"Academy del lusso fiore all'occhiello per il Distretto orafo valenzano"
ALESSANDRIA - "Academy del lusso? Il riconoscimento del presidio sarà un nuovo fiore all'occhiello per il Distretto orafo valenzano. Una…
VALENZA – Il distretto di Valenza sta soffrendo, come certifica il numero esorbitante di lavoratori in cassa integrazione (2.357).
Per cercare soluzioni, lo scorso 29 dicembre l’assessore regionale al Lavoro, Elena Chiorino, ha incontrato Confindustria, artigiani e sindacati. Un vertice dal quale è emersa la necessità di avere un resoconto più puntuale sull’andamento del comparto, cosa possibile dopo ulteriori assemblee preludio a un nuovo incontro, già in calendario per il 6 febbraio.
Sul ‘Piccolo’ di stamani, (qui potete leggere l’approfondimento) l’assessore Chiorino fa il punto della situazione. E, sempre stamani, alle 10.30 in Confindustria, si svolgerà un confronto preliminare in cui le varie parti in causa diranno la loro, sempre nell’ottica di “fare fronte comune” a un problema che non si può sottovalutare.
“La cassa prevista per ogni azienda è di 26 settimane – spiega Alberto Pastorello, rappresentante dei metalmeccanici della Uil – Significa, ad esempio, che se una ditta di cinque persone mette in cassa un dipendente per 26 settimane, appunto, questi, da solo, divora l’intera disponibilità della ditta stessa. Al termine del periodo, si può usufruire ancora di un sostegno economico, ma poi il rischio forte è che il dipendente in questione se ne stia a casa, senza stipendio e senza sussidi, ammesso che non venga licenziato e, dunque, possa beneficiare della Naspi”.
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Non è un quadro allegro. E i più penalizzati sono quegli artigiani diventati contoterzisti che, cioè, lavorano per i brand più importanti. Con il prezzo dell’oro salito alle stelle e con le congiunture geopolitiche, i piccoli rischiano di essere stritolati.
“I grandi gruppi – aggiunge Pastorello – non risentono del problema, così come non è coinvolto l’artigiano che realizza il prodotto, il pezzo unico. Diverso è il discorso per gli altri. Io non so come si sia finiti in questa situazione, né chi ha responsabilità. Certamente, però, una domanda ce la dobbiamo porre: i grandi gruppi sono i benvenuti e hanno aiutato a superare la crisi, ma adesso che si fa?”.