“Giurato numero 2”: iI rigore dello sguardo
Il 94enne Eastwood propone una pellicola dallo sguardo acuto e indagatore tra le pieghe della giustizia, tra responsabilità e colpa
A tre anni di distanza da “Cry Macho” (2021), Clint Eastwood, 94enne dotato di uno sguardo ancora estremamente acuto sul mondo e sull’uomo, oltre che di un altrettanto rigoroso senso morale, ritorna sul grande schermo con un legal thriller di grande asciuttezza e impatto narrativo.
Il ritorno di un grande vecchio del cinema
Le riprese del film, iniziate nel giugno 2023 tra Savannah in Georgia e Los Angeles, hanno subito un’interruzione per via di uno sciopero a luglio di quell’anno, per poi riprendere in novembre e concludersi ad aprile 2024. Un impegno notevole per Eastwood, che in una recente intervista a “Metrograph” ripresa da “Movie Player”, ha dichiarato: «Non è uno sport intellettuale, è un mestiere emotivo. A volte ti piace una sceneggiatura e vuoi farla come attore, a volte ti piace una sceneggiatura perché pensi che vorresti anche dirigerla. Hai un’idea per determinati progetti e vuoi assicurarti di lasciare il segno su di essi, perché se li affidi a qualcun altro, potrebbero iniziare a vedere le cose in modo diverso».
Il dilemma Verità-Giustizia
Nel suo 40esimo lungometraggio Eastwood si allontana dalle atmosfere ironicamente nostalgiche di “Cry Macho”, per calarsi nel ritmo serrato e teso di una storia che evidenzia per la sua intera durata l’irrisolto conflitto tra Verità e Giustizia, raccontato tramite una pluralità di prospettive e sguardi.
Il personaggio attorno al quale questo dilemma si coagula è quello del giornalista con un passato da alcolizzato Justin Kemp (il bravo e sufficientemente nervoso Nicholas Hoult, già visto nel 2023 in “Renfield” per la regia di Chris McKay, e che prossimamente ritroveremo in “Nosferatu” di Robert Eggers e “Superman” di James Gunn), prescelto dal tribunale di Savannah in Georgia come giurato in un momento delicato della sua esistenza: sua moglie Allison (Zoey Deutsch) è al settimo mese di una gravidanza a rischio.
Il caso da giudicare, peraltro, si presenta di per sé piuttosto complesso, legato com’è al presunto femminicidio della giovane e avvenente Kendall (Francesca Eastwood) da parte del suo fidanzato James (Gabriel Basso), in seguito a una lite accesa all’uscita di un locale notturno. La ricostruzione della vicenda, orchestrata dall’avvocatessa dell’accusa Faith Killebrew (Toni Collette), candidata al ruolo di procuratore distrettuale, attraverso i racconti dei testimoni oculari, sembrerebbe scivolare con facilità verso la condanna dell’imputato, ma con suo grande sgomento Justin inizia a sospettare di essere stato lui stesso involontario testimone (se non responsabile) di un epilogo differente. Da qui inizia la vertiginosa discesa dell’uomo nel precipizio del senso di responsabilità e colpa: tra le loro spire, pensiero e agire si scindono, in una lacerante oscillazione.
La parola al testimone
Eastwood torna – dopo le ultime prove più lievi (pensiamo anche a “Il corriere-The Mule”, del 2018) – al rigore geometrico della sua narrativa cinematografica, finalizzata a raccontare un uomo contemporaneo sempre più impegnato a gestire gravi dilemmi morali, relazioni complesse con l’Altro, voragini interiori. Dopo i protagonisti di pellicole quali (andando a ritroso nella sua vastissima filmografia, a partire dal 2019) “Richard Jewell”, “Sully”, “American Sniper”, sino al colossale e spartiacque “Gran Torino”, non fa eccezione quest’ultimo, testimone in crisi di una verità che corre il forte rischio di venire alterata, piegata al compromesso diplomatico e politico, oppure – più banalmente ma con conseguenze non meno letali – alle esigenze di vita.
La regia del cineasta di San Francisco può apparire fin troppo classicamente ancora agli stilemi del genere, eppure è efficace nel tratteggio della temperie della storia come dei personaggi che la abitano, con atmosfere che ricordano il Sidney Lumet di “La parola ai giurati” (1957) e l’hitchcockiano “Il caso Paradine” (1947). «Dopo che realizzi alcuni film che hanno un discreto successo, le persone ti restano fedeli», chiarisce ancora Eastwood nell’intervista per “Metrograph”. «Spetta al pubblico rispondere. Per me è ancora una volta una relazione emotiva. Hai una storia, ne fai un film. Devi semplicemente provarci. Se pensi troppo a come è successo potresti rovinare tutto. Torno indietro e guardo i film che ho realizzato e potrei facilmente chiedermi: “Perché diavolo ho fatto questo? Non ricordo!”».
“Giurato Numero 2” (Juror #2)
Origine: Stati Uniti, 2024, 114′
Regia: Clint Eastwood
Sceneggiatura: Jonathan A. Abrams
Fotografia: Yves Bélanger
Montaggio: David S. Cox, Joel Cox
Musica: Mark Mancina
Cast: Nicholas Hoult, Zoey Deutch, Megan Mieduch, Toni Collette, Melanie Harrison, Adrienne C. Moore, Drew Scheid, Leslie Bibb, Hedy Nasser, Phil Biedron
Produzione: Dichotomy Films, Gotham Group, Lightnin’ Production Rentals, Malpaso Productions, Warner Bros.
Distribuzione: Warner Bros Italia