Piemonte: sostegno ai piccoli Comuni per il riutilizzo dei beni confiscati
Il Consiglio Regionale propone misure per facilitarlo. Attualmente solo il 26% dei beni è destinato a fini sociali, e di questi meno del 15% è effettivamente fruito
TORINO – L’audizione della Commissione Legalità del Consiglio Regionale del Piemonte ha evidenziato le criticità legate al riutilizzo sociale dei beni confiscati alla criminalità organizzata. Il presidente Domenico Rossi ha espresso l’urgenza di aumentare il supporto regionale, in particolare per i piccoli Comuni che spesso incontrano difficoltà nel finanziare questi progetti.
I numeri dei beni confiscati in Piemonte
Secondo i dati presentati da Libera, il Piemonte è la settima regione italiana per numero di beni confiscati, ma occupa solo il terzultimo posto per il riutilizzo sociale degli stessi.
Attualmente, solo il 26% dei beni è destinato a fini sociali, e di questi meno del 15% è effettivamente riutilizzato. Questo posizionamento al di sotto della media nazionale riflette le difficoltà specifiche che i piccoli comuni affrontano nel sostenere il co-finanziamento necessario.
Le proposte di supporto ai piccoli comuni
«Per superare questi ostacoli – spiega Rossi – è fondamentale ridurre la soglia del co-finanziamento, che al momento richiede ai Comuni di coprire il 50% dei costi di riutilizzo. In particolare, i piccoli incontrano più difficoltà nel reperire risorse. Uno schema di co-finanziamento ridotto, come applicato in Lombardia, potrebbe incentivare la loro partecipazione».
Rossi propone inoltre una linea di finanziamento specifica per il Terzo settore, fondamentale per gestire i beni confiscati, dando così un ruolo maggiore alle organizzazioni sociali direttamente coinvolte.
Un segnale contro la criminalità
«L’aumento del riutilizzo sociale dei beni confiscati rappresenta un segnale di impegno dello Stato e della cittadinanza nel contrasto alla criminalità», afferma Rossi.
L’obiettivo è costruire una collaborazione costruttiva con il Presidente della Regione e l’assessore competente, al fine di tradurre queste proposte in strumenti concreti per rafforzare il presidio dello Stato sul territorio piemontese.