Il basket a Valenza
Storia dello sport della Città del Gioiello
VALENZA – Il lungo cammino cestistico locale è lastricato di esperimenti, delusioni, tentativi riusciti e non e sacrifici in prima persona per uno sparuto gruppo di dirigenti ai quali, non è mai venuta meno la fede in questo sport.
A Valenza il basket è apparso in modo più che ufficioso nei primi anni Cinquanta, ma già prima questa disciplina era praticata da qualche tempo sul campetto dell’oratorio. Un altro campo di basket era allestito nello spazio ENAL, un ritrovo estivo situato tra via Vittorio Veneto e viale Cellini. Per far fronte alle problematiche giovanili del tempo libero, a Valenza non è mai mancata l’intraprendenza delle parrocchie, animate da sacerdoti dinamici e vari sostenitori e organizzatori delle pratiche sportive più sviluppate quali il calcio, la pallavolo e la pallacanestro. L’oratorio, incentrato sulla virtù e sulla comunità, è il luogo dove si fa sport e dove s’impara anche a stare al mondo. Si può quindi dire che a Valenza, nei primi anni del Dopoguerra, il basket, rompendo alcune barriere di pregiudizi genera subito attrattiva e adesioni, in particolarmente tra i giovani, senza che alcuna squadra prenda ancora parte a regolari campionati.
È l’Unione Sportiva Fulvius la prima società valenzana, profondamente cattolica, ad affrontare tornei ufficiali (CSI) di questa disciplina nei primi anni Cinquanta. Nel consiglio direttivo del 1956 il presidente è Luigi Illario e il vice presidente Giancarlo Re; delegati per la pallacanestro sono Giuseppe Picchiotti, Giorgio Assini e Danilo Ficalbi. Nel gennaio del 1956, comincia la prima partecipazione a campionati federali (Prima Divisione, girone C, torneo all’italiana, terzo posto finale), con la guida tecnica dell’alessandrino Carlo Bronchi.
Ormai, il basket locale cresce sempre più e aumentano gli appassionati, anche se l’attrezzatura sportiva non sempre è all’altezza del compito che deve svolgere. In quest’evoluzione tanto repentina, nel gennaio del 1957 esordisce in campionato un’altra formazione sportiva locale di basket, la nerazzurra Polisportiva Libertas Valenza, guidata da un altro tecnico alessandrino Luigi Coscia e condotta anche da qualche dissidente della Fulvius, i giocatori sono Balani, Bissone, Naie, Balduzzi, Lenti, Taverna, Prevignano, Schiavo, Mattaccheo, Emanuelli. Entrambe le squadre giocano il torneo di Prima Divisione, girone C, nella piccola palestra comunale delle scuole di via XX Settembre, con alcuni derby storici.
La stagione 1958-59 è importante per lo sport locale, a seguito della fusione macchinosa tra le due maggiori società calcistiche della città, Valenzana e Fulvius e a quelle di basket, pur se attraversate da linee politiche diverse ed evidenti. Per consentire la presenza del pubblico, nel novembre del 1958 il Comune costruisce al campo comunale uno spazio basket con relativo campo-gioco in asfalto, dove si disputeranno le gare ufficiali. E’ un successo per il basket locale: la Fulvius Libertas Valenzana vince il torneo 1958-59 dopo un bellicoso ed emozionantissimo spareggio alla Michelin di Torino contro il P.Micca di Biella, terminato 35 a 30, e si aggiudica il diritto a disputare il campionato nazionale di serie B nella successiva annata.
Se come presidente ufficiale c’è quello della U.S. Valenzana Piero Protto, il vero responsabile della pallacanestro è sempre Giancarlo Re, uno dei simboli più autentici del basket valenzano dell’epoca. Giocatore e allenatore è l’ex nazionale Raffaele Rosolen.
Le vecchie formazioni valenzane, che in passato si erano denigrate non troppo cordialmente più per necessità che per virtù, affrontano unite il difficile torneo di B del 1959-60, un impegno congiunto e sinergico con un sentimento di identità e di appartenenza che permetterà di ottenere risultati notevoli. Si gioca con squadre rappresentanti le grandi realtà del nord ovest del Paese e si termina con un onorevole quarto posto, propedeutico per una ascesa.
