Cabella ricorda il rastrellamento del ’44: omaggio ai partigiani
Domenica si è tenuta una cerimonia per commemorare le vittime delle famigerate truppe della 64ª divisione Turkestan. Presenti l'ANPI e numerosi partecipanti
Ricordare la storia per onorare chi l’ha scritta e la nostra bella Italia di oggi, libera e democratica dopo una dolorosa guerra partigiana che ha tolto la vita a tanti giovani che volevano soltanto libertà.
La cerimonia di commemorazione a Cabella Ligure
Una significativa cerimonia in tal senso si è svolta ieri, domenica 18 agosto, quando, su iniziativa del Comune di Cabella Ligure, in Val Borbera, è stato ricordato e commemorato un episodio di lotta partigiana avvenuto nel dicembre 1944 nelle vicinanze di Cosola. Qui è stato posto un cippo commemorativo, recentemente restaurato, accanto al quale un cartello spiega l’evento. Il tutto è stato realizzato grazie alla collaborazione con l’Istituto Storico della Resistenza di Alessandria.
La presenza dell’ANPI e l’intervento di Ippolito Negro
La cerimonia ha visto la partecipazione dell’ANPI, sia della Provincia di Alessandria, sia delle sezioni di Tortona, Varzi e Arquata. Relatore dell’occasione è stato Ippolito Negro, che ha ricordato puntualmente e con passione i fatti e il contesto italiano, drammatico e difficile, nel quale si sono verificati.
Il rastrellamento nazifascista del 1944
La zona di Cabella e, in particolare, Cosola soffrirono, nell’inverno del ‘44, più di altri luoghi a causa di uno spietato rastrellamento nazifascista. I militari umiliarono il paese, gli abitanti, privi di difesa, e i partigiani, in quel momento in ritirata, come ha ricordato Negro, con la crudeltà dei due regimi che la storia non dimentica: i nazisti e i fascisti uccisero, saccheggiarono e commisero stupri, soprattutto le famigerate truppe della 64ª divisione Turkestan, che altro non erano che mongoli, ricordati dagli anziani della vallata ancora oggi con terrore.
L’assassinio dei partigiani e la rappresaglia
Il cippo citato sopra ricorda l’assassinio di due partigiani che fuggivano dalla baita sopra l’abitato di Cosola e Cabella, un crudele evento avvenuto il 16 dicembre 1944. Il giorno prima, 16 partigiani che operavano in Val Staffora e che tentavano di sfuggire al rastrellamento dei mongoli, appostati a Capannette di Pej, si rifugiarono alla Beitana per la notte. Tra loro c’era Silvio Ferrari, che era gravemente ferito a causa di un’azione di guerriglia.
La maggior parte del gruppo riuscì a fuggire prima che arrivassero i mongoli, ma la sorte fu diversa e terribile per Silvio Ferrari di Tortona e Giovanni Azzaretti di Varzi, che vennero scovati ancora nel rifugio e uccisi. Avevano rispettivamente 18 e 21 anni. Con la crudeltà che li contraddistingueva, dopo i due assassini diedero fuoco alla Beitana, che ancora oggi è conosciuta come “Casa dei Partigiani”.
I nazisti tedeschi sfogarono ulteriormente la loro cattiveria proseguendo nella rappresaglia, fucilando Giovanni Burrone, sarto del paese che aveva aiutato i partigiani. Il giorno dopo, l’ira si sfogò su altre persone che vennero ferite e su Giovanni Negro, che venne invece ucciso senza alcun motivo dalle truppe della Turkestan.
La partecipazione alla cerimonia
Molte persone hanno assistito alla cerimonia, che ha avuto momenti toccanti e commoventi, ed è stata particolarmente sentita dai partecipanti.