La Villa Pastore di Valenza
Mistero e leggenda di un luogo considerato da molti maledetto
VALENZA – Appena fuori dalla città di Valenza, nella suggestiva zona collinare che si estende verso il paese di Pecetto, lungo la strada Doglia San Zeno, sorge un imponente rudere abbandonato, come tanti altri che costellano il paesaggio di queste terre. Situata su un’altura che domina l’abitato di Valenza, questa fatiscente costruzione è ciò che rimane della Villa Pastore, un tempo dimora di una delle famiglie più prestigiose e influenti della zona. La villa, avvolta in un’aura di mistero e leggenda, è considerata da molti come un luogo maledetto. Questa convinzione ha alimentato negli anni un crescente fascino e attrazione nei confronti della struttura, che è diventata meta ambita di studiosi del paranormale, sensitivi, curiosi e appassionati di fenomeni soprannaturali.
Nonostante il degrado e l’abbandono in cui versa, la villa continua a esercitare un forte richiamo, quasi come se nascondesse segreti e misteri inviolabili. Le origini e la storia di questo luogo affascinante sono avvolte in un velo di incertezza e di difficile ricostruzione. I racconti e le leggende che si tramandano di generazione in generazione spesso si mescolano con la realtà, rendendo difficile distinguere ciò che è effettivamente accaduto da ciò che è frutto della fantasia popolare e dell’immaginazione.
Secondo le informazioni più attendibili, la villa fu edificata tra il 1835 e il 1845 su progetto dell’ingegnere valenzano Pietro Antonio Pastore, che la volle costruire sopra le rovine di qualcosa di ancora più antico, di cui però oggi non rimane alcuna traccia. Nonostante i secoli di storia e le diverse vicissitudini che hanno segnato l’evolversi della villa, essa continua a esercitare un fascino irresistibile, attirando visitatori da ogni parte, desiderosi di svelarne i misteri e di entrare in contatto con le forze soprannaturali che, secondo la leggenda, ancora vi aleggiano. Pazienza, sono le moderne conquiste della nostra società, che spingono gli individui a cercare risposte ai grandi interrogativi dell’esistenza anche in luoghi misteriosi e dimenticati come questo. Sono sprezzantemente definiti da tanti la tribù dei fobici che prende fischi per fiaschi e lucciole per lanterne.
Sulla proprietà, oltre alla stalla e al fienile, si ergeva maestosa la villa padronale dei Pastore. Questa imponente dimora a pianta rettangolare si sviluppava su due piani ed era interamente costruita in mattoni, conferendole un aspetto solido e maestoso. L’architettura della villa presentava numerosi richiami allo stile medievale dei castelli nobiliari, enfatizzati da eleganti merlature che coronavano la struttura. Gli esterni erano ulteriormente impreziositi da delicati mosaici colorati, che creavano un suggestivo contrasto cromatico con il rosso degli intonaci. Finestre ampie e archi a tutto sesto interrompevano ritmicamente le facciate, donando luminosità e ariosità agli ambienti interni. A dominare la scena erano le due possenti torri angolari, vere e proprie sentinelle che si stagliavano contro il cielo, conferendo all’insieme un aspetto imponente e maestoso, quasi come un antico maniero. Questo grandioso complesso architettonico rifletteva il potere e l’agiatezza della famiglia Pastore, padroni di questa magnifica proprietà.
Oggi la maestosa struttura versa purtroppo in condizioni fatiscenti, completamente sommersa e inghiottita dalla fitta vegetazione che la circonda. L’edificio, ormai in completo abbandono e pericoloso, sembra quasi voler scomparire tra le fronde rigogliose che lo avvolgono inesorabilmente. Le due torri e i piani superiori risultano inaccessibili, ma all’interno si possono ancora intravedere i resti di antichi decori murali, maestose testimonianze di un passato glorioso. Scendendo con cautela la piccola collina che si trova davanti al secondo edificio, ci si imbatte nell’ingresso di una delle gallerie sotterranee, che conduce verso un profondo pozzo di almeno dieci metri di profondità. La porta della cantina è aperta, ma la parte interrata del primo edificio è ormai impraticabile e inaccessibile. Alcuni dicono che in questa zona ci fosse un tempo un passaggio segreto che conduceva fino a piazza del Duomo ma oggi non ne rimane più traccia. Tra i due edifici giacciono i resti arrugginiti di un vecchio aratro e alcuni frammenti dei balconi in ferro, testimonianze tangibili di un passato ormai lontano. Nonostante rimangano solo poche macerie a ricordare l’antico splendore di questo luogo, l‘atmosfera che lo pervade è ancora carica di mistero e di una cupa, surreale suggestione. Poco distante, a sinistra degli edifici, si trova un piccolo laghetto circondato da una ringhiera, nei pressi del quale è situata la tomba della piccola Elisa Pastore, una triste e commovente presenza che aggiunge un tocco di malinconia a questa scena già impregnata di memorie del passato.
