Riboldi sui medici in intramoenia: «Priorità abbattere le liste d’attesa»
L’assessore alla Sanità replica ai sindacati: «Applicare la legge non è arroganza. Nessuna delegittimazione, ma attenzione ai pazienti»
TORINO – L’assessore regionale alla Sanità Federico Riboldi risponde alle critiche delle sigle sindacali dei medici dirigenti. L’accusa? Delegittimare la professione e agire con arroganza sul tema dell’attività intramoenia.
«Quella che i sindacati scambiano per arroganza – dice Riboldi – è in realtà una ferma volontà di abbattere le liste d’attesa. Problema che i cittadini ci segnalano quotidianamente. Non possiamo ignorare che tra l’8 e il 12% delle persone ha dovuto rinunciare alle cure, specialmente i più fragili. Questa è un’emergenza che richiede risposte concrete».
Intramoenia e liste d’attesa: il quadro normativo
Il nodo della questione è la regolamentazione dell’attività intramoenia, ovvero le visite a pagamento svolte dai medici in ospedali pubblici. Riboldi ricorda che la normativa nazionale (DL 73/2024, convertito nella legge 104/2024) consente l’intramoenia, ma prevede la sua sospensione in caso di liste d’attesa eccessive.
«Applicare la legge non è arroganza – precisa l’assessore – e la sospensione dell’intramoenia sarebbe solo l’ultima soluzione. Adottata dopo aver attivato altre misure, come i turni volontari serali e festivi, per i quali le Aziende sanitarie stanno già raccogliendo disponibilità».
Riboldi: «Valorizziamo i medici, nessuna delegittimazione»
Riboldi rigetta l’accusa di voler delegittimare la categoria medica. «Ho dichiarato pubblicamente che nel caso dell’inchiesta sulla gestione dell’intramoenia alla Città della Salute, le eventuali irregolarità riguardano una piccolissima minoranza di professionisti. Il nostro obiettivo è valorizzare il lavoro dei medici e garantire ai cittadini tempi di attesa accettabili per le cure».