Esaltante è il torneo 1960-61, indubbiamente la stagione magica in cui il basket locale raggiunge il suo massimo storico. L’inizio è quasi disastroso, con tre sconfitte nelle prime tre trasferte, poi il vento cambia e comincia la rimonta: il brutto anatroccolo diventa un cigno bellissimo. Sono buone le gare casalinghe e tutto il girone di ritorno, ben dieci le vittorie consecutive, ma il campo all’aperto su fondo asfaltato procura un certo vantaggio agli azzurri contro avversari che non si trovano a loro agio quando giungono a Valenza, specie per le temperature invernali inusuali per gli ospiti, con un record di -8 gradi, ma anche grazie alla personalità di una squadra più forte. Il primo posto finale con 25 punti (11 vittorie e 3 sconfitte, 817 canestri e 340 falli in totale) apre le porte alla serie A, seconda divisione nazionale.
Il migliore in assoluto è il pavese Cervi; Rosolen è ancora il giocatore-allenatore di questa squadra, a torto o a ragione considerato la guida superiore. Brava anche la dirigenza che ha accompagnato e favorito questo sviluppo, formata da Gianpiero Accatino, Giovanni Knecht, Nino Illario, Angelo Genovese, Giancarlo Re, Giancarlo Graziano, Enrico Terzano, Danilo Rigone e Danilo Ficalbi. Si sbattono come pazzi senza trarne alcun vantaggio personale: è quasi una cupidigia da masochisti, molto diffusa nelle società sportive.
Lo Sport Club Fulvius-Libertas è ormai la principale società di pallacanestro della provincia; ottiene il Diploma di Benemerenza Sportiva dal CONI, la squadra Riserve ha vinto il campionato di Promozione e la terza squadra Allievi ha vinto quello piemontese: una marcia trionfale, una stagione di successi strepitosi, con deliri e sogni di gloria.
Più difficile e angoscioso il torneo 1961-62, serie A, girone C. Dopo alcuni risultati negativi nelle prime gare, ci si rende conto che è sempre più difficile l’emergenza per niente preventivata. Si combatte sino alla fine ma si dovrà sostenere uno spareggio per ottenere la salvezza e la sorte giocherà un brutto scherzo ai valenzani allenati da Assini.
Dopo aver vinto lo spareggio contro l’Imola per 55 a 54 il 20 maggio 1962, la gara viene annullata a seguito di un reclamo, ragion per cui deve essere ripetuta a Verona dove gli imolesi si impongono per 79 a 63, guadagnandosi la permanenza in serie A. Segue un altro spareggio perdente con le terzultime degli altri tre gironi di serie A; un’assurdità per una stagione chiusa tutta dentro queste ultime gare, con giocatori stremati e non all’altezza degli spareggi.
Come sempre dopo una retrocessione, la critica locale si accanisce lagnosa e cattiva. La retrocessione è male accettata visto come sono andate le cose: la rabbia vittimistica prende il posto dell’orgoglio per aver fatto così tanto. La mancanza di un impianto al coperto e le scarse disponibilità economiche creano una crisi irreversibile e suonano il requiem per questo gruppo che in pochi anni ha dato tanta gloria allo sport cittadino. Resta solo uno stupendo album di ricordi e si produce un incomprensibile atteggiamento di distacco generalizzato, mentre qualcuno continua l’attività nei campionati minori. Si crea un periodo sgombro di competizioni a un certo livello, ma, dopo pochi anni di vuoto agonistico, nel 1967 risorgono le due società del preambolo, la Fulvius e la Libertas che prendono il nome di “19th Club Libertas”.
Il 19th Club possiede tre squadre e ha sede presso la direzione della DC, che è anche luogo della Sala da Ballo Faro. Alla presidenza c’è Antonio Vanin,
Dopo qualche anno di buio, finalmente il 19th Club Libertas riesce a entrare nuovamente nel giro dei tornei nazionali, disputando la serie D nella stagione sportiva 1972-73; sebbene questa categoria non entusiasmi i palati fini, sembrerebbe che la missione sia stata compiuta, ma invece diventa una nuova parentesi negativa poiché la retrocessione è immediata.
