L’ospedale di Alessandria e la “visita complicata”
La protesta (con descrizione delle peripezie) della mamma di una paziente e la risposta dell'Azienda
ALESSANDRIA – La mamma di una paziente descrive le molte difficoltà per effettuare una visita al reparto di Neurochirurgia dell’ospedale di Alessandria. Colpa – a suo dire – di chi lavora all’accettazione dell’ambulatorio Santa Caterina.
Questa l’articolata lettera che ci è stata inviata.
La lettera
In data 05/05/2024 mia figlia S., di 26 anni, è incorsa in sinistro stradale frontale/laterale con un altro veicolo ed è stata trasportata in ambulanza al PS di Alessandria, dimessa il 06/05/2024 con collare rigido e busto in tela armata per frattura alle vertebre C2 e L5.
A seguito della frattura è stata oggetto di esami di controllo cadenzati e prima visita neurochirurgica, con addendum il 23/05/2024, dove è stato determinato che la frattura era al limite di intervento chirurgico invasivo e, valutata la giovane età, i medici hanno ritenuto consigliabile il monitoraggio della situazione a stretto giro (una volta al mese), con due esami cadenzati al mese e conseguente successiva visita neurochirurgica di controllo per ciascuno al fine di valutare lo stato di avanzamento del processo di ossificazione della vertebra L5, che presenta maggiore problematicità.
Fino a giugno
Fino a giugno 2024, seppur con difficoltà sollevate dal personale dell’accettazione dell’ambulatorio Santa Caterina dell’Ospedale di Alessandria, dovute a:
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tipo di impegnativa medica (ne sono state collezionate 3 tipi differenti, ma alla fine nessuna andava bene);
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mancanza di posti liberi per le urgenze (max 3 al giorno – e l’eventuale quarta non verrebbe valutata?);
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rifiuto di accettare una impegnativa medica digitale e non stampata (benché esista obbligo di ricezione) in quanto l’addetta allo sportello, a suo dire, necessitava del cartaceo (o non voleva/era in grado di inserire manualmente il numero dell’impegnativa?), benché si sia nell’era della digitalizzazione e della semplificazione amministrativa;
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cambio di protocollo sanitario non meglio specificato;
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rimando dell’accettazione al numero verde del CUP, il quale ha invitato a presentarsi allo sportello dell’accettazione dell’ambulatorio Santa Caterina con ricetta urgente;
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conseguente rinvio dell’accettazione all’AURA per la prenotazione di una visita urgente (72 ore);
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rimando dell’accettazione dell’Ambulatorio sia al numero verde del CUP, sia all’AURA, ed anche al Reparto di Neurochirurgia, e a nulla è valso far presente al personale dell’accettazione dell’ambulatorio Santa Caterina che lo stesso reparto di Neurochirurgia aveva indicato di scegliere “prenotazione visita” ed attendere che il neurochirurgo visiterà mia figlia all’esito delle visite già fissate per il giorno.
Le precedenti volte, nonostante l’ostracismo ed il deciso sbarramento fatto dall’accettazione dell’ambulatorio Santa Caterina, con pazienza e calma si è riusciti a far inserire mia figlia in attesa, anche fino al pomeriggio, per essere sottoposta alla visita di controllo conseguente gli esami prescritti dallo specialista di Neurochirurgia, non discutendo i tempi ambulatoriali di attesa.
Da luglio 2024…
Da inizio luglio 2024 le cose si sono complicate poiché il personale dell’accettazione dell’ambulatorio Santa Caterina non accetta né le prenotazioni né le visite urgenti, rimandando al numero verde del CUP, peraltro già più volte interpellato, che fornisce disponibilità a novembre 2024 presso l’Ospedale di Novara, che nulla conosce della situazione di mia figlia, o, in alternativa all’AURA, il quale rimanda all’accettazione poiché non ha i calendari della Neurochirurgia. Inoltre, il numero verde del CUP ha fornito consiglio di recarsi presso lo sportello prenotazioni dell’Ospedale di Alessandria, poiché non era possibile che l’accettazione dell’Ambulatorio rifiutasse l’impegnativa con urgenza 72 ore.
