I successi del Valentia
Un locale che ha fatto la storia della Città del Gioiello, e non solo
VALENZA – Nel 1958 apriva i battenti il Valentia, una sala da ballo che ha fatto epoca non solo in provincia. Nei primi anni, si danzava sia al coperto che all’aperto; in seguito, verranno eseguite notevoli trasformazioni per stare al passo con i tempi e per rispondere sempre meglio alle richieste di un pubblico appassionato e per questo esigente e per non essere abbattuti dalla concorrenza vigente.
Nel maggio del 1957, era stata posata la prima pietra della Casa del Popolo di Valenza, poi denominata Circolo Culturale Rinascita Valentia o solo Valentia come luogo di danza. L’opera, che sorgeva al posto di una fabbrica di calzature maschili fallita in via Melgara (Valentia), sarà definitivamente acquisita dal Partito Comunista quattro anni dopo, con forma dilazionata di pagamento. La realizzazione di questo progetto eclatante è stata possibile grazie al lavoro volontario e disinteressato, quasi una missione sacerdotale, di decine e decine di persone credenti nella religione laica dello stato, piene di umiltà e semplicità, soggetti semplici che indossavano il vestito della festa per andare a votare: un mondo sepolto o forse solamente fantasticato, tanto pallido e stinto è oggi il ricordo. A inaugurare ufficialmente la Casa del popolo era stato il segretario nazionale del partito, Palmiro Togliatti, il 30 agosto 1959.
Per molti anni, il Valentia è stato il punto di riferimento per il divertimento di molti, giovani e meno giovani, e al netto di schieramenti e faziosità politiche. Non c’era più la necessità di spostarsi nei grossi centri per ascoltare i grandi personaggi della musica leggera e dello spettacolo: Buscaglione, Mina, Gaber, Villa, Celentano, Milva, Dalla, Fo, Bennato, i Pooh, Baglioni; l’elenco di artisti che si sono esibiti al Valentia è interminabile.
Alla memorabile serata di apertura del 25 luglio 1958, sul palco all’aperto ultimato pochi minuti prima, saliva il complesso, formato per l’occasione, di Glauco Masetti, jazzista di notevole fama.
La strada dell’attività del Valentia era spianata nella direzione del ballo. Mentre si costruiva la sala invernale, iniziavano ad arrivare le prime attrazioni: Natalino Otto e la Flo Sandon’s, Nuccia Bongiovanni, il sestetto italiano con Basso, Valdambrini e Boneschi.
Per alcuni mesi, di domenica pomeriggio e sera, l’apertura della stagione invernale fece apprezzare l’ottimo complesso di Giulio Libano; impegnato nella Milano musicale, farà conoscere ai valenzani l’allora Mina Mazzini (la grande Mina), Nicola Arigliano e altri. Nell’estate del 1959, arriva a Valenza Fred Buscaglione, di nuovo Mina, i Brutos, che fecero impazzire la gente dalle risate per la loro nuovissima comicità, Colin Hicks, che poi diventerà una vedette internazionale.
Da allora, fino al primo grande rinnovo del locale nel 1970, ci fu un grande impegno, sempre di volontari, nell’allestire il dancing in modo accogliente durante l’estate, decorandolo sempre con tanti fiori e addobbi vari. Purtroppo o per fortuna, sostituendo i limiti con i desideri, per un decennio, alla fine di ogni serata all’aperto, che arrecava un certo fastidio ai vicini, la sala estiva tornava a essere solo un cortile. Era una società locale aperta allo stupore e capace di nutrire la speranza, segno di una moralità superiore, malgrado la protesta sociale in corso.
Tutti i grandi nomi della canzone italiana sono passati dal Valentia nei primi venti anni di programmazione. Ricordiamo Giorgio Gaber, con Jannacci e Maria Monti, che debuttò al Valentia il 1° gennaio del 1960 e Fausto Leali, allora giovanissimo, che venne ospitato al Valentia per le prove con il suo complesso I Novelli di Alessandria. Toccando vette surreali, vennero in quei tempi i seguenti artisti: Miranda Martino, Fausto Cigliano, Luciano Taioli, Betti Curtis, Achille Togliani, Toni Dallara, Edoardo Vianello, Caterina Caselli, Peppino di Capri, Fred Bongusto, Claudio Villa e poi i giovani Gianni Morandi, Jonny Dorelli, Massimo Ranieri, Lucio Battisti, Iva Zanicchi e Toto Cotugno, che allora si presentava con il suo complesso Toto e i Tati. Vennero anche i complessi dei Dik Dik, i Rockets, i Nomadi, i Giganti, i New Trolls e l’Equipe 84, tanto per citarne alcuni, tutti con un fascino prezioso e una propria identità, protetti da un’aura di fortuna e spesso pure paladini della democrazia, a parole.
Ora riveliamo alcuni episodi singolari relativi al Valentia, quando si eseguivano ancora le canzoni con melodia e ritornello. La prima volta che avrebbe dovuto esibirsi Milva, divenuta celebre da un giorno all’altro, la direzione del locale, plasmato e guidato dal coraggioso e benevolo Giovanni Carnevale, ricevette un suo telegramma in cui lei disdettava la serata per malattia. Il fatto creò tale sconcerto e diffidenza che un dirigente valenzano partì alla volta dell’abitazione della cantante armato di termometro per verificare la veridicità della cosa. Era vero: Milva era a letto ammalata con febbre a trentanove. La cantante tornò il giorno del suo matrimonio con il regista Corgnati. Fu un successone e il pigmalione restò in incognito per tutta la serata, dimostrando la sua grande sensibilità.
