Delitto Incisa Scapaccino: Riccone confessa, ‘l’ho uccisa io, ho avuto un raptus’
L’uomo è stato sentito nel reparto di Rianimazione col suo legale, avvocato Federica Falco
ALESSANDRIA – ORE 11.39 – Il presidente della Corte d’Assise, Gianluigi Biasci, ha letto da pochi minuti la sentenza nei confronti di Paolo Riccone: 22 anni di carcere.
ORE 11.05 – Paolo Riccone ha ucciso la compagna Floriana Floris con 45 coltellate nella loro casa di Incisa Scapaccino. Era il 7 giugno 2023. Oggi è il giorno della sentenza.
Prima che la Corte d’Assise (presieduta da Gianluigi Biasci) si ritirasse in Camera di consiglio, erano circa le 9.40, l’imputato ha reso spontanee dichiarazioni: “Sono pentito per il terribile gesto commesso”. La famiglia della vittima è stata risarcita ed è uscita dal procedimento.
La Procura, rappresentata dal sostituto procuratore Eleonora Guerra, ha chiesto per l’imputato 24 anni al termine di una requisitoria che ha ripercorso le fase cruenti ed efferate dell’aggressione risultata fatale per la 49enne. Un omicidio, ha specificato il Pm, commesso da un uomo che non ha saputo gestire l’intenzione di lei di lasciarlo.
Paolo Riccone, con voce fioca, ha parlato per la prima volta rivolgendosi ai famigliari di Floriana. Accanto a lui il suo difensore, avvocato Federica Falco.
Delitto Incisa Scapaccino: Riccone confessa, ‘l’ho uccisa io, ho avuto un raptus’
L’uomo è stato sentito nel reparto di Rianimazione col suo legale, avvocato Federica Falco
“Mi dispiace e so bene che queste scuse non bastano, e nemmeno la somma che ho pagato per il risarcimento restituirà mai Floriana ad Alice (la figlia della vittima), a Fabio (il fratello) e a sua mamma”.
Continua, Riccone: “Ho provato sulla mia pelle a perdere prematuramente una persona cara (Riccone si riferisce alla moglie, ndr), e il dolore non mi ha mai lasciato. Anche per questo, non so veramente spiegare come possa aver pensato e, ancora peggio, come possa aver agito in quel modo”.
“E’ stato inaccettabile, e per questo so di essere qui per pagare il mio debito con la giustizia”.
“Diverso – spiega – è il debito che ho con i parenti di Floriana, perché so che non potrò mai saldarlo qualsiasi cosa io dica o faccia”.
“I dottori dicono che ero lucido – continua l’imputato, anche se in aula si sente poco di queste parole – ma non è così. Almeno, non dal mio punto di vista. Avrei preferito morire piuttosto che passare il resto della mia vita con questo perenne senso di colpa”.
“Non sono nemmeno riuscito a togliermi la vita – sottolinea – so bene che ora mi attendono tanti anni in carcere. E’ passato poco più di un anno da quando ho iniziato la mia detenzione, e sono già stato picchiato moltissime volte dagli altri detenuti”.
“A Torino mi hanno preso a pugni e rotto gli occhiali. Mentre a Genova – specifica – dove sono recluso adesso, l’ultima volta, pochi giorni fa, un detenuto mi ha preso a schiaffi. Sto vivendo un inferno fatto di sbarre e di botte quotidiane perché chi commette reati come il mio ha il destino segnato per mano degli altri detenuti”.
“Non voglio farmi compatire – sottolinea davanti alla Corte – e probabilmente voi penserete che in fondo me lo merito. Ma volevo farvelo sapere, perché ogni anno di reclusione che mi verrà comminato sarà un anno in più di inferno. E un anno in meno di cure che potrei ricevere se mi facessi ricoverare per non arrivare mai più al punto di non ritorno in cui sono scivolato il giorno che ho posto fine alla vita di Floriana”.
Conclude: “Mi vergogno, e vi ribadisco che se fossi riuscito a togliermi la vita per me sarebbe stato meglio. Chiedo quindi sinceramente scusa, a Floriana e ai suoi parenti“.