Parrebbe, altresì, che neppure l’accettazione dell’Ambulatorio Santa Caterina, selezionando l’opzione “prenotazione visita”, abbia i calendari della Neurochirurgia e, conseguentemente, rimanda al numero verde, e così via all’infinito.
Esiste una circolare, emessa dalla stessa AOU AL in data 02/02/2024 a firma del Direttore Sanitario Dott. Luciano Bernini, che fornisce la procedura da seguire a seguito della presa in carico di un paziente, ed impone l’assistenza sanitaria di quest’ultimo. Tale circolare che fatica, se non anche impedisce di fatto, la sua presa in carico nelle fasi successive al primo accesso.
L’alternativa
L’alternativa sarebbe fissare una visita a pagamento con uno specialista dello stesso Ospedale, specialista che, peraltro, ha scritto sul referto di far prescrivere impegnativa urgente per tutelare sia il medico di base, sia il paziente preso in carico, ed che evidentemente non anela a monetizzare la sfortuna di una persona sofferente, e il quale si rende conto che le liste d’attesa sono a mesi di distanza, e l’impegnativa urgente risulterebbe l’unico strumento per abbreviare i controlli da eseguire su mia figlia, ma con tutta probabilità non è a conoscenza dello sbarramento che l’accettazione dell’Ambulatorio Santa Caterina pone allo sportello.
E a nulla è valso neppure argomentare con il personale dell’accettazione che mia figlia era attesa da personale medico del Reparto di Neurochirurgia, poiché chi sta dietro il vetro non può telefonare in Reparto per accertarsi che quanto asserito dall’utente è vero. Ma lo stesso personale dell’accettazione rimanda alle infermiere che lavorano quattro porte più in là, distraendole dal proprio lavoro e che hanno tutt’altra mansione, per vedere se possono interessarsi delle plurime richieste dell’utenza che, come noi, deragliano dalla “normalità”.Mia figlia dovrà continuare un infortunio sul lavoro fino a novembre, prima data papabile presso l’Ospedale di Novara?
Il problema Inail
E magari poi si troverà nella condizione di restituire gli acconti anticipati dall’Inail, qualora questi si dovessero rivelare non dovuti a causa dell’eccessivo prolungarsi dei tempi della sanità? In quale stato mia figlia arriverà a novembre 2024? Sarà troppo tardi per effettuare un intervento chirurgico o, per mera “fortuna”, l’attesa sarà comunque salutare per la sua condizione medica?
Qualora l’Inail non chiudesse l’infortunio in itinere, mia figlia sarebbe valutata non abile al lavoro e, conseguentemente, non potrebbe cercarlo, visto che nel frattempo il contratto di lavoro in essere al momento del sinistro stradale è scaduto e non le verrà rinnovato.
Ed in tutto questo bailame di eventi l’Inail non chiuderà l’infortunio finché uno specialista di Neurochirurgia non si esprimerà in merito!
Ma allora chi pagherà le conseguenze di un allungamento ingiustificato dei tempi di guarigione, con ricadute economiche sul privato o su un altro ente assistenziale? Tutto ciò premesso, come si risolve la situazione?
L’organizzazione dell’Ospedale afferente la gestione dell’accesso dei pazienti, e del conseguente percorso in seno alla struttura, dovrebbe essere meritevole di totale rivalutazione, poiché si vedono troppe persone vagare per i corridoi in cerca di informazioni col fine di destreggiarsi tra le procedure che variano da reparto a reparto, da ambulatorio ad ambulatorio, da corridoio a corridoio.
