Pomodoro cinese in Ue, Coldiretti: “Stop alla concorrenza sleale”
L'associazione alessandrina chiede un'etichettatura d'origine per proteggere la produzione locale
ALESSANDRIA – È emergenza per la produzione di pomodoro in Europa, con l’aumento esponenziale delle importazioni dalla Cina che minaccia la competitività del settore. Mentre l’Italia ha ridotto l’importazione di derivati del pomodoro cinese, gli altri 26 membri dell’Unione Europea hanno visto un incremento preoccupante.
Le lingue sono più che raddoppiate nell’ultimo anno, passando da meno di 50.000 tonnellate nel 2022 a oltre 100.000 tonnellate nel 2023.
Crescita delle cinesi
Il forte incremento dell’importazione di derivati del pomodoro cinese sta destabilizzando il mercato europeo. Secondo le stime, la quantità di derivati importati equivale, in termini di pomodoro fresco, al 10% della produzione totale di pomodoro da industria dell’Ue.
Questo fenomeno è reso ancora più critico dalle denuncia sullo sfruttamento di minoranze etniche e prigionieri politici impiegati nella produzione cinese e dalle diverse normative fitosanitarie applicate.
Pomodoro: necessaria etichettatura di origine
Secondo Coldiretti Alessandria, “è prioritario che l’Unione Europea introduca un obbligo di etichettatura di origine per tutti i derivati del pomodoro, in modo che i consumatori possano riconoscere il luogo di coltivazione del prodotto. Ciò consentirebbe di contrastare lo sleale della concorrenza e di garantire maggiore trasparenza ai consumatori”. Oltre a ciò, si sottolinea “l’importanza di applicare il principio di reciprocità nelle regole produttive per le importazioni. Affinché le stesse norme rispettate dai produttori europei vengano applicate anche ai prodotti importati”.
Impatto sulla filiera italiana
L’Italia, con i suoi 70.000 ettari coltivati a pomodoro da salsa, rappresenta una delle aree più importanti per questa filiera. La provincia di Alessandria , con oltre 3.000 ettari e una produzione che supera 1.300.000 quintali, è una delle aree più vocate.
Tuttavia, la produzione italiana è messa a rischio sia dai cambiamenti climatici, che hanno danneggiato parte del raccolto, sia dall’invasione dei prodotti cinesi. Solo nell’ultimo anno, oltre 85 milioni di chili di derivati del pomodoro cinese sono stati importati in Italia.
Collaborazione per un modello uguale
Mauro Bianco, presidente di Coldiretti Alessandria, ha dichiarato che “è prioritario proteggere le produzioni locali, danneggiate dalle dinamiche di mercato attuali e dalle speculazioni della grande distribuzione. In una bottiglia di passata di pomodoro da 700 ml, venduta mediamente a 1,3 euro, solo l’8% del valore è riconosciuto al pomodoro stesso, mentre la distribuzione commerciale trattiene oltre il 50%”.
Roberto Bianco, direttore di Coldiretti Alessandria, ha aggiunto che “è fondamentale lavorare per promuovere accordi territoriali, capaci di garantire una maggiore trasparenza e un modello di filiera più equo. Collaboriamo con le industrie che vogliono dare valore al pomodoro 100% italiano“.