Il faretto di Truman
Gli algoritmi regolano la nostra vita digitale, ma risultano incapaci di gestire gli imprevisti: anche per questo non possono sostituire l'Intelligenza Umana.
Ricordate come erano le caselle di posta elettronica di un tempo? Leggere le mail era uno slalom gigante alla ricerca dei veri messaggi fra decine di proverbiali richieste di denaro da parte di sedicenti principi nigeriani, comunicazioni commerciali di ogni tipo, inviti a ricorrere a pillole ed espedienti di ogni ordine e grado.
Ci è voluto il Machine Learning per migliorare questa esperienza e per inviare i messaggi di spam nell’apposita cartella: oggi ci accorgiamo che sono state automaticamente segnalate newsletter che noi non abbiamo contrassegnato come spam, ma che gli algoritmi, sul base del comportamento di altri utenti, hanno riconosciuto come tali.
Che dire invece della homepage di Facebook? Qualche anno fa, vi era uno spazio dedicato ad informarci di ogni like, commento, evento pubblicato da ogni nostro singolo amico. È stato poi necessario un algoritmo per estrarre un senso da questo flusso disomogeneo di informazioni per concentrarsi sulle cose rilevanti e proporre a ciascuno una homepage accattivante.
La casualità e l’Intelligenza Artificiale
Certo, qualche volta, gli algoritmi, sia quelli che gestiscono le e-mail che quelli che ordinano le informazioni possono sbagliare: per quanto sia “diversamente giovane”, le pubblicità di dentiere non mi paiono (ancora) interessanti quando vado su un social network. Del resto, anche nella rappresentazione perfetta della vita del Truman Show, un faretto che cade dal soffitto di scena apre uno squarcio possibile sul cambiamento: forse per questa ragione, gli algoritmi che reggono l’esplorazione dei contenuti talvolta introducono un contenuto differente, alla ricerca di nuovi filoni di immagini o video che potrebbero interessarci.
La casualità è un limite degli algoritmi così come l’imprevisto è una variabile che l’Intelligenza Artificiale ha difficoltà a gestire. Secondo una recente ricerca pubblicata sull’Harvard Business Review, ChatGPT si è rivelato competitivo nell’affrontare problemi conosciuti, ma totalmente inabile a confrontarsi con quelle circostanze, come la pandemia, che portano a ridiscutere ogni decisione in forme nuove. L’AI Generativa non è in grado di fronteggiare quello che in economia si chiama “il Cigno Nero”. Chissà, forse perché lo è.