Alessandria, l'Arpa: presenza diffusa di Pfas nell'aria
ALESSANDRIA - Presenza diffusa di Pfas nell'aria e nelle deposizioni atmosferiche, con variazioni significative tra i diversi siti di campionamento:…
ALESSANDRIA – Il sangue delle persone della Fraschetta che lo scorso maggio si sono sottoposte volontariamente agli esami del sangue (il cosiddetto biomonitoraggio indipendente su 36 abitanti della zona) è contaminato dai Pfas. Nuove analisi rivelano anche la presenza di ADV.
Se ad una prima analisi per molti erano stati trovati valori di Pfas ben superiori ai 2 nanogrammi per millilitro – soglia di guardia presa in considerazione anche dalla Regione Piemonte per il suo biomonitoraggio nella zona – oggi quei dati sono destinati a salire. E anche sensibilmente.
Perché il laboratorio dell’Università tedesca di Aquisgrana (in Italia nessuno se ne è fatto carico…) negli stessi campioni di sangue dove erano già stati trovati altri Pfas, tra cui il Pfoa, ha cercato anche l’Adv (il Pfas in uso al polo chimico già dagli anni Ottanta-Novanta). E l’ha trovato.
Per cui, al mix precedente, va aggiunto pure quest’ultimo. Un dato che alza notevolmente l’asticella del quantitativo di queste sostanze.
Alessandria, l'Arpa: presenza diffusa di Pfas nell'aria
ALESSANDRIA - Presenza diffusa di Pfas nell'aria e nelle deposizioni atmosferiche, con variazioni significative tra i diversi siti di campionamento:…
Siamo, dunque, al terzo caso: nel sangue della popolazione della Fraschetta e dei paesi limitrofi sono presenti sostanze chimiche, alcune cancerogene, sebbene in concentrazioni variabili.
Le analisi di Aquisgrana, pagate direttamente dai 36 alessandrini, sono arrivate dopo il rapporto di Liegi e quello della Regione Piemonte. Spinetta Marengo, dunque, non detiene più questo triste e pericoloso primato, perché l’area coinvolta è molto più estesa.
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La Fraschetta è marchiata da un disastro ambientale sancito dalla Corte di Cassazione nel 2019. Bene i continui monitoraggi, ma in tanti chiedono di cambiare marcia. È ora del passo successivo, perché gli Enti sanno bene cosa hanno di fronte. Un passo successivo che dia risposte alla popolazione.
«Era un risultato che mi aspettavo – spiega una giovane donna che si è sottoposta agli esami del sangue – ma che comunque, nonostante fossi preparata, mi ha impressionato. Fare gli esami e ottenere questo tipo di risultati sicuramente aiuta ad elaborare personalmente quel rischio di un inquinamento che sai che c’è, ma che non vedi».
I sociologi definiscono territori come quello alessandrino «sacrificabili».
«Simili risultati, oltre ad avere a che fare sicuramente con una comunità e il suo territorio locale (ma non solo), – continua – aiutano le persone a percepirlo come qualcosa che ha a che fare con il loro corpo».
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Qual è il sentimento che prevale sapendo che nel sangue ci sono sostanze chimiche?
«Quei numeri confermano e sicuramente rinforzano preoccupazioni e sentimenti di sfiducia, per diverse ragioni – sottolinea l’alessandrina – Da una parte, perché questo tipo di iniziativa non è stata realizzata dagli Enti preposti, nonostante la situazione lo richieda da tanti anni».
«Pur comprendendo la difficoltà del tema, la percezione da cittadina è che le Istituzioni non se ne occupino abbastanza, o che ne siano disinteressate. In secondo luogo, perché tutto questo, a lungo andare, rischia di far sì che la popolazione perda il legame con un territorio che ormai viene percepito come definitivamente compromesso».
«Personalmente – conclude – nonostante parte della mia famiglia sia della Fraschetta, ho deciso di abitare altrove. Ma non può essere una soluzione, né per i cittadini tantomeno per chi dovrebbe curare e gestire un territorio».
