Solero: 'Debiti e forte sofferenza psicologica alla base del delitto'
SOLERO - Omicidio di Patrizia Russo: Giovanni Salamone, ha risposto a tutte le domande del Gip Stefano Tacchino (alla presenza…
AGRIGENTO – Patrizia, una donna sempre sorridente. Una persona generosa, pronta ad aiutare chiunque avesse bisogno. Un esempio che rimarrà a lungo, anche se lei, insegnante di sostegno alla scuola media di Solero, non c’è più, uccisa a coltellate dal marito Giovanni, reo confesso.
Il ritratto di una “mamma speciale” è stato tratteggiato dai figli, Francesco, ricercatore universitario in Spagna, e Giuliana, studentessa di Veterinaria a Pisa, durante i funerali che sono stati celebrati oggi pomeriggio ad Agrigento.
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Alle esequie hanno partecipato anche don Mario Bianchi e Andrea Toniato, parroco e sindaco di Solero, paese in cui Giovanni Salamone, 61 anni, e Patrizia Russo, 53 (entrambi originari della Sicilia), vivevano e dove, all’alba di mercoledì scorso, si è consumato un dramma ancora inspiegabile nei dettagli.
“Patrizia aveva un sorriso contagioso ed era presenza che rasserenava le giornate scure – ha detto Francesco – Purtroppo il destino è stato ingiusto con lei, è stata portata via da una violenza insensata, un gesto atroce che lascia un vuoto immenso. Non ci sono parole per descrivere il dolore che proviamo. Vorremmo solo che Patrizia venga ricordata come un’amica sincera e una donna generosa, Noi figli affrontiamo una realtà difficile, ma lo faremo come lei ci ha insegnato perché lei, su questa terra, ha lasciato un segno indelebile”.
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“Mamma è una parola molto semplice, ma dal significato immenso – ha aggiunto Giuliana – Mamma è casa, è una spalla su cui appoggiarsi, è chi incoraggia, chi porge l’altra guancia. Patrizia è stata una persona genuina che ha seminato amore”.
In precedenza, don Giuseppe Cumbo, il vicario generale dell’arcidiocesi di Agrigento che ha celebrato la funzione, ha detto: “Siamo storditi dalle contraddizioni della nostra storia e dai gesti inspiegabili che la insanguinano. Ma siamo anche invitati a continuare a vivere. Feriti dal dolore per tante morti assurde, siamo chiamati a risorgere e a essere promotori di vita”.
Infine, dai figli, il grazie a tutti quelli che li stanno sostenendo sia moralmente che economicamente, compresa la comunità di Solero che ha promosso una raccolta fondi.