Acqui-Genova, l’ordine del giorno approda nei consigli comunali
Da oggi fino al 31 luglio
OVADA – Acqui andrà in consiglio lunedì 29 luglio, Ovada e Rossiglione lo faranno la sera successiva. Nel frattempo alcuni comuni più piccoli procederanno già in questa settimana. Sarà approvato a breve l’Ordine del Giorno relativo alla grave situazione dei trasporti ferroviari tra basso Piemonte e Liguria.
Il nocciolo della questione è sempre l’Acqui – Genova che in questi giorni sta vivendo la prima settimana delle due settimane con lo stop totale alla circolazione dei treni. La protesta è stata ideata una decina di giorni fa e ufficializzata al termine di un vertice che ha coinvolto i primi cittadini di ventotto comuni a cavallo del confine. In ballo la mobilità cruciale per permettere a chi vive in Piemonte di poter ancora guardare a Genova come un naturale approdo per le sue esigenze di studio e lavoro.
Nel frattempo il trasbordo con il bus sostitutivo ha allungato i tempi di percorrenza in modo sensibile: 30 minuti da Acqui, 20 da Ovada. Tutto questo in condizioni normali senza i problemi ricorrenti registrati anche ieri sull’A26 tra code e cantieri. In tutto questo si aggiunge il disagio causato l’altro giorno dall’apertura ritardata sulla strada del Turchino, tra Rossiglione e Ovada per i lavori di sostituzione sui binari nel tratto contraddistinto dai passaggi a livello.
Caso limite
Mai l’Acqui – Genova era stata così bersagliata da problemi e disguidi. Una situazione che il testo dell’ordine del giorno riassume con crudezza. Alla base di tutto il lavoro di monitoraggio portato avanti in questi mesi dal Comitato Trasporti Valli Stura e Orba.
«Il consiglio comunale – si legge in uno dei passaggi chiave – richiede e sostiene, insieme alle altre istituzioni dell’Acquese, dell’Ovadese e delle Valli Stura e Orba un ruolo nel dialogo con tutte le istituzioni, si impegna a realizzare tutte le iniziative idonee a portare il problema della linea ferroviaria Acqui Terme-Ovada-Genova a tutti i livelli istituzionali, si riserva, nell’ipotesi in cui le istanze e le richieste formulate dai Comuni e dagli Enti territoriali non venissero adeguatamente valutate o accolte, di intraprendere ogni opportuna iniziativa, anche in sede giurisdizionale, a tutela degli interessi delle collettività locali».