Peste suina, il commissario per l’emergenza fa il punto sui casi
A poche settimane dalla nuova ordinanza
OVADA – “In questo momento abbiamo 27 focolai di peste suina distribuiti sul territorio”. A fare il punto sull’emergenza oramai divenuta quotidianità a oltre trenta mesi dal ritrovamento del primo caso di ungulato deceduto per la malattia sul territorio di Ovada è stato qualche giorno fa Giovanni Filippini, nominato da poche settimane Commissario Straordinario per la gestione delle operazioni. Il dettaglio: la gran parte dei focolai sono distribuiti tra Piemonte e Lombardia. Uno solo è collocato in Emilia.
Filippini ha parlato a pochi giorni dalla pubblicazione di una nuova ordinanza che indica le azioni da intraprendere. “In questo momento – chiarisce lo stesso Filippini – possiamo gestire l’epidemia. Di eradicazione parleremo in un secondo momento. Filippini è il terzo commissario straordinario, si è occupato del problema anche in Sardegna, regione nella quale ha operato nel recente passato.
Grave rischio
Il nuovo obiettivo nell’ambito della lotta in corso alla peste suina è quello di isolare in toto la zona rossa di restrizione in cui è inserito l’Alessandrino e di circoscrivere la cosiddetta “zona 1” in cui eradicare del tutto la presenza dei cinghiali. L’Ordinanza da poco approvata vieta nelle zone di restrizione di Piemonte, Lombardia e Emilia Romagna ogni movimentazione dei suini in entrata o in uscita dagli allevamenti. L’ordinanza vieta inoltre che l’accesso di qualsiasi automezzo ad eccezione di quelli destinati a trasportare i mangimi, carcasse e liquami e di quelli destinati al trasporto in deroga degli animali verso il macello, che dovranno comunque rispettare le condizioni previste dalla nota di agosto.
Nel gennaio 2022 il rinvenimento da parte di un cacciatore ovadese della prima carcassa di animale deceduto per la malattia. Da quel momento l’ingresso in un’odissea non ancora terminata che ha coinvolto tutta l’area a cavallo del confine tra Piemonte e Liguria. Il picco più alto delle polemiche la decisione di costruire la maxi recinzione richiesta dall’Europa come condizione essenziale per avviare la battaglia.
Nel frattempo le associazioni di categoria hanno sempre puntato il dito sulla necessità di abbattere i suini da allevamento in assenza di una politica strutturata e puntuale di abbattimenti degli animali selvatici.