Nei primi mesi del 1973, un fatto nuovo avviene in città: si apre il Palazzetto dello Sport, un impianto regolare con una capienza di circa 500 posti; fino ad allora le gare ufficiali si erano disputate comunemente all’aperto. E’ quanto mancava per portare a Valenza una ventata di fiducia e un risveglio degli amanti della “palla nel cesto”. Dopo aver eliminato il certo clima di campanilismo esacerbato e dopo lunghe e complicate trattative, le tre società esistenti si raggruppano in un unico sodalizio sportivo. Così, nel settembre del 1975, nasce la Polisportiva Libertas Basket Valenza, con la conferma di Aggeri alla presidenza. Quasi per celebrare quest’unione, la nuova formazione, vince il campionato di Promozione 1975-76, si piazza seconda negli spareggi a quattro con le ultime tre del campionato superiore (AL, AT, NO, VC) e acquisisce il diritto di partecipare alla serie D per la stagione successiva. Così scompaiono definitivamente le diffidenze e i dubbi esistenti al momento della fusione.
Le squadre che vengono allestite ogni anno per disputare i vari campionati sono molte, in un frenetico attivismo, ma sempre solo maschili. A tanto entusiasmo e ingegnosità si accompagna, come quasi sempre, una scarsa disponibilità finanziaria. Qualche contributo privato non è sufficiente ad affrontare i costi di un’attività così complessa, perciò arriva l’unica risposta possibile, già presa dagli altri club concorrenti: la società, dopo lunghe trattative seguite all’accordo, sarà sponsorizzata dalla ditta Ebor dei F.lli Battista, produttori di nastri adesivi. Dal campionato di serie D del 1977-78 e per tre anni, tutti i giocatori della Libertas Basket Valenza indosseranno magliette con la scritta “Ebor” e i nuovi colori sociali saranno bianco-verdi.
Determinante è l’apporto dato in questi anni dal presidente Giovanni Aggeri, ben coadiuvato dal gruppo dirigenziale. Tanti sono i tesserati: quasi 200, compreso il minibasket.
Dopo aver sfiorato la qualifica alla poule promozione e disputato quella per la salvezza nelle stagioni 1976-77 e 1997-78, l’annata 1978-79 è quella del passaggio in C2. Il nuovo allenatore Renzo Varvello, ex Junior Casale un tecnico vivace ed estroso che sovrintende anche tutto il settore giovanile, due nuovi giocatori, Politi (playmaker) e Del Marco (pivot), e il riconfermato, abilissimo tiratore e guardia Strazzeri consolidano una formazione che ha perso per defezione Annaratone, Barbero e Billi, ma ha trovato lo stesso la formula vincente. È un momento magico condito da episodi in cui tutto gira per il verso giusto.
Viene costituito il nuovo consiglio: come presidente è confermato Aggeri, i vicepresidenti sono Durigon e Canepari, il segretario Bissone, il coordinatore tecnico Re e il cassiere Pasero. Gli allenatori del giovanile sono i seguenti: Rigone (minibasket), Raselli-Cabiati-Cavallero (giovanissimi), Pasquarelli-Spalla (allievi), Galvagno-Pasero (cadetti) e Annaratone (Juniores).
All’Ebor Libertas si è ormai affiancata da qualche anno un’altra realtà concorrente locale: la Polisportiva Matteotti. Quasi un’emanazione del partito socialista valenzano, è nata come polisportiva, ma si è presto indirizzata prevalentemente verso il basket, maschile e femminile. Il creatore e presidente di quest’associazione è Silvio Siligardi, ma presto comincia una transumanza verso altri pascoli e, poco dopo, la squadra emigrerà ad Alessandria per coprire il vuoto lasciato dalla Pallacanestro Alessandria-Superga (A2), trasferitasi a Mestre: per alcuni un colpo da maestro, per altri un colpo di sole, resteranno a Valenza il femminile e il giovanile.
Tra le novità della stagione 1980-81, c’è il ritorno sulla panchina di Beppe Belli con Roberto Annaratone e il cambio dell’abbinamento pubblicitario da Ebor a El-Co. Dopo un buon torneo di C2, si arpiona la poule per la C1, ma non si riesce a raggiungere l’obiettivo.
