Etichettatura: quante nocciole ci sono in una ‘crema di nocciole’?
Sollecitata una regolamentazione chiara su percentuale e provenienza delle nocciole nelle creme per valorizzare il prodotto e tutelare il consumatore
ALESSANDRIA – La crema di nocciole è uno dei prodotti simbolo dell’agroalimentare italiano, amato da grandi e piccini. Tuttavia, la percentuale di nocciole contenute in questi prodotti varia notevolmente, sollevando interrogativi sulla trasparenza e sulla qualità degli ingredienti.
Come evidenziato da Coldiretti Alessandria, una regolamentazione chiara sull’etichettatura sarebbe essenziale per garantire un acquisto consapevole da parte dei consumatori.
La variabilità nella composizione delle creme di nocciole
Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, non tutte le creme di nocciole contengono elevate percentuali di nocciole. Infatti, sul mercato si trovano prodotti con una percentuale che oscilla dal 10% al 100%. Il resto degli ingredienti è spesso composto da zucchero, derivati del latte, cacao e altri elementi come lecitina di soia.
Nei casi in cui la quantità di nocciole è ridotta, queste vengono sostituite da oli vegetali, come olio di palma o olio di girasole, e il sapore viene compensato con aromi artificiali.
La necessità di una normativa chiara
Coldiretti sottolinea l’urgenza di una norma che stabilizza cosa può essere definita come “crema di nocciole”. Includendo sia la percentuale di frutto che la sua provenienza geografica, dato che quest’ultima non è attualmente obbligatoria. Solo pochi produttori, infatti, indicano volontariamente l’origine delle nocciole, nonostante questo ingrediente rappresenti un valore aggiunto per la qualità del prodotto.
L’importanza degli accordi di filiera
Per valorizzare la produzione corilicola piemontese, come affermato dal presidente di Coldiretti Alessandria, Mauro Bianco, “sono fondamentali accordi di filiera tra produttori e aziende agroindustriali virtuose. Un esempio è il recente accordo tra Coldiretti Piemonte e il gruppo dolciario Novi Elah Dufour, che mira a promuovere la produzione locale delle nocciole, offrendo agli agricoltori una prospettiva di medio periodo”.
“La nocciola rappresenta una filiera strategica per il territorio alessandrino – aggiunge Roberto Bianco, direttore di Coldiretti Alessandria – In attesa di una normativa chiara, è essenziale leggere attentamente le etichette per valutare la qualità del prodotto che acquistiamo. Ponendo attenzione sia alla quantità di nocciole che alla provenienza degli ingredienti”.
Un settore da valorizzare
Nonostante il 2024 non si preannunci come anno particolarmente produttivo in termini quantitativi, la qualità delle nocciole piemontesi rimane altissima. Rafforzare la trasparenza e la tracciabilità dei prodotti derivati da questa eccellenza del territorio è fondamentale per garantire ai consumatori un acquisto consapevole. E per tutelare il lavoro degli agricoltori che preservano il patrimonio locale.