“M – il figlio del secolo”
L'autore di "L'ora più buia" dà vita a un affresco potente e magmatico sull'ascesa al potere di Benito Mussolini, dal romanzo di Antonio Scurati, premio Strega 2019
Un potente affresco corale
A quattro anni da Cyrano (2021) – film candidato all’Oscar per i migliori costumi dell’italiano Massimo Cantini Parrini (con lui anche in quest’ultimo lavoro), con cui Wright traspone sotto forma di musical l’universale commedia di Edmond Rostand – Wright torna dapprima alla ribalta della Mostra del Cinema di Venezia, lo scorso settembre, poi sulla piattaforma di Sky, dove esplode componendo un potente affresco corale sulle origini del fascismo.
La fonte di riferimento è il primo volume del mastodontico lavoro letterario di Antonio Scurati, premio Strega nel 2019; il periodo storico la fase che si schiude con la fondazione dei Fasci italiani, nel 1919, culminando – nel gennaio 1925 – con il tristemente celebre discorso in Parlamento di Mussolini, l’attribuzione della responsabilità “morale” dell’omicidio del deputato socialista Giacomo Matteotti e il conseguente inizio del Ventennio fascista.
Per restituire al pubblico internazionale (e specie a quello italiano) la storia di uno dei periodi più bui del Novecento, Wright si avvale dello stile che più lo contraddistingue: pop e iperrealista, abnorme e grottesco, con lunghe scene di massa influenzate dal musical, simbolismi ed espressionismi evidenti, sguardi dritti in macchina (vedi quelli del Duce e della moglie Rachele, a uso e consumo di uno spettatore che deve essere opportunamente “informato” sui retroscena del racconto ufficiale), scenografie iperboliche e persino il teatro dei burattini a lui – cresciuto nella scuola londinese di marionette dei suoi genitori – tanto caro.
Lo sguardo in macchina di Benito Mussolini – Luca Marinelli
Un gigantesco Luca Marinelli
«Durante le riprese avrei voluto essere lanciato su qualche altro pianeta. Abbiamo parlato della nostra storia, che forse è la cosa più dolorosa e sono felicissimo di quello che abbiamo fatto. (…) Alcune scene mi hanno colpito particolarmente, come quelle che abbiamo girato in Parlamento, anche lì Mussolini non celava nessuna delle sue mire, abbiamo ripreso i discorsi fatti da lui e per me ripetere quelle parole è stato qualcosa di veramente spaventoso».
L’appena quarantenne Luca Marinelli – già vincitore di un David di Donatello e di un Nastro d’argento nel 2016 come miglior attore non protagonista per Lo chiamavano Jeeg Robotdi Gabriele Mainetti, oltre che di un altro Nastro d’argento nel 2023 per Le otto montagne di Felix Van Groeningen e Charlotte Vandermeersch e della Coppa Volpi nel 2019 per Martin Edendi Pietro Marcello – rende con una versatilità straordinaria, istrionica, a tratti perversamente caricaturale, la complessità della figura di Mussolini, tutto toni roboanti e proclami, o – al contrario – incertezze, indecisioni, trasformismi di comodo sbandierati all’uopo e “voltagabbanismi”.
Un primo piano di Luca Marinelli nei panni del Duce
Benito e le altre
Anche il resto del cast si dimostra all’altezza del compito, in particolar modo Barbara Chichiarelli, la Livia Adami di Suburra-La serie, qui nei panni della giornalista e critica d’arte Margherita Sarfatti, amante e accanita sostenitrice di Mussolini durante la sua ascesa, seducente e ambigua, e Benedetta Cimatti, romagnola, proveniente in massima parte dalla serialità televisiva, che esprime in questa fiction la propria versatilità, arricchendo la sua Rachele di sfumature e toni.
Non è stato facile – come racconta a “Vanity Fair” in un’intervista dello scorso primo febbraio – e il suo approccio al personaggio è passato attraverso diverse fasi: «Prima la rabbia perché mi dicevo “ma come è possibile che una donna abbia voluto sopportare tutto questo?”. Poi c’è stata una grande pena e, infine, tantissima tristezza perché stiamo parlando di una vittima di un uomo dal narcisismo patologico che ha questo costante bisogno di sentirsi riconosciuto, desiderato e che considera le donne come qualcosa di sua proprietà, di cui disporre a suo piacimento. Tutte le sue donne sono vittime: le incanta e poi le respinge. E, inquadrando questo comportamento in un contesto più ampio, arriva a relegarle in una posizione sociale di inferiorità, privandole dell’uguaglianza politica e istituzionale».
Benito Mussolini (Luca Marinelli) e Margherita Sarfatti (Barbara Chichiarelli)
M – Il figlio del secolo
Origine: Italia, Francia, 2024 (id., 50′ x 8 episodi)
Ideazione: Joe Wright, Stefano Bises, Davide Serino
Fotografia: Seamus McGarvey
Montaggio: Valerio Bonelli
Musica: Tom Rowlands
Cast: Luca Marinelli, Francesco Russo, Barbara Chichiarelli, Benedetta Cimatti, Federico Majorana, Gaetano Bruno, Fulvio Falzarano, Massimo De Lorenzo, Lorenzo Zurzolo, Federico Mainardi, Vincenzo Nemolato, Gianmarco Vettori, Gabriele Falsetta, Maurizio Lombardi
Produzione: The Apartment, Pathé, Fremantle, Cinecittà S.p.A., Sky