In questo periodo inizia la lunga “epoca” alla guida del Basket Valenza di Marco Canepari, presidente e primo dirigente per alcuni decenni nelle le diverse forme e denominazioni che prenderà il sodalizio. Fautore e motore della pallacanestro valenzana, con fedeltà monacale ha condiviso le gioie e i dolori di questa società sportiva.
Per una scelta economica, nell’annata 1982-83 si retrocede in serie D, ingoiando un amaro boccone, ma, nel giro di una stagione, la 1983-84, si riporta la squadra in C2 e poi, nel 1984-85, arriva un nuovo sponsor: la Stringa Arredo.
Nel frattempo, dalle ceneri della Matteotti sorge un’altra società di pallacanestro: la Fortitudo Basket Valenza, detta anche per un breve periodo “Il Posto Basket”, che si indirizzerà principalmente sul femminile. Poco alla volta crescerà: dalla Promozione (1983-84 e 1984-85) passerà alla serie C e infine, nel 1987, alla serie B, mantenuta per diversi anni. È un traguardo eccezionale dovuto alla lungimiranza e all’impegno di alcuni importanti esponenti sportivi locali, quali: Giorgio Bellotti, Sergio Gazzetta, i fratelli Gianluigi e Guido Damato e Roberto Gatti. Sarà il vivaio la vera forza di questo sodalizio: è qui che verranno concentrate le energie. Dalle nuove leve si saprà attingere per sostenere la prima squadra, nelle cui file militeranno alcune delle atlete più brave della regione, che riusciranno a primeggiare per alcuni anni; brilleranno come comete, ma faranno la stessa fine, perché la compagine scomparirà.
La Polisportiva Libertas Basket, di solo appannaggio maschile, si alterna tra campionati di serie C (1985-86, 1986-87, 1987-88,1989-90) e di serie D (1988-89, 1990-91), alcune volte vicina alla promozione, altre volte con risultati deludenti e con salvezze in extremis. È un misto di bile e miele, sempre alla difficile ricerca di uno sponsor (Stringa Arredo nel 1984-85 e 1985-86 e Il Caminetto nel 1988-89) e di nuovi dirigenti collaboratori.
Dopo la delusione per le retrocessioni dalla serie C nelle stagioni 1987-88 e 1989-90 e nel panico per la nuova retrocessione dalla serie D nella stagione successiva relegata nel dimenticatoio, la Libertas Basket, nelle annate 1991-92, 1992-93, 1993-94, con una munifica dose di sfortuna e in cerca della volontà smarrita, disputa il campionato locale di Promozione pascolando nell’angusto; la riorganizzazione viene annunciata, discussa, fuorché fatta.
Dopo due anni di lotta nel campionato di serie D, nell’attesa di avere una squadra più brillante, nell’agosto del 1996 si verifica un importante evento: i cugini sansalvatoresi sono costretti a desistere e a compiere un’aggregazione con i valenzani, nel frattempo retrocessi sul campo, e, come una regalia, arriva a Valenza il titolo di C2, categoria solcata dai cugini, insieme con alcuni atleti di valore. Vittorio Marchesotti, altra figura importante per il basket locale, passa dalla guida della Torre Basket San Salvatore a quella della Polisportiva Libertas Basket Valenza. Allo stesso tempo, il 2 settembre 1996, viene costituita una nuova società satellite, il Basket Club Valenza, rivolta puramente al giovanile e all’amatoriale.
Intanto, le ragazze della Fortitudo Bankorafa stanno ottenendo risultati strepitosi. Entrate titubanti, quasi in punta di piedi, nei primi anni Ottanta sul palcoscenico del basket, poco alla volta sono cresciute e dopo meno di una decina d’anni sono ormai protagoniste della serie B nazionale.
Tutto bello e suggestivo ma negli anni novanta, purtroppo, alcuni dissensi e incomprensioni, con notevoli difficoltà di ordine finanziario, creano un clima difficile che costringe la dirigenza ad accantonare qualche mania di grandezza, e a tornare con i piedi ben piantati a terra.