Terribili morti violente, forse quattro vittime in totale: una profonda pena o una sagace mascherata? La leggenda locale narra che se si osasse avvicinarsi alla villa di notte, si potrebbero udire i lamenti strazianti della povera bambina e dei due operai scomparsi tragicamente, accompagnati dalla melanconica musica di un pianoforte che sembra fluttuare nell’aria. Si racconta inoltre dell’inspiegabile sorte di una bambina che, guidata da uno spirito misterioso, sarebbe arrivata fino alla villa abbandonata. Una volta entrata, la piccola sarebbe rimasta talmente scioccata e terrorizzata da quanto visto o percepito, da rimanere completamente muta per il resto dei suoi giorni. Alcuni sostengono che la villa sia maledetta, teatro di eventi soprannaturali e sinistri. Circolano voci secondo cui le anime tormentate dei defunti ancora vagano tra le mura, intrappolate in uno stato di limbo, condannate a rivivere all’infinito la tragedia che le ha strappate alla vita. Un velo di oscurità e inquietudine avvolge questa dimora, attirando gli spiriti più coraggiosi e curiosi, ma respingendo chiunque cerchi di addentrarsi nei suoi segreti più profondi. La villa nasconde così innumerevoli misteri, destinati forse a rimanere sepolti per sempre nel silenzio.
La sua leggenda affonda le radici in due tragici eventi che colpirono la famiglia Pastore nell’Ottocento. Nel 1873, la piccola Elisa, figlia dei Pastore, morì all’età di soli due anni per una grave forma di tubercolosi, allora conosciuta come febbre miliare. Questo evento segnò profondamente i genitori, che decisero di costruire una tomba segreta nei sotterranei della villa per accogliere le spoglie della loro amata bambina. Dieci anni più tardi, il destino avverso colpì ancora la famiglia: il figlio maggiore, Giovanni, di soli tredici anni, perse la vita in un drammatico incidente. Il ragazzo, mentre suonava il pianoforte, rimase sepolto sotto il crollo di una parete franata improvvisamente. Sempre secondo la leggenda, i fantasmi dei due bambini tornerebbero ancora a infestare la dimora dei Pastore. Elisa apparirebbe in occasione dell’anniversario della sua morte prematura, mentre il fratello Giovanni si farebbe udire suonare il pianoforte, come un’eco del tragico incidente che lo ha visto protagonista. Nel cimitero di Valenza è ancora possibile vedere la lapide che ricorda la sua breve esistenza, conclusasi all’età di soli tredici anni. Ma la maledizione che grava sulla villa non si sarebbe fermata qui, assumendo nel corso degli anni tinte sempre più oscure e misteriose.
Negli anni Ottanta del Novecento, quando la proprietà passò a nuovi proprietari, si diffuse una tragica notizia che rese un nuovo alone di mistero. Si asserì che durante i lavori di ristrutturazione intrapresi dai nuovi acquirenti, due operai persero la vita in circostanze tragiche, cadendo da un’impalcatura. Questo ulteriore episodio drammatico non fece che alimentare la fama della villa come luogo maledetto, dove gli spiriti dei due bambini Pastore continuerebbero a vagare, tormentando chiunque osi varcare i suoi cancelli. Ma numerose indagini hanno però dimostrato che non vi sono state mai vittime o incidenti mortali durante i lavori effettuati in passato. Ciò confuta definitivamente le voci infondate circolate in merito a presunti operai morti mentre lavoravano nella villa. Anche le dicerie riguardanti i resti di Giovanni Pastore ed Elisa, i figli dei proprietari, sono state smentite da accurate ricerche. Giovanni Pastore, infatti, riposa nel cimitero comunale di Valenza, e non in una tomba segreta all’interno della proprietà, come molti credevano. Allo stesso modo, la piccola Elisa non è sepolta nel giardino della villa, in quanto i Pastore non avrebbero potuto seppellirla lì, essendo obbligati a costruire un apposito mausoleo, che tuttavia non è presente nell’area circostante.
Il semplice cippo commemorativo che si trova nel giardino non costituisce una vera e propria sepoltura, ma solo un simbolo per ricordare il tragico evento. Nonostante queste smentite, permane la sensazione che Villa Pastore e la collina su cui si erge siano attraversate da una misteriosa “energia negativa”, nello spirito e nel corpo. Numerose persone che hanno avuto modo di visitare la villa hanno riferito di aver avvertito un forte malessere e una sensazione di ansia, che tuttavia svaniva non appena ci si avvicinava all’obelisco presente nel giardino, dove invece si percepivano pace e tranquillità. Questo intrigante fenomeno ha alimentato ancor di più le voci e le leggende legate a questa dimora, suscitando un crescente interesse e curiosità tra gli appassionati di misteri e fenomeni paranormali.
Nonostante gli sforzi dei suoi sostenitori, le prove e i dati raccolti nel corso degli anni hanno dimostrato l’infondatezza di queste ipotesi. Numerosi studi approfonditi, condotti da esperti del settore, hanno sistematicamente smentito le premesse e le conclusioni su cui si basavano queste credenze, rivelando lacune e incongruenze significative. Oggi, alla luce del buonsenso, la comunità scientifica internazionale concorda nell’affermare che questa teoria originale non può più essere ritenuta valida alla luce delle attuali conoscenze e scoperte nel campo in questione.