“Nessuna villeggiatura”
Le persone che frequentano un ospedale non sono in villeggiatura, si trovano lì poiché hanno problemi di salute, e pertanto il proprio carico emotivo e psicologico già provato non deve sopportare l’ulteriore carico di una organizzazione carente o inesistente. Queste persone (e non sono numeri statistici) non devono appesantire il lavoro del primo camice che sfortunatamente passa nelle vicinanze, e che magari non ha la competenza e distraendolo dalle proprie mansioni, a cui chiedere le informazioni che già dovrebbe avere se l’organizzazione avesse funzionato correttamente sin dall’accesso. Il personale addetto allo sportello dell’accettazione, per quanto dipendente di una Cooperativa che ha vinto l’appalto del servizio, deve attenersi alla mission istituzionale, deve seguire le previsioni contenute nel disciplinare dell’affidamento del servizio, deve essere sottoposto a controlli che ne attestino l’aderenza alle clausole contrattuali contenute nell’affidamento del servizio di cui trattasi. E’ fin troppo facile delegare e rimandare alle infermiere di turno poche porte più il là la risoluzione di problemi che interessano la salute dei privati cittadini, poiché ci si trova in una struttura pubblica che ha la mission istituzionale di tutelare la salute pubblica, un bene costituzionalmente previsto e tutelato, e non al mercato del pesce.
Anche a fronte di eccellenze mediche presenti nella struttura ospedaliera, che peraltro abbiamo incontrato, tutto viene vanificato dall’organizzazione, che non aiuta, in quanto completamente inefficiente ed inefficace, e che anzi disincentiva la fruizione dell’ospedale e dirotta verso altre strutture mediche.
Ma alla fine si deve sempre pagare privatamente per poter fruire di una assistenza sanitaria, che già tutti sosteniamo economicamente?O si deve aggirare il sistema appesantendo il pronto soccorso paventando un peggioramento della propria situazione per farsi visitare dallo specialista?E dove finiscono i concetti espressi dalla stessa struttura ospedaliera nelle proprie circolari, che dispongono principi che essa stessa non applica al proprio interno anzi, a causa delle proprie procedure rende inapplicabili?Ed in tutta questa confusione dove stanno i diritti del malato, tanto sbandierati quanto palesemente aleatori?
La risposta dell’Azienda
Interpellata dal ‘Piccolo’, l’Azienda ospedaliera ha inviato questa risposta:
In merito al caso rappresentatoci, a seguito delle dovute verifiche, è emerso che le visite specialistiche si sono svolte nelle tempistiche indicate dallo specialista, nonostante una errata emissione delle ricette dematerializzate (primo accesso anziché controllo).
Nello specifico, prime visite e controlli seguono percorsi separati con gestione indipendente dei posti in base al tipo di prescrizione, per rispondere ad esigenze di salute diverse:
· Prima visita/primo accesso: è il primo contatto con il Sistema Sanitario Nazionale per un dato problema di salute specialistico
· Controllo/altra tipologia di accesso: sono le visite successive alla prima nella quale avviene la presa in carico e mirano a seguire il paziente nel tempo.
Quindi, nel caso specifico, la paziente, essendo già in carico presso l’AOU AL, avrebbe dovuto prenotare la visita con una prescrizione per “visita neurochirurgica di controllo” e non come è accaduto con ricetta per “prima visita”.
Secondo la norma
Una ricetta per primo accesso non consente, infatti, l’inserimento negli slot dedicati alle “visite di controllo” e viceversa; pertanto, un’errata prescrizione comporta difficoltà nella presa in carico e il conseguente disservizio segnalato.
Per questo, il comportamento del personale di front office nonché del CUP Regionale è stato in realtà rispondente alla tipologia di accesso prescritta (prima visita).
È bene specificare che, nonostante l’errata modalità di prescrizione, il follow-up è stato condotto nei tempi prescritti dallo specialista neurochirurgo, che, reso edotto della criticità occorsa, ha poi ottemperato all’emissione della corretta prescrizione (controllo a breve).
Da parte dell’Azienda si provvederà a contattare l’utente e a programmare l’appuntamento nei tempi previsti da precedente visita specialistica e si ricorda che l’URP è sempre a disposizione per raccogliere le segnalazioni dell’utenza e fornire i dovuti riscontri.