Pronto Soccorso, l’investimento Asl e la prospettiva di rilancio
Una battaglia che dura da anni
OVADA – Pronto Soccorso, nuova vita? Un parallelepipedo collocato sulla sinistra dell’edificio principale. Nascerà in posizione speculare a quella di oggi il nuovo Pronto Soccorso dell’Ospedale Civile di Ovada. L’operazione sarà completata secondo il progetto elaborato dallo studio specializzato INM, chiamato a curare la riorganizzazione dell’intero reparto. Il Comune ha fatto la sua parte, predisponendo in tempi molto rapidi la variante urbanistica necessaria approvata nel consiglio comunale dello scorso 18 luglio. «L’investimento complessivo – chiariscono fonti vicine alla direzione sanitaria di Asl Al – sarà di 4 milioni 485 mila euro. I fondi sono messi a disposizione dal Pnrr per l’adeguamento alle norme antisismiche. I lavori partiranno entro l’anno».
Il progetto definitivo è la terza ipotesi elaborata per adottare una soluzione. I lavori dovranno essere completati entro il 2026.
Fase interlocutoria
La speranza nutrita da molti è che la riorganizzazione degli spazi sia il preludio al rilancio del Pronto Soccorso oggetto da 2012 di un infinito tira e molla sulla destinazione d’uso reale. Ad oggi infatti le ambulanze del 118 non scaricano in via Ruffini nemmeno i “codici verdi”. Dopo la chiusura disposta nella primavera 2020, con l’intera provincia travolta dall’emergenza legata al Covid-19, l’area è stata restituita alla cittadinanza sotto l’interessamento diretto del reparto di Medicina Interna. Della situazione si è parlato spesso di recente, anche in occasione della visita dell’attuale Presidente della Regione, Alberto Cirio, a poche settimane dal voto che gli ha consegnato il secondo mandato.
Nel dettaglio l’ingresso sarebbe abbassato rispetto all’attuale rampa di accesso. I mezzi uscirebbero dalla parte opposta sul prolungamento di via Dania.
Quale orizzonte?
Oggi i pazienti presi in carico dal 118 vengono trasportati verso gli ospedali di Novi Ligure, Acqui e Alessandria. Una delibera approvata dalla Regione nel 2016 identificò l’Ovadese come area disagiata per i servizi sanitari, un territorio che presenta più di un centro abitato a distanza rilevante dalle strutture adibite alla gestione delle emergenze. Fu l’Osservatorio Attivo, associazione di volontari presieduta da padre Ugo Barani, a varare diversi momenti di protesta e una raccolta firme per tornare a una situazione simile a quella precedente alla declassificazione varata nel 2012 con il trasferimento degli anestesisti reperibili. Ma le pressioni non hanno riportato a riconsiderare un’interpretazione considerata penalizzante.