Il ‘Rosso’ è formato prevalentemente da uve Barbera per il 90 per cento circa e Dolcetto per il 10 per cento; a loro si aggiungono Croatina, Freisa, Slarina, Cigliegiolo e altre varietà aromatiche nei filari di vigne che hanno dai 30 ai 60 anni di età. “Il nostro obiettivo – proseguono Chiara e Michele – è trovare un equilibrio tra il mantenimento della tradizione che i vecchi contadini ci hanno lasciato in eredità, come per esempio le vasche in cemento, e la produzione di vini di qualità, da vigna vecchia e con un approccio biologico, che è secondo noi il miglior modo per esprimere la storia, il suolo e l’identità di quest’area.
Le vigne vecchie necessitano di più lavoro durante la potatura per correggerne il sistema di allevamento in modo da promuovere la longevità al posto della produttività, i pali si rompono e vanno sostituiti, infine ovviamente le rese sono inferiori. Ma niente più dei genotipi originali della zona (invece dei cloni acquistati in vivaio) può dare un’autentica espressione del terroir, con vini unici e non riproducibili altrove”.
Il Tortonese sta crescendo
Un riconoscimento prestigioso, se si pensa che l’unico altro rosso italiano presente nella lista è un Chianti, denominazione decisamente più conosciuta e che parte già con una serie di suggestioni legate proprio alla zona di produzione. Un altro grande successo del mondo vinicolo tortonese, che continua nella sua opera di ‘volano’ per l’enconomia locale.