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ALESSANDRIA – E se il Cammino di San Marco diventasse un’occasione per fare turismo?
La domanda sorge (quasi) spontanea a una settimana dalla conclusione del terzo viaggio sul fiume Po ideato dal vescovo di Alessandria, Guido Gallese, e organizzato dalla Pastorale giovanile, con il coordinamento di Carlotta Testa.
Intanto, raccontiamo cos’è accaduto. Il 22 luglio, dall’approdo di Rivarone, sono partiti in dodici con l’obiettivo di raggiungere Venezia in canoa, pagaiando per 5 chilometri sul Tanaro, quindi sul Po e, infine, su canali che collegano alla laguna.
A Chioggia, sono state lasciate le canoe e si è proceduto su gommoni nella Protezione civile. In tutto, 13 tappe, con notti trascorse, soprattutto, in canoniche, oppure da famiglie disposte all’accoglienza. O, comunque, sfruttando altre soluzioni che hanno semplicemente richiesto spirito di adattamento.
Quello voluto dal vescovo (e dedicato a San Marco, patrono di Venezia, ma anche compatrono della cattedrale di Alessandria) è un Cammino caratterizzato dalla componente religiosa. Si recitano le lodi, si prega, si partecipa alla messa, si commenta il Vangelo.
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Però non vanno dimenticati altri aspetti, ovvero quello sportivo (si procede a colpi di pagaia, e non è mica uno scherzo) e quello turistico.
A rifletterci su, potrebbero essere molte le persone attratte dalla vita di fiume, propense a pagaiare per mezza giornata dedicando il resto del tempo (fatto salvo il meritato riposo) a visite culturali, escursioni naturalistiche, esperienze enoturistiche (con moderazione, c’è pur sempre da remare)…
Il ventaglio delle occasioni può essere molto ampio. Tutto sta a pianificare, organizzare, strutturare, coinvolgere, comunicare. Insomma, fare quelle cose che sono proprie di chi vuole puntare sul turismo, nella certezza che una proposta del genere può piacere anche agli stranieri sempre propensi a godersi il bello dell’Italia (compreso il suo fiume più lungo).