Christian Silvestri tra le promesse della cucina piemontese
Uno sguardo alla tradizione e uno all'innovazione
OVADA – C’è anche Christian Silvestri, da quasi due anni sulla tolda di comando dello storico ristorante “Da Pietro” a Ovada, tra i giovani cuochi del Piemonte che hanno ricevuto il riconoscimento di Young Chef creato dal Consorzio dell’Alba Rossa per celebrare le giovani promesse della cucina della Regione.
La consegna ufficiale del riconoscimento è andata in scena l’altro giorno in Enoteca nell’ambito dell’avvio della campagna di comunicazione e promozione “Osti narranti”. Silvestri, 26 anni, è stato premiato assieme a altri cinque esponenti della cucina: Alberto Sperlinga (20 anni, “Vibes” a Torino), Alessio Seminara (33 anni, “Semi di vino” a Ricaldone), Gabriele Piscitelli (34 anni, “Donna Selvatica” a Neive), Alex Ferrero (21, “Ambizioni” a Rocca d’Arazzo), Francesco Muraro (22 anni, “Pinocchio” a Borgo Manero).
“Mi ha fatto molto piacere – spiega Silvestri – ricevere il riconoscimento che mi accomuna a giovani chef molto promettenti. I ristoratori sono tra i testimonial più importanti del territorio in cui operano e noi lavoriamo ogni giorno per raccontare al meglio il territorio in cui ci muoviamo”. La passione per la cucina è nata in giovane età per Silvestri: le prime esperienze si sono sviluppate tra il Grand Hotel di Arenzano, l’Archivolto, simbolo importante della ristorazione ovadese, e “Ar du veje” a Silvano d’Orba.
Non solo Ovadesotti
Christian Silvestri è noto per aver creato gli Ovadesotti: una pasta ripiena di carne e formaggi con il tratto tipico di un impasto creato con l’Ovada. “Siamo in una terra che può vantare diverse influenze gastronomiche – racconta – Il Piemonte è chiaramente alla base, ma la presenza della vicina Liguria. Il cibo è sempre più veicolo di attrazione. Ce ne rendiamo conto ogni volta che un turista arriva nel nostro ristorante. Dobbiamo diventare i primi strumenti di divulgazione della storia e della tradizione della nostra città”.
Anche i piatti presenti in una carta che si rinnova di stagione in stagione riflettono questo tentativo. Tra le proposte classiche c’è una lingua al verde cotta a bassa temperatura, la salsa è rivisitata sotto forma di una moderna gelatina accompagnata da cipolle in agrodolce. Anche il tonno di coniglio va oltre la sua classicità per la presenza di un involucro di pasta fillo e una maionese aromatizzata alla salvia. Non manca anche una proposta più ardita in cui alla cacio e pepe della tradizione romane si accompagnano i fichi tipici del periodo di fine estate.
L’estate che si sta per concludere ha visto una presenza mai così nutrita di visitatori da paesi europei. “Abbiamo visto molti francesi e tedeschi. Ma anche danesi e olandesi”. Per venire incontro ai loro gusti, ma anche per soddisfare la richiesta di sempre più italiani, si fa strada nel menù un proposta più ampia di piatti basati sulle verdure. “Rispetto ai primi anni questa esigenza si è fatta più tangibile. Anche per noi è un’occasione di innovarsi anche se io spero che la carne non passi mai di moda: mi da più soddisfazione”.