Quei momenti dedicati a se stessi
Musica e suono hanno il potere di fissare la voce ed insieme alle storie sono il segreto del successo dei podcast
C’è un momento della settimana in cui sono attraversato da un sottile senso di inquietudine: ha luogo, il lunedì mattina, quando il mio cellulare mi propone il calcolo del tempo speso davanti al suo schermo durante la settimana precedente. Con una leggera scrollata di spalle ed una autoassoluzione dovuta al fatto che, con il telefono, ci lavoro, dopo qualche istante, la giornata può ricominciare.
Forse anche per questo vago senso di colpa, ho sempre apprezzato i podcast, contenuti che vengono appunto definiti “screen-free”, ascoltabili mentre si lava i piatti, ci si reca al lavoro, si prende un mezzo pubblico.
I dati dei podcast
Le ultime rilevazioni ci dicono che sono oltre 17 milioni gli italiani che godono, in questi contenuti, della pienezza della voce, del fascino delle storie e di quella sensazione di immersione intima in un ambiente favorito da sigle, musiche e suoni che fissano le parole. Se a farla da padrone sono le notizie e i programmi di intrattenimento, il 23% di chi ascolta podcast, soprattutto donne, apprezza i casi di cronaca nera ed è notevole la percentuale di coloro che, lanciato un episodio, arrivano alla fine, ben l’88%, un dato enorme in un mondo connotato dalla distrazione come quello digitale.
Anche se i podcast stanno diventano sempre di più dei video con voci che diventano volti e audio che si trasformano in canali YouTube, sono contento di realizzare che i miei podcast preferiti hanno non nascono per Spotify, ma per la radio o per le persone che partecipano a una conferenza. La qualità della narrazione, la creatività dei protagonisti sono sostanza che prevale sulla forma e che mi sa concludere con la considerazione che un tempo ascoltavo i podcast per andare a correre, oggi vado a correre per ascoltare i miei podcast preferiti.