Ovada: Consorzio, progetti e laboratori per lanciare il Community Hub
L'edificio creato come Story Park
OVADA – L’ormai ex Story Park di via Novi si è trasformato in questi mesi in Community Hub, il centro gestito dal Consorzio Servizi Sociali che sta lavorando per restituire una prospettiva concreta di utilizzo per il parco turistico realizzato oltre lo Stura nell’ambito del progetto di recupero della porzione di territorio che coinvolge l’area dell’ex frantoio Gentile.
«L’area – spiega Gianni Zillante, direttore dell’ente che ha sede in via XXV aprile – è parte integrante di un progetto ampio. Ne fanno parte l’ex fermata di piazza Castello, l’area dedicata ai bambini al centro delle Aie e lo spazio di via Sant’Antonio della Soms. Ce ne occupiamo perché tutto si integra in una logica per offrire servizi al cittadino e alle fasce interessate».
Una gestazione complessa e un naufragio annunciato quello dell’idea lanciata nel 2009 per attrarre fondi europei nell’ambito di un’ispirazione turistica legata a tutta la provincia. Un solo gestore per la struttura, di fatto limita a esercizio di somministrazione. Nel frattempo il degrado cui il Consorzio ha messo mano in questi mesi.
Nuova vita
Una decina le associazioni che del Community Hub hanno fatto la loro nuova casa. Nel frattempo è nato il “Punto digitale facile” nato per avvicinare chi ha più difficoltà con i servizi informatici e le nuove tecnologie sempre più necessarie per ottenere servizi anche dalla pubblica amministrazione. Ma l’area è divenuta anche spazio per formazione e avvicinamento al mondo del lavoro rivolto ai più giovani. Ne sono un esempio i corsi di «Cioccolateria», allestimento floreale, make up.
Per svilupparli l’assistente sociale Maria Sorbino, coordinatrice delle attività ha chiamato in causa figure molto conosciute nell’Ovadese: Luca Marenco per il cioccolato, Valentina Giraudi e Twiggy Boccaccio per i fiori, Pupa di Salvo per il trucco. «Le collaborazioni che abbiamo avviato – prosegue Zillante – ci hanno dato grandi soddisfazioni. Lo stesso vale per la sinergia con la “Casa di Carità” che più volte ha sfruttato aule e laboratorio per gli studenti dei diversi corsi». Per autofinanziarsi il Consorzio ha presentato progetti per ottenere i contributi necessari da enti superiori.