Utopie e distopie
Le utopie del passato, le distopie del presente, il lungotermismo del futuro: come la tecnologia ne cambia le caratteristiche
La storia della letteratura e della filosofia è percorsa di utopie: la Storia Vera (sic) di Luciano di Samosata, la Repubblica di Platone, la Città del Sole di Tommaso di Campanella, l’opera con lo stesso nome di Tommaso Moro solo per citare i ricordi che mi restano del liceo: forse perché si stava peggio, si avvertiva il bisogno di sognare e raccontare il meglio. Salvo i pochi intellettuali citati, gli Antichi non credevano però alle Utopie. Per loro l’età dell’oro era alle spalle: sono il Cristianesimo prima e la Modernità poi ad aver introdotto uno sguardo ottimista sul futuro per quanto consapevoli dei costi che il progresso avrebbe creato.
Venendo ai nostri giorni, o quasi, il Novecento si è incaricato di dare vita agli aspetti più oscuri delle utopie e, sulla via per realizzare l’Uomo Nuovo, c’è mancato poco che facessero scomparire tutti gli altri. Da allora in poi, a partire da Isaac Asimov, il pensiero utopistico si è trasferito nello spazio e da allora i film di fantascienza hanno rappresentato con tratti più o meno amichevoli gli alieni a seconda della distensione che viveva in quel momento la Guerra Fredda.
Dall’utopia alle distopie
Navigando sulle principali piattaforme di streaming, di utopia non si parla, ma di distopie ce ne sono in abbondanza: forse per esorcizzarne le cause presenti, i mondi delle serie più famose sono creati più da crisi climatiche, virus scappati dai laboratori e Intelligenze Artificiali che prendono il sopravvento che dalle invasioni aliene degli anni ’90.
Dalle parti della Silicon Valley al termine utopia è stata infine sostituita la visione del “Lungotermismo” per dare l’idea che basta attendere: la tecnologia è inesorabile nell’imporsi sulla società. Si tratta di un orizzonte nel quale i costi sociali e ambientali di breve e medio periodo che la tecnologia può produrre saranno più che compensati dagli effetti promessi per tutti dalla terza rivoluzione industriale. Verrebbe da chiosare che ai posteri è data l’ardua sentenza se non che le politiche da adottare oggi per regolamentare gli effetti di domani sono la grande sfida di questa generazione.
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