Infermieristica: calo di iscrizioni e futuro incerto
La carenza di adesione ai corsi rischia di aggravare la crisi sanitaria regionale, mentre il sindacato lancia l’allarme sulle condizioni lavorative e salariali
TORINO – La professione infermieristica in Piemonte attraversa una fase critica. Nonostante siano disponibili 1.175 posti per i corsi di laurea in infermieristica, le domande di partecipazione ai test di ingresso sono state solo 1.052, ben 123 in meno rispetto alle disponibilità.
Questo trend negativo si riscontra in tutte le sedi, ad eccezione di città di Torino e città della Salute, che tuttavia riescono solo in minima parte a ridurre la differenza tra fabbisogno e domande.
A lanciare l’allarme, è il sindacato Nursind Piemonte: «Rischiamo di restare senza il motore della nostra sanità», sottolinea Francesco Coppolella, Segretario Regionale del sindacato, che evidenzia come la situazione sia particolarmente grave, soprattutto considerando che «la percentuale abbastanza consolidata di coloro che lasceranno durante il percorso di studi, specie durante il primo anno, rappresenta un altro buon 10%».
Calo di interesse per la professione infermieristica
La professione infermieristica, nonostante offra ampie opportunità di occupazione, sembra perdere appeal tra i giovani. Coppolella evidenzia come «altri percorsi tra le professioni sanitarie, quelle tecniche e riabilitative, siano molto più appetibili». Ad esempio, «fisioterapia conta 1130 domande per 131 posti disponibili, mentre per dietista si registrano 152 domande per soli 20 posti».
Questo dimostra un interesse molto più alto rispetto ai posti disponibili e quindi ai fabbisogni, lasciando la professione infermieristica in una posizione meno favorevole.
Un futuro incerto per la sanità piemontese
Coppolella solleva una domanda cruciale: «Di questi che porteranno a termine il percorso di studi, quanti sceglieranno di lavorare nel servizio sanitario pubblico e quanti, invece, nella sanità privata, allettati da condizioni di lavoro migliori e maggiori guadagni?». E ancora, «quanti decideranno di “restare in Piemonte” e quanti sceglieranno altre regioni italiane o addirittura l’estero, dove le condizioni sono più favorevoli?»
In Piemonte, il numero di infermieri che lascia la professione per pensionamento o dimissioni è in costante aumento, superando di gran lunga il numero di nuove entrate.
Questo squilibrio rischia di compromettere seriamente la qualità dei servizi sanitari, mentre le misure per affrontare questa emergenza tardano ad arrivare. «Avremo molti meno infermieri e questo non potrà non avere una ricaduta sui servizi», avverte Coppolella.
Richiesta di un intervento urgente
Mentre regioni come Valle d’Aosta, Veneto e Lombardia hanno già adottato strategie per rendere più attrattiva la professione infermieristica, il Piemonte sembra ancora in ritardo.
Senza interventi tempestivi, la situazione potrebbe peggiorare ulteriormente, con gravi ripercussioni sui servizi sanitari regionali. «Chiediamo che la Regione ∫ istituisca una commissione o una unità di crisi sulla questione infermieristica», esorta Coppolella. «Serve incidere sui salari e sulle condizioni di lavoro, investendo risorse economiche e mettendo in atto interventi strategici e organizzativi».