Dopo due disastrosi campionati con retrocessione in C, nella stagione 1993-94 la Fornace Peratore, nome preso dal nuovo sponsor, viene ripescata in serie B. Si costruisce una formazione baby con elementi della scuola locale, che, nel giro di poche stagioni, nel 1999, porta alla dolente cancellazione di questo sodalizio. Si conclude un ciclo di entusiasmi e grandi sogni, di importanti risultati e di spese da nababbi. Si procederà a una fusione con la Libertas Casale e a Valenza rimarrà prima solo una parte del settore giovanile e poi una società meticcia, né valenzana, né casalese.
Il torneo di serie B 1997-98 viene chiuso dopo i play out al quinto posto su otto partecipanti, retrocede solo l’ultima squadra. Al termine del campionato 1998-99, in pochi mesi svaniscono le ultime speranze e si chiude un ciclo che avrebbe potuto avere ben altri sviluppi, con una malinconica scomparsa definitiva dalla scena.
Nella seconda parte degli anni Novanta, la Polisportiva Libertas Basket Valenza si afferma prepotentemente quale principale referente locale di questo sport. La prima squadra disputa il campionato regionale di C2, arriva lo sponsor Verardi (1998-99) che sarà il principale supporto economico di questa società fino alla stagione 2005-2006; dal 2006-2007, lo sponsor sarà Blindo Office.
Il torneo di C2 del 1996-97 è affrontato con una formazione molto rinnovata e si deve giocare a S.Salvatore e con la sigla Pancot, come la vecchia squadra locale, a causa dei lavori al palasport di Valenza sino a marzo.
L’annata 1999-2000 è forse una delle più belle e combattute di questa lunga storia, ma la più contestata dalla tifoseria, in modo speciale nei confronti dell’allenatore Romano Tarasco e della dirigenza che si ritiene lo difenda in modo sconveniente. Si arriva ai play off e, dopo aver superato prima l’Aosta e poi il Cigliano in semifinale, si affronta la finale per ottenere la promozione in C1.Gli avversari sono i cugini-nemici di San Salvatore della Blindo Office. Sembra una finale costruita da Belzebù con quel pizzico di grottesco, in cui vincono i cugini, ma succede di tutto: sconfitta a San Salvatore (92-75), vittoria all’ultimo secondo su tiro libero di Bressani a Valenza (65-64), con record di pubblico che soffre, impreca e gioisce; nuova sconfitta nella bella fuori casa (88-67) e trionfo dei cugini con desolante crudezza.
È positivo il torneo 2000-2001: c’è sempre la volontà di coltivare una squadra competitiva. Da Vercelli arriva l’allenatore Piero Fotia, già a Valenza nella stagione 1989-90. Dopo la regular season, in cui si arriva secondi con 44 punti e a ben 8 punti dalla terza, si raggiungono i play off, che si concludono malamente nella semifinale contro il Saluzzo per 0 a 2 (82-74 e 76-67).
Nell’estate del 2001, mediante una serie infinita di trattative e acrobazie, si riesce ad ottenere il trasferimento della società Oleggio a Valenza (11 luglio 2001), con il suo titolo per la serie nazionale C1. Si parte quindi con la denominazione giuridica Oleggio Basket, ma pubblicamente resta evidente solo la denominazione sponsor Verardi Valenza. Le paure iniziali per l’importante categoria disputata si dissolvono con i risultati positivi ottenuti. Due sono le sfide più sentite e appaganti, anche se combattute con troppa aggressività e nervosismo: le semifinali dei play off contro i cugini alessandrini della Zimetal, vinte entrambe. Quindi, al primo anno di questa importante serie, si vola alla finale contro l’Auxilum e si è sconfitti solo nella gara di spareggio a Torino per soli tre punti, dopo una conduzione arbitrale poco dignitosa. Sono state tre gare belle, sofferte e tiratissime, con troppe occasioni sciupate e una beffa sul filo di lana.
Il 3 giugno 2002 la società riprende il nome locale di Associazione Sportiva Valenza Basket e le ambizioni non sono indifferenti. La regular season 2002-2003 termina con i valenzani al terzo posto con 42 punti su 30 gare disputate. Si è sofferto, ma si è anche lottato alla grande, specie nei play off contro la Tarro di La Spezia. Sconfitti a Valenza, si va a vincere fuori casa e infine, ancora in casa, nella bella si superano gli ospiti per 86 a 78. Purtroppo, con rammarico, si viene allontanati nella semifinale dal Busto Arsizio.
