I sindacati e lo sciopero di lunedì 10: “Abbiamo paura per il futuro di Amag”
Le tre sigle unite chiedono chiarezza alla dirigenza: "Manca il piano industriale, i lavoratori non sanno che fine faranno. E la responsabilità è anche politica"
ALESSANDRIA – “Abbiamo paura per il futuro del Gruppo Amag. Che fine faranno i lavoratori con le cessioni delle reti gas e la costituzione della nuova società consortile per l’Acqua? Che ne sarà della holding? E, guardando al presente, perché ancora non è stato presentato il piano industriale?”.
Sono tante le domande rivolte da Cgil, Cisl e Uil alla più importante partecipata del Comune di Alessandria, alla sua dirigenza “e anche alla maggioranza politica dell’Amministrazione”, come specifica il segretario generale della Cgil Franco Armosino.
Tutto ciò, per spiegare i motivi dello sciopero di 8 ore proclamato per lunedì 10 febbraio, con sit-in all’ombra di Palazzo Rosso dalle 10 alle 12.
Iennaco: “Inutile è stato andare dal prefetto?”
“Allora è stato inutile andare dal prefetto per cercare di trovare una soluzione?”. Maria Iennaco, segretario generale della Filctem Cgil Alessandria, ricorda che “noi abbiamo dato un enorme valore a quella giornata. Accogliendo anche la proposta del prefetto Vinciguerra di non proclamare sciopero e aspettare la data del 20 dicembre per vedere il piano industriale del Gruppo”.
“Peccato – aggiunge – che nessuno a oggi abbia ancora visto nulla. E pure i consulenti di MoveOnTeam, che anche secondo il voto del Consiglio comunale avrebbero dovuto interrompere i loro rapporti, sono lì. Così non ci siamo nemmeno stupiti quando, il 16 gennaio, al nuovo confronto, i nostri dubbi non hanno trovato risposta da parte dell’Ad Rava. Di conseguenza, lunedì saremo insieme ai lavoratori che sono preoccupati per il loro domani. Tutti abbiamo forti dubbi su ciò che sarà il giorno dopo le vendite in programma. E, purtroppo, siamo delusi ma non stupiti da quanto stiamo vedendo”.
Marengo: “Basta discriminare il passato”
Rincara la dose Roberto Marengo della Femca Cisl: “Per la prima volta mi trovo, a seguito di una convocazione emanata da un prefetto per equilibrare un conflitto, a ricevere in risposta una lettera che per educazione definisco buffa. Ma io credo che l’azienda, adesso, debba smetterla di discriminare chi c’era prima e di andare contro i propri dipendenti”.
“Nulla di quanto ci era stato anticipato è stato portato avanti – evidenzia -. Se poi il piano industriale tanto atteso altro non è che l’atto di indirizzo del Comune, a noi non va bene. Perché cosa si farà con i soldi incassati dalle cessioni previste? E quando quei soldi saranno terminati?”.
Di Gregorio: “Lavoratori spostati di continuo”
“Si continuano a spostare lavoratori dalla holding – sottolinea Gianni Di Gregorio, segretario generale Uiltec -. Ma oggi ne abbiamo ben 128 a Reti Idriche, che è sovradimensionata. Cosa ne sarà di loro con la nuova società consortile? E i 27 rimasti almeno al momento nella holding, che compiti avranno? Cimitero, case popolari… Ne abbiamo sentite tante. Ma di concreto, nulla“.
“Noi – conclude – di mestiere non facciamo assunzioni: cosa c’entriamo col passato? Parlar male dei dipendenti non è mai bello. E, visto che la dirigenza ci ha tirato in causa, le nostre prime preoccupazioni risalgono al 2021, con la vendita di Alegas a Iren. Abbiamo chiesto il piano industriale ai vertici che sono arrivati dopo: mai visto alcunché. Può essere normale?”.