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All’incontro tenuto a Marengo tra cittadini e l’assessore regionale alla Sanità Federico Riboldi, a cui hanno preso parte tanti tecnici di Asl Al, Arpa e Università, si è detto che i Pfas sono ovunque.
Ma il teorema secondo cui, visto che sono stati trovati anche in Groenlandia, ce ne dobbiamo fare una ragione, non regge proprio.
Perché, vero è che si tratta di un problema globale, ma i cittadini che vivono nei luoghi dove simili sostanze vengono prodotte sono soggetti a una potenziale esposizione maggiore rispetto a tutti gli altri. Col rischio che ciò comporta per la salute.
Quindi la soluzione per chi è esposto qual è? Non respirare? La politica consiglia questo?
Ci sono tanti cittadini che hanno paura di ammalarsi.
«Io e mio figlio – racconta una donna che abita a sette chilometri di distanza da Spinetta Marengo – abbiamo valori alti di Pfas nel sangue. Recentemente ci hanno comunicato che abbiamo anche l’Adv (Pfas a catena lunga, ndr)».
«Sono molto preoccupata – continua – La contaminazione ha reso inutilizzabile la falda sotto Spinetta, quindi anche i nostri pozzi non possono essere utilizzati. Non possiamo neppure fare l’orto. E l’aria, poi, ci preoccupa ancor di più. Tutti sanno che i Pfas li assumiamo pure respirando e per ricaduta. Nessuno dice nulla, se non consigliarci di non mangiare certi alimenti. Sembra che ci prendano in giro».
Non solo: «Tutti (riferito alle Amministrazioni, ndr) stanno prendendo tempo – conclude – Ma il loro tempo non è quello dei cittadini. Conosciamo la storia di situazioni simili e ci dice che il tempo è importantissimo. Non riusciamo ad uscire fuori dai corsi e ricorsi storici».
A Lobbi, poi, ci sono pozzi privati che presentano alti valori di Pfoa, quindi quell’acqua è inutilizzabile. Perché non si interviene su questo punto?
Le proteste fioccano, esattamente come i Pfas quando piove.
«Sottoporsi alle analisi è importante – ci dice un uomo che per 40 anni ha abitato a San Giuliano Vecchio e lavorato in Alessandria – Intanto, per sapere qual è la propria situazione in riferimento al mix di sostanze, tra cui metalli pesanti, che hanno inquinato la Fraschetta nel corso dei decenni. E poi – prosegue – per poter prendere provvedimenti come ho fatto io».
«Prima ancora di fare le analisi, che hanno rilevato purtroppo una presenza importante di Pfas nel mio sangue, sono andato a vivere altrove. Ed è stato l’unico rimedio con efficacia immediata contro questi inquinanti chimici. Perché di fatto, a parte controlli su controlli, nessuno ha fatto nulla. Eppure c’è chi ha l’autorità per intervenire».
«In primis i sindaci – insiste – che si sono susseguiti negli anni ad Alessandria. È il sindaco il primo responsabile della nostra salute. In seconda battuta – aggiunge – tutti gli altri organi competenti. Tutti stanno giocando a un rimbalzo di responsabilità senza arrivare a una minima conclusione per la salute e l’ambiente».
La paura di ammalarsi avendo queste sostanze nel sangue è tanta. «Sono preoccupato per quello che ho nel sangue – conclude – Perché non so quali saranno gli effetti futuri. Dobbiamo vivere con una spada di Damocle sulla testa».
Fare le analisi è fondamentale. Ora, però, gli Enti devono agire.
«Le analisi devono essere portate a conoscenza di Regione, Comune e Provincia – conclude l’alessandrino – In modo tale che, nel caso in cui non vengano presi provvedimenti, sia possibile attribuire proprio a loro una precisa responsabilità».
Abbiamo mantenuto l’anonimato delle persone che si sono sottoposte alle analisi e che ci hanno parlato. Resta il fatto che, se gli amministratori volessero prenderne atto, questi dati sono a loro disposizione. Basta chiederli.