La serie B sembra un capitolo proibito, ma la dirigenza non rinuncia tanto facilmente al grande progetto. Anche nel campionato 2003-2004 il rendimento è altalenante. La Spezia viene sconfitta ai play off nello stesso modo dell’anno prima (gara tre 77-65). Ancora una volta le speranze si fermano a un passo dal traguardo nella semifinale. L’esclusione giunge contro la Carisa di Vado, che batte la Verardi per 77-66 e 72-69 e costringe nuovamente i valenzani ad abbandonare i sogni di serie B. E’ sempre una squadra ben costruita che ha fatto vedere un ottimo basket ma, per non perdere il vizio, con la solita cocente delusione finale.
Il 24 giugno 2004 Vittorio Marchesotti lascia la presidenza della A.S.D. Valenza Basket che ritorna a Marco Canepari. E’ un passaggio più formale che reale, in quanto, da dieci anni, questi due esperti e valenti personaggi sono il codice genetico di questa società, come Verardi ne è stato il maggior finanziatore. E poi, siccome sarebbe complicato trovarne altri, questi sono utilmente i migliori. Importante dirigente è anche Stefano Piccio, il direttore sportivo Carlo Reboli e altri assidui e tangibili collaboratori quali Paolo Bartolini e Fabrizio Garlando.
È positivo il bilancio della stagione 2004-2005 con il solo rammarico di una finale meritata e non centrata.
Nella stagione sportiva 2006-07, dopo otto anni di collaborazione con l’impresa Verardi, sulle maglie dell’A.S.D. Valenza Basket ci sarà il marchio “Blindo Office”. La squadra viene inserita nel raggruppamento A della C1 e riuscirà con un’impresa titanica; già era dura immaginarlo, figuriamo crederci. Il botto sarà forte, l’affermazione nei play off meritata, un exploit che, di tanto in tanto, capita alle cosiddette minori. Venerdi 1 giugno 2007, il cuore pulsa, il palazzetto di via San Giovanni è traboccante di pubblico e di tifo, una coreografia eccezionale, la notte magica di Valenza. Qualcuno già paranoico in tempi tranquilli, figurarsi adesso. Trascinata dal clima e dai suoi guerrieri in campo, l’A.S.D. Valenza Basket supera per la terza volta il Moncalieri (69-63) ed è promossa in serie B2. E’ una gioia incontenibile per tutti.
Nel campionato di serie B2 maschile 2007-08, girone A tutto diventa più difficile per l’A.S.D. Valenza Basket. Le gare vinte sono 10, quelle perse 16. I musi sono diventati lunghi e c’è con un pizzico di rassegnazione, poi, nel 2009-10, la squadra partecipa al campionato B Dilettanti Maschile (quarto torneo nazionale dopo A, A2 e B1 Dil.). Arriva la decadenza, mancano i mezzi economici, tutto viene progressivamente ridimensionato, dopo aver perso tutto ciò che si poteva perdere e occultando i passi falsi compiuti ci si affida solo ai campionati dei giovani e al minibasket con cimenti più innocui, collaborando con altre società della provincia (Alessandria, Casale, Tortona).
Nell’ultimo decennio è diventata un punto di riferimento della pallacanestro a Valenza l’Associazione Sportiva Dilettantistica Mado Basket Valenza, per merito dell’ex parroco della Madonnina Luigi Abele Belloli, in continua ricerca di riuscita, e grazie alla passione e all’impegno volontario di alcuni dirigenti e allenatori. Al centro sportivo Roberto Barcaro, in strada Astigliano, la Mado Basket accoglie oltre 200 tra bambine, bambini, ragazze e ragazzi dai 5 ai 20 anni, poiché la beata gioventù non delude.
In questa breve ricostruzione, si è cercato di narrare le vicende di una collettività: persone di diversi ceti sociali e dalle differenti opinioni unite però dalla stessa passione per questa disciplina. Non pochi di loro hanno insegnato a tanti giovani valenzani ad apprendere e a migliorare la pallacanestro, ma anche a imparare a vivere e a diventare uomini.