Omicidio di Norma Megardi: ora è indagato solo Luca Orlandi
La Procura ha chiuso l’inchiesta. Chiesta l’archiviazione per i genitori del ragazzo
ALESSANDRIA – La Corte d’Assise di Alessandria, presieduta da Gianluigi Biasci, giudice a latere Gaia Baralla, è riunita in Camera di Consiglio per decidere sull’omicidio di Norma Megardi.
Luca Orlandi è colpevole o innocente? A conclusione di un dibattimento complesso, a tratti duro, l’ultima parola spetta proprio ai giudici togati e popolari.
Omicidio di Norma Megardi: ora è indagato solo Luca Orlandi
La Procura ha chiuso l’inchiesta. Chiesta l’archiviazione per i genitori del ragazzo
I pubblici ministeri, Andrea Trucano e Federico Silvestri, sostengono la colpevolezza dell’imputato. Per loro Luca Orlandi ha commesso il delitto e non ha mostrato pentimento, e al termine di una lunga requisitoria hanno chiesto l’ergastolo.
Di diverso avviso la difesa che ritiene il giovane Orlandi innocente. Per cui “va assolto”.
Sempre presente in aula Victor Andrini, il figlio di Norma, la professoressa 74enne i cui resti sono stati trovati ormai completamente bruciati sulla sua auto data alle fiamme abbandonata in una zona impervia di Isola Sant’Antonio.
Accanto a lui il suo avvocato, Guglielmina Mecucci. A ventiquattro ore dalla sentenza, Victor Andrini aveva affidato ai social alcune riflessioni. Pensieri che parlano di sua madre, del suo dolore, di chi era la donna uccisa brutalmente il 20 giugno 2022.
A corollario dei suoi sentimenti, una foto. Una bella immagine che ritrae mamma e figlio sorridenti e felici al mare, un mese prima del dramma.
Fissata l'udienza preliminare per l'efferato omicidio della 74enne di Sale
Queste le parole del figlio di Norma Megardi, Victor: “L’ultimo scatto che ho di te, il 20 maggio di due anni fa, eravamo a Spotorno per il compleanno di papà. Non è una foto venuta particolarmente bene, semplicemente una foto improvvisata, un selfie.
Un mese dopo te ne sei andata. Il vuoto che hai lasciato, inizialmente così dilaniante, si è trasformato con il tempo in una presenza costante, che mi accompagna sempre.
Ogni volta che ti penso, mi trovo a sorridere, ricordando le tue premure, il modo in cui hai sempre dimostrato amore per la tua famiglia, senza mai chiedere nulla in cambio. Eri così: generosa, instancabile, tenace, ironica e sempre ottimista.
Mi sorprendo ancora oggi, talvolta, a volerti telefonare, dimenticando per un istante ciò che è successo.
E la cosa incredibile è che questo accade sempre nei momenti “belli”: quando ricevo una buona notizia, quando una giornata è andata particolarmente bene.
Erano questi i momenti che condividevamo subito. Magari non ci si sentiva per tutto il giorno, ma quando salivo in auto ed ero contento, per qualsiasi motivo, ti telefonavo. “Pronto!”, “MONTALBANO SONO…”, “Buonasera Commissario…”, e giù a ridere. Era il nostro modo di salutarci…
Domani, martedì 17 settembre (oggi, ndr), ci sarà l’ultima udienza di questo lungo processo, e quindi a seguire la sentenza. Il primo grado di giudizio.
Per me assistere alle varie udienze è stato il modo di sentirti ancora vicina. Nonostante tutto il fango gettatoti addosso per screditarti, la tua condotta esemplare, il tuo impegno per il prossimo e per la comunità sono emersi con forza dalle testimonianze di chi ti ha conosciuto e voluto bene.
Non voglio che il tuo ricordo sia offuscato dall’odio per chi ti ha tolto la vita. Se domani ci saranno dei colpevoli, a queste persone riserverò solo l’indifferenza che meritano. Sarà la giustizia a portare il peso di questa sentenza, non io.
Vorrei solo due cose: giustizia e che le nostre vite vadano avanti, con il tuo ricordo sempre vicino.