Associazioni di volontariato e cooperative: aggiornamento dell'Albo del Comune di Alessandria
Anche gli enti già iscritti dovranno fare domanda entro il 30 aprile
ALESSANDRIA – Ragionando di cooperative, non va benissimo ma potrebbe andare peggio. In provincia di Alessandria le imprese cooperative sono 518; nel 2020 ne erano registrate 619. Dunque abbiamo una flessione del 16.3% (in 4 anni).
I numeri, presentati oggi, rientrano in un’indagine, realizzata in collaborazione con Confcooperative Piemonte Sud, Legacoop Piemonte, Agci Piemonte, che ha avuto per oggetto temi quali l’occupazione, il reperimento di personale, l’intelligenza artificiale, la transizione digitale e le strategie aziendali.
Il calo è dovuto a vari fattori a cominciare dal fattore demografico che ha inciso non poco. Inoltre, è stato rilevato, le cooperative piccole fanno fatica a sopravvivere dunque solo le più grandi e strutturate (magari anche all’avanguardia) riescono a difendersi bene.
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Anche gli enti già iscritti dovranno fare domanda entro il 30 aprile
Nella provincia di Alessandria il maggior numero delle cooperative si dedica al settore costruzioni; al secondo posto della graduatoria c’è il comparto della sanità, che è secondo anche in provincia di Asti dove, però, spicca al vertice il settore agricoltura.
Ad Asti sono molto più numerose le cooperative gestite da stranieri, “per l’ottimo lavoro svolto dalla Prefettura che ne ha favorito la valorizzazione”, come ha spiegato Barbara Daniele della Legacoop. Il “boom” (o presunto tale” delle costruzioni è dovuto al fattore “superbonus”.
Ma c’è un altro aspetto da sottolineare: “Il Covid – è stato rilevato – ha generato un diverso approccio al mondo del lavoro. Ora si cercano più comodità e agevolezza, quindi è più difficile reperire manodopera”.
Da segnalare anche che “il 45% delle cooperative non ha una strategia sul lungo periodo: si guarda all’urgenza, senza alcuna visione prospettica”.
Secondo Marco Cavallero di Confcooperative, “bisogna fare i conti anche con le cooperative non associate, che sono fuori da ogni controllo”. Controllo che, invece, è rigoroso – così assicurano – con chi è socio, per scongiurare lavoro irregolare e paghe poco dignitoso. “I lavoratori delle nostre cooperative – ha aggiunto Cavallero – percepiscono più del salario minimo“.
Ulteriore contributo l’ha dato Edoardo Battaglia di Agci Piemonte: “Bisogna investire sui giovani, che sono ancora troppo pochi, tenuto conto che noi con ‘giovani’ intendiamo gente fra 30 e 40 anni”.
All’incontro, svoltosi alla Camera di commercio, ha partecipato anche Gian Paolo Coscia, presidente di Unioncamere che si è augurato una crescita del sistema delle cooperative “perché è fondamentale nell’economia del territorio”.