S’ingaggiò Rita Pavone e fu un enorme successo. Rita, ormai celebre, non era risoluta a venire a Valenza e si dovette andarla a prendere a Venezia. Adriano Celentano giunse con un grande seguito di giornalisti, pronto per debuttare all’Olympia di Parigi. Giorgio Gaber con i suoi Giullari registrò il tutto esaurito per molti anni, finché abbandonò le balere per il teatro. Anche i Pooh fecero registrare più volte il tutto esaurito.
Serate interessanti svoltesi negli anni Sessanta e Settanta furono le competizioni canore “Voci d’Oro” per giovani concorrenti. Oltre a Ginetto Prandi, pianista fisso per accompagnare i neo-cantanti, le serate erano condotte da Giovannino Danzi, celeberrimo compositore di canzoni.
Da segnalare un concorso per il “Grammofono d’oro”, realizzato con finalità promozionali per giovani artisti e vinto da un ragazzo di Tortona Bruno Noli, che diventerà l’affermato capo orchestra di liscio Bruno D’Andrea. La giuria di quei concorsi era sempre composta da grandi nomi della canzone e del teatro italiano, come Alberto Rabagliati, Ezio Leoni, Cichellero, la Telman, etc. Negli spettacoli teatrali ricordiamo Franca Rame e Dario Fo, che fecero molto discutere.
Il successivo periodo si collega agli anni Settanta, con grandi orchestre di musica più moderna e grandi cantanti. Andrea Mingardi, come tanti altri, si esibì a Valenza per un mese intero. Con tentazione egemonica e potenza ansiogena, si sono ingaggiati i Ricchi e Poveri, Marcella, Orietta Berti, Edoardo Bennato, Riccardo Cocciante, Mia Martini, Loredana Berté, Renato Zero, Roberto Vecchioni, Claudio Baglioni, Francesco De Gregori, Angelo Branduardi, Antonello Venditti, Lucio Dalla, Amanda Lear e tanti altri. I grandi di allora sono passati tutti, solo due non sono venuti a Valenza, Domenico Modugno e Ornella Vanoni; tra i pochi fischiati il grande Francesco De Gregori quasi costretto ad andarsene.
Il cachet richiesto dai cantanti passati in quei tempi al Valentia sarebbe diventato in seguito impraticabile.
In quel periodo, si sono vissute due stagioni molto importanti: quella del jazz, con grandi nomi internazionali, e quella del cabaret. Da ricordare sono Grillo, Sardi, Magni, Svampa, Patruno, i Santoanastaso e le incredibili Sorelle Bandiera.
Vediamo ancora qualche episodio simpatico, sono dettagli, ma non di poco conto. La prima volta che Renato Zero venne a Valenza era una sera normalmente programmata per il liscio; la sua bravura fece sì che si entusiasmasse anche quel tipo di pubblico; ritornò ancora, sempre con grande successo. A Claudio Baglioni la gran massa di giovani cercò di sottrarre il pianoforte dalle dita e le ragazze all’uscita lo volevano mettere in frigorifero per conservarlo.
Lucio Dalla andò a cena a Pecetto, ma per la stravaganza del suo abbigliamento suscitò la curiosità di tutto il paese. Edoardo Bennato arrivò nei bei tempi della contestazione: molti spettatori non volevano pagare l’ingresso (1.500 lire) e alcuni raggruppamenti di giovani cercarono di impedirgli di entrare nel locale, così fu fatto entrare con una scala a pioli dall’annesso cortile. Quando si resero conto che Bennato stava esibendosi con grande successo, entrarono anche loro e non successero ulteriori incidenti.
L’orchestra Folklore di Romagna inaugurò la stagione del liscio il 26 dicembre 1969. Si era davanti a una vera e propria transizione di genere e all’iniziò della lunga stagione del ballo liscio, una tendenza sempre più evidente pur continuando a proporre per un certo tempo artisti celebri, ma non si ottenne più il successo di pubblico del passato. Dopo un bagno di realtà, non ci voleva molto a capire che il locale era destinato a schiantarsi contro il muro; proseguirà stentatamente con un cambiamento culturale e di genere musicale, che sarà lento e complicato, tra vecchi ricordi nostalgici e opinioni sconvenienti senza la forza di fermare il declino, sino all’inesorabile fine ai primissimi anni del nuovo millennio. Ma il bello doveva ancora venire, perché quando si pensa di aver raggiunto il fondo ne manca sempre un tratto. Infatti, nel gennaio del 2005, l’immobile di proprietà del partito DS, a malincuore, sarà venduto a un’impresa di costruzione e al suo posto verrà costruito un palazzo.
Il Valentia è stato una meraviglia di quel tempo, simbolo di una città spensierata in continuo progresso, ricordata con nostalgia. Cicerone diceva che “la memoria è tesoro e custode di tutte le cose”.